Cataste di legna per scaldare la solidarietà

Rebbio Comboniani, immigrati puliscono i boschi dalle piante cadute e i ceppi vengono ceduti in cambio di offerte

I cancelli dei Comboniani sono sempre aperti, sotto al sole caldo di agosto a metà mattina un gruppo di cinque ragazzi di colore nel piazzale sta sistemando grandi cataste di legna appena spaccate. Sono ceppi di qualche pianta caduta nel parco, la maggior parte dei tronchi però arriva dalla vicina parrocchia di Rebbio, sempre pronta ad offrire lavoro e accoglienza. Diversi cittadini vanno e vengono per caricare qualche carriola, lasciando in cambio un’offerta per la comunità. Proprio come è successo per gli ormai famosi cocchi, quintali di noci donate dalla grande distribuzione e regalate tramite la parrocchia e i Comboniani ai comaschi.

Integrazione

«Le offerte servono per sostenere le tante attività del quartiere in tema di accoglienza - racconta padre Fermo Bernasconi - dalle cucine aperte a tutti dell’oratorio, alla solidarietà per i senzatetto e gli immigrati. Rebbio è una comunità che non si ferma, ci sono tanti volontari impegnati. La parrocchia cerca di integrare decine di giovani stranieri dando loro un lavoro. E il lavoro di questi tempi non manca, non è il principale problema. Il nostro territorio anzi avrebbe bisogno di essere aiutato da una nuova mano d’opera che qui non si trova. Ci sono interi settori che cercano personale. Il vero limite invece oggi è dare una casa».

Un tema delicato, quello della casa: «A Como , mancano soluzioni abitative per chi fa più fatica. Non se ne trovano o costano troppo, sono adatte solo ai turisti. Incontriamo ragazzi che avrebbero possibilità di iniziare a lavorare, ma non hanno dove dormire. Anche noi come la parrocchia di Rebbio cerchiamo di aprire le nostre porte. Nella nostra comunità, insieme a Caritas e cooperativa Symplokée, stiamo accogliendo diversi gruppi. Prima abbiamo accolto anche un infermiere straniero appena assunto al Valduce, che ha poi trovato un affitto, ma soltanto nell’Erbese. Quindi in un nostro piccolo appartamento, salutata una famiglia che si è spostata nel milanese, adesso sono arrivati dei giovani migranti. Sono ragazzi che partono presto la mattina e una volta chiuse le aziende tornano la sera».

Integrazione, uno dei principali impegni dei Comboniani guarda proprio al tema dell’immigrazione. A Como e nel mondo. «La maggior parte di questi ragazzi che vediamo passare dal nostro confine sono forti e determinati – racconta ancora padre Fermo – molti hanno anche una preparazione professionale preziosa. Del resto per affrontare un viaggio del genere, per superare prima il deserto e poi il mare, occorre avere tanto coraggio. Non possono essere dei rammolliti. Sono giovani che hanno il supporto delle loro famiglie, gente che compie grandi sacrifici sperando in un futuro migliore. E noi qui dovremmo farne tesoro. Invece finiamo per sopportarli a fatica, li teniamo fuori dalle nostre fabbriche e lontani dalle nostre case. Tanti senza conoscere la lingua finiscono per avere grossi problemi anche di tipo sociale, psicologico. Il bisogno ci sarebbe, i nostri infermieri vanno in Svizzera lasciando nei reparti un vuoto che noi cerchiamo di colmare richiamando immigrati da Paesi anche lontani. Tante comunità sulle nostre montagne e nelle nostre valli si stanno spopolando lasciando i siti produttivi sempre più vuoti. Una forma di integrazione sarebbe utile a tutti».

Prima di tutto missionari

Migliori condizioni di vita nei Paesi di provenienza eviterebbero però pericolosi viaggi della speranza e tratte affatto umane. «Noi Comboniani non a caso siamo missionari – ribatte Bernasconi – la maggior parte di noi è stata o è tutt’ora in luoghi anche remoti. Io ho vissuto a lungo in Congo, una terra martoriata dagli scontri per conquistare le ricche risorse minerarie. Il nostro primo intento è garantire più dignità per le persone laddove le nostre missioni sono presenti. Molti fedeli in Africa sono diventati loro stessi Comboniani pronti a partire per aiutare il prossimo. Certo prima bisognerebbe evitare di fare danni dall’esterno, scatenare guerre, creare problemi che poi non si riescono più a risolvere, costringendo la popolazione a guardare ad altri orizzonti».

La casa dei Comboniani, fondata nel 1941, è da sempre vicina alle popolazioni straniere che vivono sul nostro territorio, con una mano tesa verso il resto del mondo. Una ventina di confratelli, con l’aiuto di volontari e fedeli, cerca di sostenere l’azione missionaria e di aiutare gli sforzi in tema di accoglienza nelle nostre comunità.

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