Graziano Martin, il nonno dei volontari: «Il bene va fatto»

Storia Graziano Martin, 88 anni:«Da giovane un prete mi disse: “Un bicchiere offerto a chi ha sete, Dio non lo dimentica”»

«Se puoi fare qualcosa di buono, lo devi fare. E per me, fare il volontariato, ha sempre voluto dire fare qualcosa per qualcuno avendo la certezza di non dover essere ricambiato». Lo dice come un semplice dato di fatto Graziano Martin, 88 anni, di Cucciago. È suo il Premio canturino impegno nel sociale 2024 a lui consegnato dalla cooperativa sociale In Cammino.

La storia

Martin è una specie di “volontario dei volontari”: Acli, la politica locale, il sindacato. Lo scoutismo. Ma anche La Soglia, Sprofondo, Aspem. Il gruppo missionario della Comunità del Pellegrino. I campi di lavoro in Burundi. Ancora oggi, che ha quasi novant’anni, è attivo in diverse realtà. Tra queste: AgriSenna, a sostegno delle attività per la comunità di don Giusto Della Valle, parroco a Rebbio.

Ultimo di dodici fratelli, Graziano parte sedicenne da Monastier, Treviso, in cerca di fortuna in Brianza, dove già si era trasferito un altro fratello. Da volontario, fa il cineoperatore per la parrocchia. Soprattutto: trova subito lavoro. «Per un anno o più ho fatto il lucidatore di mobili. Poi è venuta fuori l’occasione di poter andare a lavorare in un’industria, la Vergani di Cantù. Che mi ha dato la possibilità di frequentare le scuole serali, per cinque anni, al Setificio».

Da lì parte l’impegno sindacale.

«Non c’era commissione interna, non c’era forse nessun iscritto al sindacato e mi sono dato da fare con la Cisl - ricorda - Siamo tra il 1962 e il 1963. La cosa ha avuto successo e quasi mi ha creato un po’ di imbarazzo, perché su mille e passa operai, novecento erano iscritti alla Cisl. Poi andai in un’industria di Como, le Seterie Arturo Galli. Con le Acli, con i gruppi di fabbrica, abbiamo sempre cercato di fare attività di coinvolgimento delle persone, perché partecipassero alla vita sociale».

«A Cantù avevo i figli che frequentavano il mondo degli scout - prosegue - Alla Comunità del Pellegrino si raccoglievano vestiti, generi alimentari, medicine. Si riempivano i container e si spedivano in Burundi. C’era la guerra. Nel 1978 sono stato in Burundi perché l’ospedale Valduce di Como aveva regalato al Pellegrino un apparecchio per la schermografia. Lì non c’era la corrente. Prendemmo un generatore di corrente a scoppio e tirammo due lampadine nella locale maternità: non c’era neanche l’ospedale. Un anziano del posto si era messo a battere le mani e a gridare: “È arrivato il progresso anche da noi”».

«Sono stato lì un mese, abbiamo fatto altri lavori. Ci siamo occupati della sistemazione delle case, perché c’erano i forni per i mattoni - aggiunge - Si era mandato giù anche un trattore, affinché i locali non lavorassero il terreno solo con la zappa».

Poi, a Cantù, l’impegno dei consigli di classe, d’istituto e di circolo. E l’inizio di una nuova avventura nel volontariato: «Siccome i miei figli a scuola se la cavavano, le insegnanti mandavano il pomeriggio a casa nostra dei bambini che avevano più difficoltà a fare i compiti. Però poi abbiamo scoperto che, a parte i compiti, per i ragazzi c’erano anche altri problemi. Quindi si è pensato di fare dell’affido volontario». L’inizio de La Soglia. Che ha visto Graziano tra i fondatori. Presidente, Marisa Nava, mancata da poco: «Quando c’erano problemi: vai a casa della Rita e del Graziano. E sono iniziati ad arrivare diversi bambini in affido. Stavano lì circa sei mesi, un anno. Così per undici anni».

Don Renzo e don Giusto

Poi la conoscenza di Sprofondo, fondata da don Renzo Scapolo per gli aiuti in Bosnia durante la guerra dei primi Anni Novanta. «Lavorava con Sprofondo un signore che collabora con Don Giusto Della Valle, parroco a Rebbio - dice - Ora c’è il progetto di sistemare un bene confiscato alla ’ndrangheta ad Oltrona San Mamete, per farlo diventare un centro di educazione alla legalità. Se c’è bisogno di qualche lavoretto, taglio piante, pulizia, porte da sistemare, ci sono. Da ragazzo, una volta, il prete mi disse: “Un bicchiere d’acqua fresco, offerto a una persona che ha sete, Dio non lo dimentica”. Ecco, è questa la mia ricompensa».

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