Fra Riccardo Giacon: «G7, così Assisi è stata preferita a Como»

Inclusione e disabilità Fra Riccardo: «Una scelta legata a San Francesco e al suo impegno accanto agli ultimi»

05:17

«Lo sapevate? Questo G7 doveva svolgersi a Como. Ma poi è stata preferita Assisi. E, se me lo consentite, devo dire che è stata la scelta giusta». Fra Riccardo Giacon è il direttore della Rivista San Francesco. Si affaccia alla balconata che guarda sulla piazza Inferiore davanti alla Basilica del Santo mentre invitati e pubblico prendono posto per assistere alla cerimonia di apertura del G7 sull’inclusione e la disabilità.

«La scelta di Assisi - racconta il frate Francescano - è ovviamente legata alla vita di Francesco, un uomo del medioevo che si è dedicato agli ultimi, a quelli che nella società contavano di meno. E infatti il nome che Francesco ha dato ai suoi primi frati è stato di “minores”, non perché fossero inferiori agli altri, ma perché dovevano stare con i “minores”, quindi quelli che non contavano nella società del tempo. Questa spiritualità che da decenni ha ispirato tante associazioni, è il senso per cui siamo qui ad Assisi. Quindi non ce ne vogliano i comaschi».

Ad Alessandra Locatelli, comasca, ministra per la Disabilità, sicuramente sarà spiaciuto “voltare” le spalle al suo lago. Ma la scelta dell’Umbria, con il senno del poi, è sembrata obbligatoria.

Raccontare la disabilità

«Francesco è la figura chiave - prosegue fra Riccardo - La ministra Alessandra più volte è venuta a trovarci, in questi mesi, con grande simpatia e grande affetto. Ha scelto Assisi come luogo simbolico, non soltanto per la sua storia e per il suo passato, ma come voce attiva e attuale. Francesco oggi, con questo Papa ancora di più, ci ricorda che lo spirito di Assisi è vivo».

La grande piazza Inferiore di San Francesco ormai è gremita, quando fra Riccardo affronta un tema che gli sta molto a cuore, visto il suo ruolo di direttore della rivista che si occupa della comunicazione del Sacro Convento di Assisi: come si racconta la disabilità?

«Ci sono più livelli - dice il frate - Certamente quello delle storie, cioè le persone che fanno fatica, che combattono giorno per giorno con la burocrazia, con i muri, con le fatiche quotidiane. Quelle mentali, come ad esempio le scuole, la sanità, ma anche quelle materiali: pensate Assisi, un luogo dove attraversare una strada, fare una salita, è una fatica. Il secondo livello riguarda le istituzioni, le leggi: devono accelerare il processo di inclusione e di accessibiltà. Poi c’è il ruolo dei termini, delle parole che vengono usate per raccontare la disabilità». Parole che hanno «vissuto un’evoluzione terminologica: portatori di handicap, handicappati, disabili. E invece no, oggi parliamo di persone con disabilità. Ed è un’evoluzione importante, perché abbiamo iniziato a parlare di persone. Poi, è vero, ognuno di noi ha le sue disabilità. E quelle disabilità non sono una mancanza, ma una caratteristica di una persona. Le differenze sono la ricchezza, non un limite, non un impoverimento».

L’evoluzione terminologica racconta anche un altro «aspetto fondamentale: il mondo deve misurarsi a partire dagli ultimi. È inutile che noi corriamo in avanti e lasciamo indietro qualcuno, questo non rispetta il mondo. Noi - spiega ancora Fra Riccardo - consideriamo le persone disabili come “ultimi”, ma in realtà sono società come noi. Hanno il diritto di camminare insieme, ma hanno anche un valore aggiunto».

La persona al centro

Insomma: «Un mondo bello e un mondo civile è un mondo che va al ritmo anche dell’ultimo». E in questo «l’Italia è capogruppo a livello mondiale per le politiche sulla disabilità, politiche che a volte rimangono sulla carta. È importante che il ministero di Alessandra Locatelli non sia un ministero isolato, ma trasversale, perché aiuta e sostiene tutti gli altri. Per me è un ministero chiave per una politica che mette al centro le persone». Solo così le parole ascoltate al G7 di Assisi non resteranno promesse vuote.

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