«Le mie storie sono un mix di memorie e suggestioni»

“Meglio di niente” è l’ultimo libro dello scrittore noir Marco Vichi: protagonista il solito commissario Bordelli. Al centro della vicenda un omicidio oscuro e il testamento milionario per l’eredità di una vecchia signora

Firenze, 18 maggio 1970. L’ex commissario Franco Bordelli è inquieto, smania per agire, anche se ormai, da poco più di un mese, è un pensionato sessantenne e i ricordi dei passati arresti gli sfilano davanti come una ridda di folletti. Eppure dovrebbe essere felice e tranquillo, ha una casa all’Impruneta, silenziosa e ospitale, la giovane e bella fidanzata Eleonora che lo adora, il cagnone Blisk compagno di camminate per i boschi e Geremia, il teschio più pensieroso che ci sia.

Però Bordelli, nel nuovo romanzo di Marco Vichi “Meglio di niente”, pubblicato da Guanda, è lì che si rode perché vorrebbe passare all’azione e tra un ricordo di sua madre, che gli parla anche attraverso le poesie che lui le ha pubblicato, un ascolto della musica di Cimarosa e una visita all’amica Rosa, alza il telefono e chiama il vice commissario Pietrino Piras che gli tiene bordone, assieme al questore Di Nunzio, nelle “sue”’ indagini non autorizzate.

Il libro è succoso e pieno di colpi di scena, perché Vichi è maestro nel raccontare storie e intrecciarle alla principale, tenendo sempre desta la tensione e coinvolgendo emotivamente il lettore, come se gli parlasse direttamente. Bordelli è uno di noi, con le continue domande che si fa sul trascorrere del tempo, sulla differenza di età con Eleonora, sulla giustizia che spesso è ingiusta e quindi serve una correzione in corsa, attuata naturalmente dall’ex commissario stesso che, ricordiamolo, in guerra tra i badogliani ne aveva viste di cotte e di crude.

Marco Vichi, che ogni anno pubblica una storia di Bordelli e un romanzo non poliziesco -nel 2024 è uscito sempre per Guanda “Il ritorno”- ci ha svelato qualche segreto sul suo personaggio seriale, nato nel 2002 dopo la lettura dei romanzi di Dürrenmatt.

Vichi, di cosa parla il suo libro?

Nel romanzo siamo di fronte a un’indagine principale, un omicidio oscuro scritto con il sangue che Franco, con l’aiuto del fido Piras, risolverà a suo modo, deragliando dai binari della Legge, poi la storia di un testamento milionario, con l’eredità di una vecchia signora distribuita ad arte grazie all’abilità falsaria del Botta.

Come nasce una storia di Bordelli? Lei ringrazia a fine libro chi le dà spunti per i racconti all’interno di quello principale. Attinge sempre al reale?

«Come nasce non so bene… va un po’ avanti da sé, è una sorta di collaborazione tra la storia e me medesimo. Le storie principali dei romanzi sono un impasto di memoria e di suggestioni, ma quasi tutte le storie raccontate alle cene del commissario Bordelli sono vere».

Bordelli in pensione è più attivo di prima…

Non riesce a stare fermo, è un adolescente inquieto. È il suo lavoro gli piace…

Ciò che fa amare il personaggio è la sua umanità, è come se narrasse al lettore la sua vita, minuto dopo minuto.

Mi piace raccontare quello che vive, quello che pensa, cosa legge, cosa prova, i suoi dubbi, i suoi desideri, cosa prova, cosa mangia, cosa legge, come dorme, come ama, come soffre… la trama poliziesca è la parte meno importante

In ogni romanzo ci sono più storie che si intrecciano e uno scrittore da consigliare ai lettori, stavolta Erich Maria Remarque, prima la De Céspedes e Dessì. Sono sue letture recenti, o passate che le ritornano in mente?

Tutte e due le cose. Quando colgo una grande differenza tra il valore di uno scrittore e la sua fama attuale, ecco che Bordelli interviene. A me è successo di scoprire grandi scrittori per merito di altri grandi scrittori che li hanno citati nei loro romanzi, e cerco di fare la stessa cosa

Bordelli si diverte a modificare la legge come Maigret modificava i destini, andando spesso fuori legge.

Eh già, è il commissario più fuori legge che io conosca. Obbedisce alla famosa massima latina… Summum ius, Summa iniuria… Il massimo del diritto è il massimo dell’ingiustizia… Insomma, Bordelli preferisce meno Legge e più Giustizia, quella vera, che non sempre combacia con la Legge, anzi…

Oltre ai vini dei Balzini, nelle cene di Bordelli ora fa capolino il Vinsanto della Fattoria Santo Stefano. È un modo per allacciare il racconto al mondo reale?

È soprattutto un modo per farsi regalare del buon vino… A parte gli scherzi (non troppo scherzi), nei romanzi cito soltanto grandi romanzi, grandi scrittori, grandi musicisti, buone ricette e ottimi vini

Cosa è rimasto della Firenze del 1970, se qualcosa è rimasta?

Non molto, ma è così in tutto il mondo. Tutto cambia, nulla resta fermo. Ma la memoria non può rubarcela nessuno

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