Camilleri sono: l’omaggio di Sellerio

Il 2025 è l’anno del centenario della nascita di uno degli scrittori più amati dell’ultimo secolo. La sua storica casa editrice ripropone nuove edizioni di dodici celebri racconti del grande giallista

È ufficiale, finalmente. Si legge da pochi giorni la notizia che tutti attendevamo, sul sito di Sellerio: «Il 2025 è l’anno del centenario della nascita di Andrea Camilleri, uno dei maggiori scrittori italiani a cavallo del millennio e sicuramente il più amato. Abbiamo pensato che il modo migliore per onorare e rinsaldare il meraviglioso rapporto che il grande scrittore aveva con i lettori italiani fosse quello di riproporre, in una nuova collana dedicata, una selezione della sua straordinaria opera».

«Dodici libri, scelti affiancando i più amati ad altri meno conosciuti, ma altrettanto sorprendenti. Ogni volume sarà introdotto dall’autorevole lettura di alcuni dei più lucidi scrittori del panorama nazionale e internazionale, appassionati della prima ora o folgorati solo di recente. Abbiamo chiesto loro, non un dotto saggio letterario, ma piuttosto di raccontarci la loro esperienza di lettori di Camilleri. I primi titoli saranno: “La forma dell’acqua”, “La rivoluzione della luna”, “La concessione del telefono” e “La strage dimenticata” e “La bolla di componenda”, questi ultimi due riuniti in un solo volume; e saranno rispettivamente introdotti da: Antonio Manzini, Chiara Valerio, Alessandro Barbero e Luciano Canfora. I dodici volumi avranno una nuova veste grafica e le illustrazioni della copertina saranno realizzate appositamente per questa collana celebrativa dal Maestro Lorenzo Mattotti».

Dimenticato

C’è’ da essere felici perché il Maestro Camilleri da qualche tempo, un mese, sembrava dimenticato. Con conseguente tristezza perché negli autogrill il suo nome era meno visibile, negli aeroporti era necessario cercarlo, nelle librerie era scomparso dalle vetrine, nei supermarket era in basso sull’ultimo scaffale. Un’ingiustizia per uno scrittore che ci ha dato tanto, sempre generoso, vicino ai lettori. Non facevi in tempo a leggere un suo romanzo che subito ne pubblicava un altro.

E se per qualche mese il suo Montalbano era latitante, eccolo Camilleri: ricette di cucina, libri per bambini, audiolibri, sceneggiature, interviste. E chi non conosceva l’autore lo trovava sempre allegato a qualche quotidiano o settimanale. Camilleri era tutti noi, perché era come Portobello, il pappagallo, solo con la voce più rauca, fiero delle sue decine di sigarette al giorno. Poi la malattia alle mani che ci ha messo in apprensione, ma subito rassicurati perché dettava a una dattilografa. Poi ha perso la vista. Noi nello sconforto. E poi, dopo decine di interviste dove era sempre chiamato Maestro, un sospiro di sollievo. La cecità non gli aveva tolto l’ispirazione. Meno male, dopo cento romanzi non ci poteva lasciare così.

Introduzioni d’autore

Adesso è il centenario e dobbiamo festeggiarlo correndo a comprarlo. Non è una manovra commerciale, no no, ma un modo per celebrarlo e ricordarlo. Con copertine nuove e addirittura introduzioni d’autore. Finalmente di nuovo tra le novità.

In bella evidenza sui banconi, nelle vetrine, sperando che magari grazie alle nuove copertine in molti si sbaglino e scambiandolo per una novità lo comprino ancora. Una volta a casa, iniziamo la lettura. Ah, ma questo l’ho già letto. Però vado avanti, che non mi ricordo come finisce. Io non mi ricordo neanche come iniziano. Perché i libri di Camilleri sono un lecca lecca sociale, una caramella da intrattenimento perché tutto finisce bene. Colpi di scena teatrali, un uso del dialetto siciliano sapientemente dosato perché è comprensibile a tutti essendo un sicilianesco italianizzato. Anzi camillerizzato.

Camilleri è un “tragediatore” (avrebbe scritto Leonardo Sciascia), cioè un narratore in grado di “orchestrare diverse voci e diversi linguaggi, di indossare una maschera quando è necessario e di esprimere la propria ideologia attraverso una comicità ironica che fa riflettere senza avvicinarsi all’umorismo tragico”. Un ibrido tra siciliano basico e un italiano teatrale. In sintesi: “minchia” è l’esempio più chiaro della prosa di Camilleri, malgrado lui si dicesse ispirato dal Gadda di “Quer pasticciaccio di via Merulana” e da un Pasolini che, però, impiegava il dialetto romano delle borgate per farci sentire miseria e rabbia del sottoproletariato.

In Camilleri nulla di questo ma una lingua “piana”, quasi da dépliant turistico. Tanto che migliaia di suoi ammiratori visitano la immaginaria Vigata dei suoi romanzi, in realtà Porto Empedocle.

Ante-litteram

Camilleri è stato l’influencer ante-litteram della narrativa del ‘900.Ma denunce sociali e politiche sulla mafia e la Sicilia? Nulla di preoccupante. Camilleri è uno Sciascia “hag”, uno scrittore decaffeinato, con uno stile che piace a tutti perché alla fine non disturba nessuno. È innocuo. Ed è forse anche per questo che hanno deciso di celebrarlo con nuove edizioni. Perché in un mercato editoriale che sembra premiare romanzi su omicidi, stupri, serial killer quando leggiamo Camilleri ci rasserena, in un certo senso. È come la Signora Fletcher, alla fine tutto bene. Un sorriso. E la sigla di chiusura con la musichetta da canticchiare.

Con Camilleri è la stessa cosa. Ci sentiamo protetti. Siamo criceti che corrono sulla ruota nella loro gabbietta certi che nessuno la aprirà. Eppure Camilleri ha venduto 30 milioni di copie e un motivo ci sarà. Ma questo, forse, è l’unico giallo che non risolveremo mai. Perché prima bisognerebbe risolvere noi stessi. Tanto vale non leggere più niente, ma, attenzione. Prima non perdiamo la nuova collezione. La prima uscita “La rivoluzione della luna” ci attende già in libreria con “una nota di Chiara Valerio” che scrive: «Donna Eleonora è più decisa del Conte di Montecristo, più comprensiva di Fra’ Cristoforo, più conturbante di Esmeralda, più abile di Ulisse e, soprattutto, parla ancora meno del Conte Mosca. Un romanzo che sintetizza tutta la letteratura di Camilleri e dunque tutta la letteratura». Minchia.

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