“Many moons” per Lugano
Omaggio a Louisa Gagliardi

Al Masi Lac la prima grande esposizione istituzionale dedicata in Svizzera all’originale artista di Sion

Un po’ Dalì, un po’ Matrix, tanto Louisa Gagliardi. Il Masi Lac di Lugano presenta agli appassionati d’arte “Many Moons”, la prima grande mostra istituzionale dedicata in Svizzera all’originalissima ed onirica artista di Sion. Inaugurata domenica, resterà aperta fino al 20 luglio. Per l’occasione Louisa ha creato due nuovi cicli pittorici monumentali e una serie di sculture in un percorso sviluppato su misura per lo spazio ipogeo del Lac, in piazza Luini 6 (aperto martedì, mercoledì e venerdì 11-18; giovedì 11-20; sabato e domenica 10-18; chiuso lunedì; biglietti sede Lac 16-20 franchi).

Nata nell’89, zurighese d’adozione, è una delle voci più interessanti della scena artistica contemporanea. Nei suoi dipinti, i cui soggetti si collocano tra surrealismo, metafisica e realismo magico, sviluppa un immaginario inquietante e affascinante, che attinge da un ampio ventaglio di registri estetici, dalla storia dell’arte alla cultura popolare. I mondi immaginari disegnati dalla pittrice nascondono una riflessione sulle complessità della vita moderna e, come fotografie interiori della nostra epoca iperconnessa, indagano il significato dell’identità, le trasformazioni sociali e il rapporto tra individuo e ambiente.

Innestando dettagli perturbanti e slittamenti percettivi, ribalta scene apparentemente quotidiane in visioni oniriche. Attraverso un utilizzo sapiente di sfondi in trompe-l’oeil e una cura maniacale dei dettagli, i suoi lavori spingono chi osserva ad andare oltre la superficie dipinta. Questa stratificazione di significati e contenuti trova espressione anche nell’approccio innovativo con cui esplora i limiti e le possibilità di un genere tradizionale come la pittura.

Le sue opere, infatti, sono frutto di una procedura lunga e complessa, che inizia da «una tela bianca», spiega, seguita da una prima elaborazione digitale e porta in seguito alla stampa su vinile dei dipinti che, stesi su telaio, vengono rifiniti con vernice, gel o anche glitter.

«La qualità ibrida delle opere di Louisa rappresenta perfettamente lo spazio in cui oggi avviene l’esperienza umana, nel quale i confini tra concreto e virtuale, tra intimità e visibilità, tra appartenenza e alienazione, tra voyeurismo ed esibizionismo, si confondono», spiega Francesca Benini, curatrice della mostra. L’esposizione si snoda attraverso un percorso che inizialmente sembra seguire i canoni di una classica presentazione di opere pittoriche, ma svela risvolti inaspettati. Da vedere.

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