Acqua e libertà, buon compleanno a Osha Como

Anniversari Dal 1974 lo sport dalla parte dei disabili. Oggi sono più di cento i tesserati, ma servono volontari

L’acqua come elemento naturale in cui muoversi, la piscina (ma anche il lago e il mare, negli anni a venire) come habitat in cui nascere e svilupparsi. Compie cinquant’anni l’Osha Como, premiata nel 2014 con l’Abbondino d’Oro, associazione di volontariato pioniera dello sport per persone con disabilità. Pioniera perché nel lontano 1974, era quasi una vergogna, per molte famiglie mostrare il proprio figlio disabile. Figurarsi fargli praticare sport. Non c’erano le strutture – ma la situazione è davvero cambiata? -, non c’era soprattutto la giusta sensibilità nella società di allora.

Ma un gruppo di amici, decise che fosse l’ora di intervenire. Molti ci sono ancora e sono tuttora impegnati nel terzo settore: Riccardo Leoni, Pia Pullici e un gruppetto di persone armate di pazienza e voglia di darsi da fare. E così, sfruttando l’appoggio del Panathlon, si cominciò con poche ore in piscina e in palestra.

«Era il 1974 – ricorda Mariangela Volpati, presidente da oltre 25 anni– e una persona disabile o faceva fsioterapia, o non faceva niente. Era tutta un’attività passiva. Io stessa, poliomelitica, andavo in clinica, ma mi muovevano la gamba. In acqua invece potevo muovermi, l’acqua mi sosteneva. L’acqua è un elemento fondamentale per chi è in carrozzina, dà la possibilità di essere liberi: questa è stata la svolta fondamentale per la nascita dell’Osha, ossia rendere la persona autonoma e libera. Da lì, negli anni, poi sono nati altri sport».

Agli inizi l’attività era per ragazzi con disabilità fisica: cerebrolesi, poliomelitici e paraplegici. Poi sono arrivati tanti ragazzi con sindrome di Down e con disabilità intellettivo-relazionali. Il nuoto è stato – e tuttora – è il punto forte dell’associazione, con la squadra agonistica che raccoglie successi in campo nazionale e internazionale, anche con la maglia dell’Italia. Tra pochi giorni, Dalila Vignando parteciperà ai Trisome Games in Turchia, dove cercherà nuove medaglie e soddisfazioni.

Volpati ricorda gli inizi, complicati, con difficoltà che non sono state del tutto eliminate. Anzi: «Ricordo che mio marito Giuseppe Fantinato, che è stato a sua volta presidente, faceva il giro delle aziende per recuperare qualche 100mila lire qua e là. Ma siamo sempre stati riconosciuti da tutte le amministrazioni comunali come un’associazione dall’alto valore sociale». Oggi? «Si fa la stessa fatica, tanti non ci conoscono, eppure di noi si parla tanto. I costi ora sono più che triplicati rispetto agli albori, tutto è cambiato con l’agonismo. Portare avanti l’associazione è difficile, anche perché sono aumentati i costi, soprattutto quelli delle piscine».

Ma non ci si è mai voltai indietro all’Osha, solo avanti. È stata una delle prime realtà in Italia a promuovere il kayak tra i disabili e a organizzare una manifestazione. C’è poi stato un gruppo di ragazzi che si è commentato con attività subacque, nello sledge-hockey: «Ma qualcosa – sottolinea la presidente – abbiamo dovuto abbandonare per i costi insostenibili».

Ora Osha, una realtà con oltre 100 tesserati tra volontari e atleti, nel 50esimo cerca nuovi volontari, soprattutto tra i giovani: «Volontari che condividano gli obiettivi, per favorire l’unione e l’integrazione nella società. L’obiettivo è questo, sembra scontato, ma non lo è. Perché lo sport, oltre a essere un diritto, è il modo per i disabili per trarre forza, benessere, autostima, divertimento e autonomia».

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