Cinquant’anni di vite restituite: Aido, che bel compleanno
Anniversari La sezione provinciale dell’Associazione donatori d’organo fu costituita nel 1974. Oggi gli iscritti in provincia sono esattamente 18.525. La presidente: «Tanto orgoglio»
«Donare alla morte gli organi significa regalare al prossimo la vita». La sezione provinciale di Aido, l’associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule, sta festeggiando i suoi primi 50 anni di vita.
Nata nel 1974 conta oggi tre gruppi attivi a Cantù, Alzate Brianza e Uggiate con Ronago, tutti collegati con altri vicini paesi.
La principale attività dei volontari è convincere gli altri cittadini a compilare la dichiarazione di volontà alla donazione. Ad oggi gli iscritti in provincia di Como sono esattamente 18.525. Un numero che è cresciuto negli ultimi anni, ma che non basta mai. Sì perché in Italia a fronte di circa 4mila trapianti l’anno ci sono 7.962 pazienti in lista d’attesa. In media queste persone devono aspettare tre anni e mezzo per ricevere in dono un cuore, un anno e sette mesi per un fegato, tre per un rene, due e mezzo per un polmone, quasi cinque per l’intestino e più di sei per il pancreas.
Un messaggio senza pari
«Per fare capire alla gente quanto sia importante donare gli organi dico sempre che tra gli 8mila pazienti in attesa ci sono anche tanti bambini – racconta Raffaella Bartesaghi, presidente di Aido Como –. Parlare di donazione fa paura, è complicato ragionare della propria morte, specialmente dopo una certa età. Ma occorre sempre pensare che attraverso la donazione si può regalare la vita, anche ad un bambino. È un regalo immenso, enorme. Io ho sempre fatto l’infermiera, lavoravo con i neonati, tra la sala parto e il nido. Accoglievo tra le braccia la vita. Penso che la donazione degli organi offra proprio alla vita un messaggio senza pari, è un atto di una generosità estrema che spero tutti vogliano condividere». Il consenso alla donazione si può esprimere in Comune all’atto del rinnovo della carta d’identità, tramite l’app Digital Aido con accesso tramite Spid o ancora attraverso le Ats. «I comaschi rispetto alla media nazionale rispondono bene – dice ancora Bartesaghi – certo il messaggio non passa ovunque, il fine vita resta un tema delicato. Tante persone, parenti stretti dei donatori, si dicono felici, orgogliosi dei loro cari che hanno contribuito a salvare altre vite. Ricordo in particolare una signora, che mi raccontava che ogni che incontra una persona con gli occhi azzurri, chiari e intensi, si ferma ad osservarla convinta di riconoscere il fratello, un donatore di cornee». L’Asst Lariana al Sant’Anna, con cui Aido collabora e dove l’associazione ha sede, nel primo trimestre del 2024 ha segnalato 15 donatori, di questi cinque effettivi a cuore battente e due tramite Ecmo, una speciale tecnica che supporta il prelievo d’organi dopo che il cuore ha smesso di battere garantendo l’ossigenazione dei tessuti e la circolazione sanguigna all’esterno del corpo. Nel 2023 i donatori segnalati dall’Asst Lariana sono stati 22. Donare è un gesto importantissimo.
Un altro evento
«Il 15 settembre in Duomo il vescovo Oscar Cantoni ci ha fatto un regalo enorme – racconta la referente Aido – ci ha ricevuto e per noi ha officiato una speciale celebrazione visto il nostro 50esimo compleanno. È stato emozionante, le parole del cardinale sono potenti e spero possano arrivare a tutti. Il 27 settembre poi in concomitanza con la giornata nazionale del Sì organizzeremo al cine teatro di Albavilla, dove abito, una serata in compagnia del Baule dei suoni. Sarà un modo per riunirci insieme e pensare ai prossimi passi da fare». L’appuntamento è dalle 21 in via Patrizi al teatro della Rosa. Quanto alla donazione l’Asst Lariana ricorda che dichiarare la propria volontà è un diritto e consente di scegliere in prima persona, sollevando i familiari dalla responsabilità di dover decidere per le persone care che sono mancate. Se infatti non vi è stata una esplicita manifestazione di volontà in vita, la decisione sulla donazione dopo la morte è affidata ai familiari, in un momento particolarmente triste e drammatico, quando non è facile prendere decisioni delicate e condivise.
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