Detenuti e studenti in campo: al Bassone un’esperienza di libertà

La partita Incontro di calcio a sette con i ragazzi del “Carcano” all’interno del carcere. Due giovanissimi arbitri a dirigere e una curva d’eccezione con agenti e altri reclusi

Un rettangolo di gioco in un luogo improbabile, un pallone, una squadra di calcio scolastica del “Carcano”, una squadra di detenuti e ovviamente gli arbitri.

Tutti protagonisti di una mattinata all’insegna dello sport. Il connubio di tutti questi elementi ha dato origine ad una partita di calcio a 7, disputata all’interno della casa circondariale “Bassone” di Como, con una curva d’eccezione formata dagli agenti e detenuti pronti a supportare la squadra di casa. A dirigere la partita sono stati Alessandro Nocera e Simone Zanchettin, giovani fischietti della sezione arbitri “Andrea Riella” di Como.

Quattro tempi

Due tempi da 25 minuti, che poi hanno avuto anche un terzo e un quarto tempo, concordato al momento con gli operatori del carcere, hanno scandito questa amichevole ricca di gol.

Le due squadre si sono date battaglia sul terreno di giuoco. Non è mancato l’agonismo e la voglia di vincere ma sempre nel rispetto delle regole. È stato un momento in cui si sono instaurati anche rapporti tra arbitri, detenuti e studenti.

E, a quel punto, sul punteggio di 10-10, tutti si sono ritrovati d’accordo anche nel calciare anche i rigori. Per la cronaca, ha vinto la squadra del “Carcano”.

I detenuti in questione, molti di loro senza documenti e impossibilitati a svolgere attività fuori dal Bassone, hanno potuto sfruttare questa opportunità per un’occasione di “libertà”. Una semplice partita di calcio. L’intervento della sezione arbitri di Como – si è mosso in prima persona il numero 1 dei fischietti comaschi, l’arbitro internazionale Andrea Colombo, contattato da Gianfranco Colombo della casa circondariale – è stato decisivo.

Per l’Aia Como, in pieno spirito arbitrale, si è trattato di un intervento di solidarietà in amicizia, anche per far vivere un momento importante a due ragazzi dell’associazione. E per gli stessi arbitri che hanno diretto le partite, è stata infatti un’esperienza unica e coinvolgente. Andata ben oltre il semplice ruolo richiesto, ossia che in campo venissero osservate tutte le regole. Non a caso, in campo ci sono andati due arbitri giovani, che hanno potuto vivere un’esperienza certamente insolita, ma appagante.

«Un’esperienza senza confini - ha raccontato Alessandro Nocera, 24 anni e debuttante nei campionati dilettanti di Prima categoria -: abbiamo potuto assaporare una nuova realtà e nonostante le barriere culturali o linguistiche ci siamo uniti sotto una bandiera universale e trasversale cioè quella dello sport. Questa avventura ha creato rapporti impensabili e l’opportunità di dirigere questa gara ci ha dato una nuova prospettiva».

Pochissimi falli

Nocera è stato colpito dal comportamento dei detenuti: «Siamo abituati ad andare sui campi, ci aspettano persone che giocano tutte le settimane a calcio. Per i detenuti è stata molto più di una partita, un autentico momento di libertà e spensieratezza. Hanno fatto di tutto per seguire le regole, in una partita con pochissimi falli. E in campo ci si capisce sempre, nonostante le differenze linguistiche: è la lingua universale dello sport, che unisce tutti».

Anche per il diciottenne Simone Zanchettin, arbitro da poco più di un anno, è stata una grande esperienza. Lui arbitra ancora le partite del Settore giovanile e scolastico, impegnato con la categoria Under 17: «È stata una giornata particolare per tutte le persone che hanno giocato, arbitrato e fatto il tifo sugli spalti. È stata un’esperienza bellissima, abbiamo conosciuto una realtà difficile, che non conoscevamo. L’aspetto che mi ha colpito è che, alla fine, questi detenuti sono ragazzi esattamente come noi, con la passione per il calcio. hanno passione. Abbiamo capito quanto sia stato importante per loro vivere questo sprazzo di “libertà” e siamo felici di aver potuto contribuire».

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