A Como note di memoria con l’Orchestra del Mare

Il progetto Sul Lario approda il progetto Metamorfosi: musica da strumenti costruiti con i legni delle barche dei migranti

Acqua che chiama acqua, dal mare al lago, e risuona di storie, di persone in movimento in cerca di un nuovo approdo. Parla di dramma ma anche di speranza, di vita in tutta la sua forza. Musica che diventa memoria. Legno che si trasforma in valore sociale.

Sul lago di Como, domenica 20 ottobre al Museo della Barca Lariana a Pianello del Lario, hanno risuonato gli strumenti del mare, costruiti con i legni delle barche dei migranti giunti a Lampedusa. Sono stati realizzati dai detenuti delle carceri di Opera e di Secondigliano nell’ambito del Progetto “Metamorfosi”, grazie a un percorso di inclusione e reinserimento sociale, portato avanti dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti di Milano, fondata da Arnoldo Mosca Mondadori e Marisa Baldoni.

L’Orchestra dei Popoli è una formazione multietnica in cui i musicisti sono uniti dalla voglia di condividere un messaggio di fratellanza al di là della politica e della religione. Alcuni di loro suonano gli strumenti del mare che sono stati in grado di dare nuova vita alle barche di chi ha attraversato il Mediterraneo, trasformate in una vera e propria Orchestra del Mare che con la musica racconta una cultura che pone al centro la dignità umana.

Liutai in carcere

L’acqua arriva ovunque, è inarrestabile. Così come lo è il contagio positivo che l’Orchestra del Mare ha innescato, arrivando a farsi spazio nelle grandi orchestre classiche, dirette dal maestro Riccardo Muti, come sui palchi pop nazionali e internazionali, da Vasco a Battiato e nel 2025 si esibirà a New York.

«La realtà dei migranti viene spesso rimossa, guardata con indifferenza o affrontata e raccontata in modo ideologico – parla Arnoldo Mosca Mondadori – Gli strumenti che nascono nei nostri laboratori di liuteria nelle carceri sono una testimonianza. Continuano con la loro voce il viaggio intrapreso da queste persone e fanno in modo che le loro storie non vengano dimenticate. La musica poi collega i migranti dell’Africa con chi arriva dalla Siria e giunge in Europa attraverso l’incubo della rotta balcanica e ancora con coloro che tentano di passare la frontiera del Messico verso gli Stati Uniti. E’ un linguaggio universale che racconta un fenomeno globale e ci permette di sentirci fratelli tutti, pensando all’Enciclica di papa Francesco».

Nelle mani dei detenuti le barche da corpo del reato diventano strumento di memoria e allo stesso tempo mezzo, per chi si trova nelle carceri, di riscattare la propria voglia di fare e rimettersi in gioco. C’è un filo che lega a doppio giro due diverse marginalità, le riconosce, non le vuole nascondere, ma ne mette in luce quell’umanità che va oltre tutto.

«Questa mutazione del legno cambia anche chi la realizza – continua Mosca Mondadori - e avvia un reale percorso di riscatto. La gioia che ne scaturisce è il senso dei nostri progetti».

Dal mare ad Opera e Secondigliano il viaggio è tuttora in corso e ogni volta si amplifica. I violini del mare, le chitarre del mare, i violoncelli del mare, i mandolini del mare entrano nelle formazioni musicali di tutta Italia, nelle scuole, nei teatri come nelle piazze e sono narratori di uomini e donne.

«“Nei miei primi viaggi a Lampedusa, giunto per dare un aiuto durante gli sbarchi, vidi un bambino – racconta Mosca Mondadori – Avrà avuto nove anni, era appena sceso da un’imbarcazione di sei metri e mezzo dove si erano ammassate oltre 70 persone. Mi sono chiesto perché lui, se al suo posto ci fosse stato mio figlio e, quando sono rientrato, ho proposto un accordo alla ministra Luciana Lamorgese per affidarmi alcune delle barche dei migranti sequestrate. Ero turbato e sentivo che solo creando qualcosa di bello era possibile dare dignità ma allo stesso tempo far fiorire tutta questa sofferenza».

Un progetto di adesione

L’Orchestra del Mare non è un’orchestra stabile, è un “progetto di adesione”: gli strumenti vengono dati in prestito e suonati da differenti orchestre italiane e straniere che condividono i valori che l’iniziativa porta con sé. Cerca di dare voce, attraverso la musica e al di là di qualsiasi divisione politica, religiosa e sociale al dramma di chi ogni giorno fugge dal proprio Paese a causa di guerre, miseria e persecuzioni. Punta molto sull’importanza cruciale dell’articolo 27 della Costituzione Italiana rispetto al tema della detenzione e della necessità che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

L’armonia che porta con sé si è accordata spontaneamente in tante occasioni, si è comportata come i cerchi concentrici che si disegnano sull’acqua dopo il lancio di un sasso sulla stessa superficie di uno stagno, ha continuato a propagarsi. In questo caso oltre oceano.

Il prossimo luglio 2025, sarà organizzato un concerto nel carcere di Sing Sing a New York. Una persona detenuta di questo carcere, che suona il violoncello, ha infatti saputo del progetto e ha scritto delle musiche per l’Orchestra del Mare. Il concerto, realizzato insieme all’associazione locale Musicambia, porrà di nuovo al centro il dramma di tutti i migranti.

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