Alcol e droga, il dramma infinito
delle dipendenze

La testimonianza Quarant’anni accanto ai “tossici”. Raffaella Olandese: «I giovani? Punta dell’iceberg»

«I pazienti giovani che accedono alle cure sono la punta dell’iceberg di un fenomeno di consumo di sostanze e di alcol ampio e preoccupante anche sul territorio Comasco».

Era il 1975 quando Raffaela Olandese, ex direttore Sc Dipendenze di Asst Lariana, da giovane volontaria iniziava a occuparsi dei ragazzi che sul nostro territorio erano preda della dipendenza dall’uso di droghe, in particolare dell’eroina. Ne fece poi il lavoro di una vita.

«In tutti questi anni ho potuto assistere all’evoluzione e al cambiamento del problema delle dipendenze – racconta - Cambiamento profondo per caratteristiche sanitarie, sociali, psicologiche, per tipologie dei consumi, per le cause e per la risposta di cura da parte dei servizi».

All’esordio l’eroina copriva la scena e faceva breccia tra i giovani prevalentemente su situazioni sociali e/o familiari di evidente compromissione, aggravandoli pesantemente.

Il dramma dell’Hiv

«Il tossicodipendente era inizialmente visto come una persona emarginata, preda di un “vizio” di cui perdeva il controllo. Lontano il riconoscimento di una malattia che necessitava di approcci terapeutici e scientifici complessi. Il primo a interessarsi del problema fu il mondo del volontariato con la nascita delle prime risposte e delle prime comunità terapeutiche, ognuna con le proprie convinzioni e stili di intervento». Poi ci fu il dramma dell’Hiv e solo nel 1990 la dipendenza venne riconosciuta quale è: una malattia cronica recidivante che ha bisogno di un approccio di cura multidisciplinare, ambulatoriale e residenziale. «Oggi sono diverse le tipologie di dipendenze che ci troviamo ad affrontare: tossicodipendenze da sostanze illegali, alcoldipendenza, gioco d’azzardo patologico, tabagismo. Per quanto riguarda le tossicodipendenze la sostanza d’abuso primaria prevalente è ancora l’eroina, assunta però meno per via iniettiva, ma spesso sniffata o inalata, seguita dalla cocaina, dalla cannabis e da altre sostanze stimolanti. Tra i detenuti è la cocaina la sostanza d’abuso prevalente prima della detenzione. La cannabis insieme ad altre sostanze stimolanti appare invece la sostanza d’abuso primaria tra i pazienti giovani. Sempre più spesso rileviamo quadri di polidipendenza, da sostanze e alcol. Un aspetto che merita molta attenzione è anche la diffusione attraverso il web delle Nuove Sostanze Psicoattive sintetiche (Nps) che sta emergendo da qualche anno».

Possono passare diversi anni dall’iniziale consumo di sostanze prima che ci si rivolga a un servizio di cura. «Difficili quanto prioritari sono l’aggancio e la diagnosi precoce dei più giovani per evitare i rischi correlati e l’evoluzione verso quadri di franca patologia di dipendenza. Dai dati nazionali nella popolazione giovanile (15/19 anni) risulta che 1/3 ha provato almeno una volta sostanze illegali, per lo più cannabis; il 12% circa ha provato almeno una volta le Nuove Sostanze Psicoattive sintetiche (cannabinoidi o catinoni); a 15 anni negli ultimi 30 gg. 1/3 ha fatto uso di “binge drinking” (5/6 unità alcoliche assunte in 2 ore)».

Tra le prime cause di morte

I rischi che corrono questi giovani sono importanti vanno dall’incidentalità stradale e relativo rischio di mortalità (tra le prime cause di morte tra i giovani), al coinvolgimento in eventi violenti per discontrollo delle proprie reazioni, all’evoluzione verso una franca patologia di dipendenza con danni al sistema nervoso. «Le cause dell’abuso di sostanze e di alcol in età giovanile vanno ricercate nella combinazione di più fattori: nell’alta diffusione e nel facile accesso delle sostanze d’abuso, nello sbilanciamento nel contesto ambientale, familiare, educativo. Tra i fattori protettivi il più importante è avere avuto la possibilità nella crescita di sviluppare “life skills”, abilità di vita, indispensabili per fronteggiare situazioni di disagio e contrastare la pressione del gruppo di coetanei su comportamenti devianti. In un panorama così preoccupante del consumo giovanile di alcol e sostanze fondamentale è quindi, accanto agli interventi di informazione e prevenzione rivolti ai giovani ma anche al mondo degli adulti sui fattori di rischio, promuovere attività di protagonismo sano dei giovani, sviluppare progettazioni preventive nei contesti del divertimento giovanile, fare una diagnosi precoce contraendo il tempo che intercorre tra i i problemi di disagio adolescenziale, i primi consumi e la presa in cura del problema da parte dei servizi».

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