Teatro e pittura per fuggire dalla strada

Tintostamperia Corsi e laboratori per tante persone senza dimora che hanno potuto ritrovarsi grazie all’arte. Storie diverse che hanno individuato un indirizzo comune e sono sfociate in uno spettacolo e una mostra

Persone senza dimora, ma anche persone semplicemente desiderose di rafforzare o riscoprire una vecchia passione come la pittura o il teatro.

Grazie a “Vicini di strada” e a Symploké che organizza corsi e laboratori di teatro, tante persone che vivono sulla strada hanno avuto la possibilità di ritrovarsi grazie all’arte. Tante storie diverse, che sono riuscite a trovare un indirizzo comune grazie a questi laboratori, sfociati poi nella mostra “Par in diversitate – Uguali nella diversità” e nella rappresentazione teatrale “J’existe”.

«Fare teatro è importante, vivo la città come mia – dice Patricia Murillo -, significa condividere cultura, arte, amore, anche con i bambini che ci vengono a vedere. Il teatro ci unisce, a teatro siamo tutti uguali, senza distinzioni. Era un mio sogno imparare a recitare e non credevo di trovare questa opportunità, spero di poter fare altri lavori di teatro con la nostra compagnia. Tutti abbiamo bisogno di concederci un momento di allegria».

Anche Silvia Meconcelli ha partecipato al laboratorio di teatro: «Il teatro unisce, dà l’occasione e l’opportunità di condividere una passione e il piacere di costruire un progetto comune, in una dimensione di gioco ma anche di impegno reciproco. È un esercizio in cui ognuno dei “giocatori” è consapevole che il tassello che porta alla composizione del puzzle è necessario, e condiziona l’intervento degli altri attori. È anche un esercizio di responsabilità e di colleganza. È un’occasiono per sorridere, per liberare la mente dagli ingombri quotidiani, e scoprire abilità impreviste in sé stessi e negli altri. È un bel modo di stare insieme».

«Parlare di noi stessi»

Pia Mazza e Veronica Bestetti sono le insegnanti del laboratorio teatrale: «Lo spettacolo è nato – racconta Mazza - dall’esigenza di parlare di noi stessi, delle nostre esigenze, della nostra centralità nel mondo. Tutto è partito da un murales in Ticosa, in cui c’è scritto “J’existe”, io esisto, io chi sono, perché sono qui». Per Bestetti, «è un modo per lavorare su pregiudizi ed etichette che spesso non ci fanno veramente incontrare e conoscere le persone, pregiudizi più forti nel caso di persone senza dimora. Lo spettacolo vuole mostrare le persone così come sono, al di là di etichette e stereotipi, anche in modo giocoso».

Esperimenti sociali

Di cosa si tratta? «È la storia di un antropologo che effettua esperimenti sociali, per capovolgere il punto di vista: toglierci dal nostro ed entrare in quello degli altri e cercare di capirlo. Per noi è stata una grande scoperta, partendo da temi che attraversano il nostro gruppo».

Molto apprezzate anche le opere di pittura e le lampade realizzate con materiali di riciclo. Attilio Sestu, partecipante al laboratorio di pittura, è “specializzato” in lune disegnate su lampada: «È una che cosa che arricchisce, così riusciamo a esprimerci con qualcosa di nuovo. La luna mi dà la possibilità di esprimere quello che ho dentro e dà soddisfazione perché la gente lo apprezza. È un’opportunità: se i ragazzi vogliono star fuori dal contesto della strada, il laboratorio aiuta a ricominciare. Grazie a tutti per questa esperienza».

Babel Obel – così ama farsi chiamare quando disegna -, ha seguito il corso di pittura. Un’arte che ama da sempre: «L’ho ripresa dopo la mia lunga esperienza come artista di strada a Brera. Sono a Como negli ultimi cinque anni, senza dimora, ho ripreso con il corso di pittura dal 2015. Continuo quello che già facevo, mi ha riempito dentro, mi ha aiutato a conoscere meglio me stesso. Al laboratorio abbiamo condiviso momenti artistici e di svago».

Franco De Maria faceva il falegname e ha riscoperto la sua passione: «Realizziamo queste lampade con la carta delle uova, pitturata e spruzzata. Mettiamo filo, il piede e facciamo un buco. Ne realizziamo quadrate, rotonde, dipende da come ci sentiamo. L’idea di questo corso è stata mia, mi ricordava quando lavoravo in falegnameria. Stare con le altre persone è importante e mi dà tranquillità. E per fortuna mi sono anche un po’ tirato fuori dalla strada».

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