«Lo scrittore deve tacere per incontrare le storie»

Il nuovo libro di Francesco Trento affronta il tema della narrazione partendo da quindici qualità determinanti. Un manuale che attraverso aneddoti su letteratura, sport e cinema, invita all’arte di migliorarsi e crescere

Francesco Trento vive tra le parole, non importa che siano scritte, recitate o insegnate. Lo scrittore e sceneggiatore romano, autore tra le altre cose di “20 sigarette” (Miglior film nella sezione “Controcampo” al Festival del cinema di Venezia 2010), ha appena pubblicato un nuovo manuale di scrittura dal titolo piuttosto originale, “L’arte di scrivere male (per poi scrivere meglio)”.

Un titolo curioso per un manuale di scrittura.

È frutto di un grande lavoro di squadra con gli editori: prima di sceglierlo avremo provato almeno una trentina di titoli. A me piaceva “Datti la libertà di fare schifo (e altri consigli di scrittura)”, perché secondo Joe Fassler la cosa che hanno in comune i migliori scrittori e le migliori scrittrici del mondo è aver capito che scrivere, per la maggior parte del tempo, vuol dire scrivere male. Poi è uscito fuori questo. È come succede nelle storie, scrivi tante cose che non funzionano e poi arrivi a quella che funziona quasi per caso.

Nel libro sono contenuti diversi consigli di scrittura di autori famosi, quale consideri imprescindibile?

Quello di Joe Lansdale, “Scrivi come se tutte le persone che conosci fossero morte”. Quindi scrivi ciò che piace a te, non ciò che vuole “il mercato”.

Nella sinossi scrivi che ci sono quindici qualità che sono spesso determinanti per diventare uno scrittore di successo. Ce n’è una più importante delle altre?

Tre: la perseveranza, la capacità di sospendere il giudizio su quello che scrivi e l’ascolto profondo. Uno dei primi compiti di uno scrittore è imparare a tacere. Se vai per il mondo a dire sempre io, io, a manifestare il tuo ego, non incontrerai mai le storie.

Quali sono gli elementi ricorrenti dietro una grande storia?

Le tappe del viaggio eroico, maschile e femminile, un tema forte, e la capacità di usare gli archetipi per rendere le storie universali. Una delle cose più importanti in questo mestiere è sviluppare la capacità di riconoscere i passaggi narrativi alla base dei grandi film e dei grandi libri, trovare le risonanze, e mettere tutto nella tua cassetta degli attrezzi. Per esempio prendi gli Avengers: Hulk è praticamente Achille, in Ironman c’è molto di Ulisse, e così via.

Molti dei tuoi libri sono stati scritti “in coppia”, come mai questa scelta lavorativa?

Scrivere è un’attività solitaria ma io preferisco il pronome Noi al pronome Io. Se c’è l’occasione di lavorare in tanti, come quando scrivi un film, sono più contento. E poi è quello che cerco di fare con la scuola: creare una comunità.

La tua scuola di scrittura “Come si scrive una grande storia” è stata ribattezzata scuola di scrittura solidale. Ci spieghi il motivo?

Perché da quattro anni offriamo lezioni gratuite in cambio di donazioni. Ho cominciato io durante il lockdown, ci seguivano duecento persone. Allora ho chiesto anche ad amici e amiche di partecipare. Con Michela Murgia eravamo cinquecento e abbiamo generato 3000 euro di donazioni per un centro antiviolenza. Poi sono arrivati gli ospiti internazionali: Tiffany McDaniel, Joe Lansdale, Valérie Perrin, Hagai Levi. Glen Cooper disse: raddoppio qualsiasi cifra venga donata oggi. Arrivammo, col suo contributo, a più di 20000 euro per le cure della figlia di un nostro alunno. Oggi Cooper insegna anche nei nostri corsi a pagamento e trasforma il suo cachet in due borse di studio da 800 euro l’una.

La scuola la può frequentare anche chi non ha le possibilità economiche?

Sì, il motto che abbiamo fatto nostro è “da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”. Se in questo momento sei in difficoltà puoi seguire quel che vuoi anche gratis, e in cambio restituisci quelle ore al pianeta facendo volontariato per una qualsiasi buona causa.

Che sensazione si prova a veder esordire un ex alunno?

Di grandissima felicità. Qualche anno fa ho fatto studiare gratis una ragazza molto in gamba che in quel momento della sua vita non poteva permettersi di spendere nulla, lavorava come giornalista precaria e faceva le consegne per Glovo. La ragazza si chiama Valentina Mira, ha esordito poco dopo con Fandango e quest’anno era nella dozzina dello Strega con “Dalla stessa parte mi troverai”. Edith Joyce ha pubblicato con Salani e ora è una nostra docente, Paolo Valoppi ha esordito con Feltrinelli ed è editor per Einaudi Stile Libero, Ambra Principato ha fatto un film per Sky e ora sta scrivendo il secondo, ma sono tantissimi gli ex alunni che si sono fatti strada. Non mi voglio prendere nessun merito, eh, sono bravi e brave loro. Forse il merito è quello di incoraggiare le persone a guardare al lungo periodo, a non arrendersi di fronte a un no. Il primo libro di Cooper fu rifiutato da sessantacinque agenzie letterarie, ma la sessantaseiesima disse sì. “La biblioteca dei morti”, poi, ha venduto venti milioni di copie in tutto il mondo.

Tra le tante cose che hai scritto c’è stata anche la sceneggiatura di “Come un padre”, il documentario su Carlo Mazzone.

L’ho scritto con una mia ex allieva, Alessandra Kre. Abbiamo lavorato molto sull’aspetto umano, era un uomo veramente incredibile, amatissimo, un secondo padre per molti dei suoi calciatori.

Da appassionato di calcio ed ex allenatore di calcio a 5, come mai l’epica dello sport in Italia è così sottovalutata?

Nel cinema c’è un pregiudizio, ti dicono che il calcio non funziona, forse per paura di competere coi film sportivi americani, spettacolari e ad alto budget. Io non mi spiego come non esista un film sul Calais che arriva in finale nella Coppa di Francia, quella è una storia “from rags to riches” fenomenale!

C’è qualcosa di nuovo che vorresti fare e qualcosa che avresti voluto fare tu, ma è già stato fatto da altri?

Vorrei portare in tutto il mondo l’esperimento delle lezioni in cambio di donazioni, per un pubblico più vasto. Se invece devo pensare a qualcosa che avrei voluto scrivere, cito due film: “Pride” e “Arrival”. Sono perfetti sotto tutti i punti di vista: trama, personaggi, arco di trasformazione, tema. Due gioielli.

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