Emergenza casa, tocca al volontariato

Società Crescono i bisogni abitativi, non solo per le fasce più deboli della popolazione, ma le soluzioni sono poche. Ecco perché il Terzo settore si mobilita

In città c’è bisogno di case, il mondo del volontario tenta di mobilitarsi.

Lavoratori stranieri, giovani famiglie, professionisti in arrivo da altre province, c’è una fascia di popolazione che oggi fatica a trovare appartamenti in affitto, non potendosi permettere di pagare prezzi al metro quadrato troppo cari. Il boom turistico aggrava la situazione, archiviate le vecchie politiche di edilizia residenziale. Dunque associazioni, enti caritatevoli e parrocchie in piccolo stanno provando a lavorare su progetti abitativi così da offrire una sistemazione a chi ne ha bisogno.

«C’è una fascia di popolazione esclusa dal mercato delle abitazioni – dice Enrico Lironi, membro del direttivo di Fondazione Cariplo – famiglie che superano la soglia dell’Isee così da non non poter accedere all’edilizia pubblica, ma anche lavoratori provenienti da altre province o stranieri che non riescono a sostenere affitti troppo cari, detto che buona parte delle abitazioni in città oggi viene destinata ai soli turisti. Dunque serve una politica della casa che abbia prezzi accessibili, progetti di housing sociale che tengano conto non solo dei più bisognosi. Possibilmente inseriti nei quartieri, con servizi di vicinato, non i vecchi casermoni alienati dal resto della città. Con la Fondazione Cariplo stiamo sostenendo idee simili, per esempio nel milanese e più in piccolo ci stiamo provando anche a Como».

Ecco un esempio, in via Ennodio grazie alla fondazione svizzera MdM e proprio alla fondazione Cariplo la parrocchia di Rebbio sta ristrutturando alcuni appartamenti, i primi dati a giovani lavoratori stranieri in condizioni economiche non ancora stabili.

«Difficilmente i lavoratori stranieri trovano case in affitto in città - commenta Marina Consonno, presidente delle Acli di Como – i proprietari sono restii, a volte diffidenti, in più negli ultimi anni è esploso il fenomeno delle case vacanza. Le Acli hanno a Camerlata alcune camere a prezzi calmierati e sono sempre pienissime. È vero che servirebbero nuove politiche per il diritto alla casa». Associazioni come Scacco Matto, che seguono e coinvolgono persone con problemi di salute mentale, per mesi e mesi hanno cercato a Como abitazioni per creare percorsi di autonomia, ma senza alcun esito.

Il terzo settore stesso si dice in difficoltà. Ai centri di ascolto comaschi della Caritas nel 2023 i volontari hanno evidenziato una emergenza abitativa. «Le difficoltà più comuni emerse sono quelle legate al pagamento del canone di locazione – si legge nella relazione annuale - a motivo della fragilità economica, spesso dovuta agli stipendi troppo bassi e ai canoni troppo alti (anche 900 euro per un monolocale a Como), alla difficoltà a pagare la cauzione per mancanza di liquidità e a trovare una casa in locazione in presenza di contratti di lavoro precari. Gli alloggi disponibili scarseggiano e vi è un alto numero di appartamenti inagibili per i quali non c’è un piano di recupero. Coloro che hanno un’abitazione in cui vivere a volte accettano, per necessità e disperazione, irregolarità contrattuali. Spesso abitano in case fatiscenti».

Secondo il sindacato degli inquilini della Cisl in città ci sono più di 200 alloggi pubblici sfitti o inagibili, occorrerebbe anche un vasto piano di ristrutturazioni. Dipendenti come insegnanti, autisti e infermieri non firmano i contratti per venire a lavorare a Como anche perché non trovano casa. Nel 2023 le domande avanzate all’Aler dai cittadini a Como sono state 443, a fronte di soli 68 alloggi assegnabili. L’offerta non è adeguata ai bisogni, peraltro le unità abitative non vengono assegnate ai soli cittadini bisognosi e in alcuni casi gli appartamenti pubblici vengono direttamente venduti all’asta.

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