
Cultura e Spettacoli
Mercoledì 26 Marzo 2025
«Le ingiustizie nell’arte: una riscoperta del tempo»
Il professor Flavio Caroli in libreria con un saggio che omaggia una serie di artisti non riconosciuti tali in vita. Sabato alle 18 l’autore incontra i lettori al cinema di Bellano per la rassegna “Il bello dell’Orrido” diretta da Besio
L’artista è la figura che più di tutte si avvicina a Dio, dal momento che il suo lavoro ha a che fare con la creazione. Qualcosa che non c’era e che si nota solo dopo il suo passaggio. Un’aggiunta. Un’addizione alle cose già presenti nel mondo. Ma non si tratta solo di dar luce a un’opera: il vero compito dell’artista è quello di generare l’anima immortale, qualcosa per cui verrà ricordato anche quando il tempo non gli consentirà più di creare.
Esattamente come Galileo decise di abiurare le sue teorie scientifiche, di rinnegarle per non essere giustiziato, allo stesso modo l’artista non pretende che la sua opera sia considerata immediatamente arte, perchè sa che con il tempo le teorie giuste trionferanno, gli verranno riconosciute. Molti artisti hanno vissuto in modo sregolato e isolato, proprio perchè la loro sregoletezza è stata anche mentale, nel vedere le cose in un altro modo, spesso in anticipo. E per questo, sono stati poco considerati quando erano in vita.
Per ragionare su questi temi, abbiamo incontrato Flavio Caroli, storico dell’arte e autore del testo “L’altra storia dell’arte”. Un saggio appassionato, utile a riscoprire quegli artisti che, apparentemente vinti rispetto alla linea tradizionale, sono in realtà “vinti vincitori”, perché le loro idee e le loro opere hanno nutrito e indirizzato l’evoluzione della disciplina.
Professor Caroli, chi sono i “vinti-vincitori”?
Personaggi straordinari. Non dobbiamo commettere l’errore di intendere questi “vinti” come artisti di serie b, tutt’altro. Persino autori come Mozart, Leopardi e Caravaggio non vennero capiti nel loro tempo, eppure sono grandissimi. È successo spesso nella storia che alcuni autori pagassero i preconcetti dei loro contemporanei, della famiglia o più in generale della storia. Ma queste figure hanno dato al futuro molto di più dei tanto osannati vincitori.
In questo senso, che ruolo gioca il tempo?
È proverbiale che il tempo sia galantuomo, perchè è l’elemento che consente ai valori fondanti, primari, di venire a galla. Il punto non è quando avviene qualcosa, ma il modo e la forza che quel qualcosa assume una volta che si manifesta. È come se questi artisti avessero lasciato un messaggio in una bottiglia prima di gettarla nell’Oceano. Se il messaggio è valido, prima o poi qualcuno lo leggerà.
Perché molte volte i grandi non vengono capiti?
Non c’è un motivo preciso, le ragioni sono tra le più svariate. Caso per caso, si manifesta un’ostilità in diverse forme. In generale, possiamo dire che la grandezza spesso anticipa i tempi, nell’arte ma non solo. Arrivare un attimo dopo è grave. Ma arrivare un attimo prima è gravissimo. Il genio è qualcosa che matura, come un frutto.
Come hanno reagito tali figure a questa situazione?
La storia ci racconta diversi casi di disperazione. Penso a Beethoven che, ormai completamente sordo, durante un’esibizione si vede metter alle sue spalle una figura terza a dirigere. Quando se ne accorge, morirà affranto. Mozart invece si spegne a 34 anni e viene sepolto in una fossa comune. Caravaggio muore in solitudine, su una spiaggia, per la malaria. La vita di questi geni è sempre feroce. Indotti a sofferenze, solo il futuro fertilizza le loro idee.
Eppure i vinti non muoiono. La loro vita è la loro opera…
È esattamente questo il motivo per cui ho scritto il libro. Ha detto bene, non muoiono. Non a caso il testo è indirizzato ai giovani, i futuri studiosi. La futura storia dell’arte dovrà partire da principi e prospettive diverse, senza obbedire passivamente alle leggi dei vincitori. Come dice il titolo, scavare nell’”altra storia dell’arte. Un esempio: sui miei volumi universitari Tiziano aveva dieci pagine, mentre Lorenzo Lotto una paginetta che lo descriveva con aggettivi riduttivi e provinciali. Ma Lotto è stato un generatore di futuro al pari di Tiziano. Per questo invito i giovani a osservare l’arte da ogni prospettiva, senza lasciarsi guidare dalle convenzioni: in questo modo si ricalibra tutto. Io stesso durante gli anni accademici mi ribellavo al diktat dei vincitori. Per la tesi scelsi come autore proprio Lotto. Pensai… Hecce Homo. È lui il mio uomo, e oggi sono felice che sia riconosciuto.
Da queste storie è possibile capire che l’arte sia soggettiva, dal momento che consiste in un’attribuzione che può dipendere da tanti fattori…
Noi sappiamo che il concetto di arte cambia con il tempo. Quello che riteniamo arte oggi potrebbe non esserlo più domani. Più che un mancato riconoscimento, ci sono fasi dove alcuni autori sono più detestati di altri, per comportamento e stile. In questo senso direi di sì, c’è una frazione di soggettività importante.
E nel Novecento?
Il Novecento è un cimitero di ingiustizie, a maggior ragione l’invito ai giovani è quello di scoprirlo senza pregiudizi.Le figure cardine del secolo sono De Chirico e Morandi. E De Pisis? È stato un grandissimo, un’artista commovente, che ha finito la sua vita in un manicomio vicino Milano, in assoluta povertà. L’altro esempio che presento nel libro è l’inglese Antony Gormley. La sua veniva considerata una voce timida e riflessiva, non da protagonista. Eppure la sua arte si basa tutta sul concetto di “corpo”, che vedremo essere fondamentale negli anni successivi e lo porterà al successo.
Oggi esistono vinti nell’arte? Ci sono figure non ancora riconosciute, oppure altre che hanno avuto un successo che non meritavano di avere?
Quanto a chi non viene ancora riconosciuto, mi lasci fare i nomi di due miei allievi, che secondo me faranno strada: Alessandro Busci e Leonardo Nava. Il primo è un pittore, il secondo uno scultore.Per quanto riguarda il resto, credo che qualsiasi successo sia legato a un motivo. Anche gli autori più discutibili, che hanno fatto cose sgradevoli, nascondono elementi interessanti: non invocherei ingiustizia nei loro confronti. Poi ci sono i casi di mal intendimento: Cattelan, ad esempio. Mica è colpa sua se quel gioco non viene capito…C’è la polemica sulle cifre a cui vengono acquistate le sue opere, ma saranno state davvero vendute? Nel mondo dell’assurdo, Cattelan segnala un assurdo. E la gente si stupisce.
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