Dal violinista al “laghée”: tante storie
da ascoltare
Il personaggio All’Ozanam dal 2006. Enrico ritroverà la sua indipendenza: «Sarò per sempre grato ai volontari che mi hanno offerto ospitalità»
La storia di Ozanam s’intreccia inevitabilmente con quelle delle migliaia di ospiti che la struttura ha ospitato in novant’anni di vita ne contesto cittadino. Con la storia delle persone – sì, talvolta anche “personaggi” – che frequentano e hanno frequentato le stanze della Napoleona e di via Cosenza. I soprannomi non mancano: ci sono i “gemelli”, il “violinista”, “Jon”, il “laghèe”.
E c’è anche il “becamòrt”, il becchino, con una storia di riscatto tutta da raccontare. Lui è Enrico Rusconi, ha 58 anni e tra pochi giorni lascerà l’Ozanam per trasferirsi in via Bernardino da Siena in un alloggio dell’Aler. È nato ad Appiano Gentile, mentre a Rebbio, nella casa di via Di Vittorio che condivideva con la mamma e il fratello, ha passato gran parte parte della sua vita. Poche parole, retaggio anche di una giovinezza trascorsa sui campi, fin da ragazzino, quando era necessario anche l’impiego dei figli nel sostegno della famiglia.
A un certo punto della vita, è rimasto senza casa, per vicende private, che riguardano solo lui e i suoi fratelli. Ha poi girato, lavorando come giardiniere, come operatore per un’impresa locale di pulizie, come manovale e infine come becchino nella vicina Varese. Mai però nella sua vita, anche a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni psico-fisiche è riuscito a garantirsi una vera e propria stabilità. Perso l’ultimo impiego, su segnalazione del comune di Appiano Gentile, dal 2006 è stato accolto alla Casa Ozanam. «Qua mi sono sempre trovato bene – racconta Enrico -, è sempre un appoggio sicuro. Per esempio, la scorsa estate sono stato via tre mesi per lavoro, a Varese, da un amico per lavoro come becchino poi sono tornato. L’obiettivo è sempre stato provare ad avere una casa mia, per una mia maggiore autonomia. Ma devo sempre ringraziare Ozanam, per l’ospitalità e l’aiuto che le persone mi hanno sempre offerto, oltre al mio amministratore di sostegno».
Il via vai è continuato negli anni. Andava e veniva, alcune volte spariva per settimane, salvo poi ripresentarsi in Napoleona o via Cosenz. Finché si è deciso per il grande passo della casa. La situazione per Enrico si è sbloccata fortunatamente in fretta: la scorsa primavera – con l’assenso del personale dio Ozanam che l’ha ritenuto idoneo - ha fatto richiesta di un alloggio all’Aler, ora sta aspettando solo che l’appartamento – un monolocale con cucina e bagno -venga definitivamente ammobiliato e conta di trasferirsi lì entro metà-fine ottobre. Nel frattempo, vive in un appartamento di Ozanam a Capiago e continua a frequentare via Cosenz con assiduità. Tra un lavoretto e l’altro: «Ho avuto una borsa lavoro, ho lavorato anche qua, facendo pulizie nella struttura, ma anche altre piccole mansioni, per esempio in cucina come lavapiatti. Tanti sono nelle mie condizioni, ci si scambia opinioni, ma anche sogni e desideri per il futuro: siamo tutti sulla stessa barca. Anche altri hanno fatto questo passo, mi hanno incoraggiato e così mi sono deciso a chiedere un alloggio tutto per me».
Ma non sarà certamente un addio. Ozanam “vigilerà” su Enrico - ci sarà un monitoraggio, inevitabile, a garanzia che tutto fili liscio – e sulla sua nuova vita in appartamento da solo. E c’è da scommettere che Enrico, prendendo l’amato autobus nei suoi immancabili giri pomeridiani, sarà spesso in via Cosenz a fare un salto dai suoi vecchi amici. Ma con una casa e una nuova occasione in più.
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