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Domenica 14 Gennaio 2024
Milena Vukotic: «Ritorno a pirandello, ed è attualissimo»
L’intervista L’iconica e camaleontica artista oggi alle 17 a Chiasso diretta da Geppy Gleijeses in “Così è (se vi pare)”
Milena Vukotic è un’artista iconica e camaleontica, elegante e discreta, capace di creare tipi umani che rimangono nell’immaginario collettivo.
Oggi, domenica 14 gennaio, il pubblico del Cinema Teatro di Chiasso potrà vederla in scena, alle 17, impegnata in “Così è (se vi pare)”, dramma di Pirandello, classico novecentesco. Diretta da Geppy Gleijeses, Vukotic sarà la Signora Frola e reciterà con Pino Micol, nel ruolo di Laudisi e Gianluca Ferrato che interpreta il Signor Ponza. (Biglietti da 38 a 20 euro, acquistabili su www.ticketcorner.ch. Info sul sito: www.centroculturalechiasso.ch).
Signora Vukotic, a Chiasso, la vedremo impegnata nel testo pirandelliano che lei ha già interpretato in carriera…
Sì, ho avuto la fortuna di farlo negli anni Settanta, con Rina Morelli e Paolo Stoppa. Fu un’esperienza importante che mi porta, ora, ad immergermi ancora di più in questo testo così importante ed enigmatico, fino a comprenderlo intimamente. “Così è (se vi pare)” resta un vero capolavoro e a più di un secolo dal debutto, è attualissimo. Un vero privilegio poterlo interpretare.
Con la regia di Gleijeses, che l’ha già diretta in “Le Sorelle Materassi”.
Sì, con Geppy si è creata una forte intesa, basata sulla comprensione reciproca. È un piacere lavorare con lui e con tutto il cast. Credo che l’armonia che si crea nel gruppo sia evidente al pubblico. Almeno a giudicare dagli applausi che riceviamo ad ogni replica.
Una messinscena filologica?
Il regista ha costruito lo spettacolo basandosi sugli studi di Giovanni Macchia che ha dedicato importanti pagine al teatro pirandelliano. Sua, ad esempio, la definizione di “cannocchiale rovesciato”, quel particolare modo che il drammaturgo utilizza per osservare, in modo apparentemente distaccato e umoristico, i paradossi e le tragedie dell’esistenza. In più, soprattutto nella parte iniziale dello spettacolo, vedrete delle soluzioni tecnologiche molto interessanti.
Parliamo della “sua” Signora Frola…
È un personaggio ambiguo, misterioso. Apparentemente è umile e mite, ma può rivelarsi potente e aggressiva. Tante le sue sfaccettature che questa figura offre al gioco dell’attrice.
Un personaggio che ben si adatta a lei, capace, nella sua ricchissima carriera, di indossare mille maschere.
Ho sempre cercato di tenere stretta la mia parte fanciullesca. Come i bambini sono capaci, con la fantasia, di interpretare tanti ruoli diversi, così ho provato a fare io, scavando nella mia parte infantile, che cerco di non dimenticare mai. Tutti dovremmo provarci.
Questo suo legame con l’infanzia deriva forse dal suo precocissimo ingresso nel mondo dell’arte?
Sì, è vero. Grazie ai miei genitori (il padre, diplomatico e drammaturgo montenegrino e la madre, una pianista, ndr), mi avvicinarono da subito alla musica, alla danza, al teatro. La mia curiosità verso l’arte fu istintiva e naturale. Cominciai molto presto a ricercare la bellezza che, nonostante tutto, c’è (e ce n’è tanta!) nel mondo. Da allora non ho mai smesso.
Come è riuscita a superare gli stereotipi e gli steccati che spesso, soprattutto per le donne, rappresentano il maggiore ostacolo alle carriere artistiche?
Io non sono mai stata una maggiorata, una donna fatale. Non nego che questo mi abbia dato anche dei dispiaceri. Ricordo il giudizio di Renato Castellani, regista importante che, quando fresca dei miei studi di danza in Francia, mi recai da lui, disse: «Per fare cinema bisogna essere molto belle o avere una grande personalità, come la Magnani. Lei non è né bella né vibrante. Lasci perdere».
Parole molto dure che lei ha smentito nel tempo…
Soffrii, ma molti anni dopo, proprio Castellani mi chiamò per il suo sceneggiato “Verdi”. Non ricordava più il giudizio impietoso e mi amò moltissimo. Una bella rivincita!
Parliamo ora di Pina Fantozzi, la sua maschera più nota.
Quando mi fu assegnato il ruolo, Villaggio mi disse: «Dimenticati la femminilità! Noi qui siamo come cartoni animati!». Curiosamente, questa osservazione mi liberò dall’ansia di dover essere bella e mi preoccupai solo di interpretare bene il mio personaggio.
E per il futuro? Teatro o cinema?
Non voglio scegliere. Amo il teatro, un mondo meraviglioso. Quando però riprendo il cinema, sono catturata dalla sua magia, che mi affascina da sempre, anche come spettatrice.
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