In fuga dai talebani per salvare la moglie

La storia Da Herat a Cantù: la fuga di un dentista afghano che oggi lavora in uno studio canturino. Premiato dall’agenzia Onu per i rifugiati

Ahmad Farzad Farahzad ha 27 anni, è un odontoiatra, aveva uno studio a Herat, un’attività che ha dovuto lasciare per salvare la moglie Fareshta Taheri, perché fotografata mentre prendeva parte a una manifestazione in piazza. Una storia che si può capire solo aggiungendo il nome del Paese dove si svolge: l’Afghanistan, che dal 15 agosto 2021 è sotto il regime dei talebani, un movimento fondamentalista islamico che ha tolto alle donne la maggior parte dei diritti.

«Siamo partiti da Herat, una città bellissima – afferma Farzad sottovoce con un sorriso – e siamo arrivati a Kabul, siamo rimasti lì undici mesi, poi abbiamo raggiunto Islamabad, capitale del Pakistan, dove siamo stati nove mesi, poi siamo giunti a Roma e ci siamo spostati a Figino Serenza». I trasferimenti tra una tappa e l’altra sono avvenuti in auto e con mezzi di fortuna che Farzad preferisce non ricordare, l’ultimo tratto da Islamabad a Roma in aereo grazie a Caritas che è riuscita ad aprire un corridoio umanitario lavorativo.

«Da quando i talebani hanno preso l’Afghanistan avere un visto per il Pakistan è diventato molto difficile, famiglie che viaggiavano insieme si sono dovute separare a Islamabad perché i visti non arrivavano nello stesso momento ed era troppo pericoloso aspettare che li avessero tutti i componenti della famiglia. Quando io ho ricevuto il mio visto, il passaporto di Fareshta è andato perduto, abbiamo dovuto pagare più di mille dollari per averne uno nuovo».

La vita a Herat e in tutto il Paese è stata stravolta dopo il 15 agosto 2021: «Capitava che i talebani venissero nel mio studio e non pagassero il conto, se il paziente era una bambina o una donna c’era tutta la famiglia all’interno dello studio per controllare e giudicare le cure. Hanno sostituito il ministro della salute, che era un medico, con una persona che non sa nulla di sanità eppure dovevamo fare come diceva lui. Era diventato molto difficile vivere in Afghanistan, soprattutto per mia moglie. Tutte le attività dedicate alle donne sono state chiuse, dalla scuola alla palestra, le donne non hanno il permesso di uscire di casa, mia moglie è una ragazza che ha voglia di lavorare» e di vivere e di condurre una vita normale.

Fareshta è laureata in fashion design e oggi sta seguendo un tirocinio a Milano. In Afghanistan era attiva a livello politico e sociale, ha partecipato a qualche manifestazione contro i talebani insieme ad altre donne ed è stata fotografata, da quel momento era riconoscibile quindi in pericolo. Le conseguenze per chi non rispetta le regole prevedono l’arresto, le torture, la morte per lapidazione. Soprattutto per questo motivo Fareshta e Farzad hanno ottenuto lo status di rifugiati. I talebani oltre a non permettere alle donne di frequentare la scuola dopo i 12 anni, di lavorare, di guidare, di ridere ad alta voce, di uscire di casa se non accompagnate da un uomo e sempre e solo indossando il burqa, hanno imposto anche una serie di regole che prevedono per tutti il non vestirsi in colori vivaci, niente pantaloni solo vestiti tradizionali islamici, non tagliarsi la barba, non festeggiare, non ascoltare musica.

Farzad è arrivato in Italia il 25 maggio 2023, oggi vive a Figino Serenza e lavora come assistente alla poltrona nello studio dentistico di Maria Cristina Grangia a Cantù. In questo momento sta aspettando di capire quali esami deve eventualmente integrare alla sua laurea per esercitare la professione di odontoiatra in Italia: «Stiamo molto bene, i nostri vicini sono gentili, come le persone che ci hanno permesso di arrivare qui. Ringrazio tutti di cuore, Fondazione Pangea che ci ha aiutati a Kabul, Caritas, gli operatori del Consorzio Comunitas, Novo Millennio e la dottoressa Grangia che mi ha dato l’opportunità di lavorare per lei». Il 19 giugno lo studio canturino ha ricevuto a Roma il riconoscimento «Welcome - Working for Refugee Integration» promosso da Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati. Nel 2023 sono stati attivati 11.700 percorsi professionali che hanno coinvolto persone rifugiate, portando a 34mila il totale degli inserimenti realizzati dalla nascita del programma nel 2017.

Lasciare l’Afghanistan oggi è praticamente impossibile, il passaporto consente di entrare solo in 28 Paesi nel mondo e con un visto, nessuno di questi è in Occidente, senza l’aiuto delle organizzazioni umanitarie le persone sono intrappolate. «Racconto la mia storia per portare speranza a chi si trova nella mia stessa condizione e per sottolineare l’importanza dei corridoi umanitari. Un giorno vorrei tornare in Afghanistan per rivedere la mia mia famiglia, ma non per viverci, adesso ci sentiamo al sicuro, la nostra casa è qui».

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