“Oppenheimer”, i tormenti di Prometeo

Nelle sale Da Christopher Nolan un potente thriller biografico sul fisico americano padre della bomba atomica. Il miglior film nella carriera del regista, abilissimo nel creare congegni per rendere l’ossessione dello scienziato

Se è una cosa è possibile, se le conoscenze scientifiche dicono che è fattibile, qualcuno la realizzerà. Sia che si tratti dell’arma più devastante che si possa immaginare nel mezzo del conflitto più terribile mai combattuto, sia che si tratti di ambiti ancora più contemporanei come la bioingegneria o l’intelligenza artificiale. I limiti della scienza e quelli umani e la doppiezza delle scoperte, che possono essere benefiche o cattive e distruttive.

Sono alcuni dei tantissimi temi dentro l’attesissimo “Oppenheimer” di Christopher Nolan, potente thriller biografico sul fisico americano partendo dal libro “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato” di Kai Bird e Martin J. Sherwin.

Punto di partenza

Il titolo originale del romanzo, “American Prometheus”, rivela il punto di partenza della visione nolaniana, ovvero del fisico come il secondo Prometeo, il titano che nella mitologia greca rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini. Oppenheimer, che avrebbe rubato il fuoco della fissione tra atomi all’origine del mondo, si proietta in una dimensione mitica e rivela la sua ribellione a Dio, quasi voler diventare un altro Dio.

I concetti di creazione e distruzione sono alla base dei contrasti che alimentano le tre ore del film, giocato nei rapporti cromatici, soprattutto tra i neri e gli aranci e gli ocra, oltre alla curatissima componente sonora con le musiche di Ludwig Goransson. Non è la prima volta che la storia è portata sullo schermo, sebbene con un’impostazione diversa, in “L’ombra di mille soli” di Roland Joffé del 1989. Quella una più classica e più facilmente comprensibile, che curiosamente fu un flop al botteghino al contrario di questa: Nolan, sebbene punti ad altro e con ambizioni ben più alte, l’ha ben presente.

Scomposizione

Nolan, che tiene conto di tutti i film sull’atomica (da “Il dottor Stranamore” in giù) lavora sulle immagini e sul tempo, sulla sua scomposizione, finalizza la sua abilità nel creare congegni per rendere l’ossessione dello scienziato e i suoi tormenti.

Tutto si diparte, le diverse linee narrative e temporali, dagli interrogatori che il protagonista subì nel 1954, dopo la fine della Guerra mondiale, l’inizio della Guerra fredda e il rifiuto di lavorare alla realizzazione della bomba a idrogeno.

Oppenheimer fu così processato per il sospetto di comunismo. Una delle scene clou del miglior film nella carriera di Nolan sta nel breve incontro tra il protagonista (un sempre più consunto Cillian Murphy) e il presidente Harry Truman (un Gary Oldman quasi irriconoscibile), che, con il gesto quasi beffardo del fazzoletto, si prende tutte le responsabilità per l’utilizzo delle bombe su Hiroshima e Nagasaki e fa capire la distinzione tra le responsabilità della scienza e quelle della politica.

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