«Il nostro canto per la libertà»

Voci sconfinate Da una ragazza afghana il progetto di un laboratorio di musica alla scuola di italiano di via Grandi. Un modo per riprendersi la vita, ma anche per riaccendere i riflettori sul dramma delle donne tra i talebani di Kabul

«Nel mio Paese ho il divieto di cantare. A noi donne i talebani hanno tolto anche la voce».

La parola diventa trampolino per rompere la solitudine

Non possono più parlare, cantare, dire poesie in pubblico. Il regime in Afghanistan ha imposto da mesi una pesante repressione. Dopo il ritorno al burqa, avvenuto immediatamente con la presa del potere da parte degli estremisti, per le donne la libertà di esprimersi è stata cancellata. Totalmente.

L’hanno chiamato “il silenzio delle innocenti” o un “apartheid di genere”. Le norme, dell’ultimo compendio emesso dai talebani, escludono le donne e le ragazze da quasi ogni aspetto della vita pubblica, negando loro l’accesso all’istruzione, alle cure mediche e al sistema giudiziario.

La musica consente alle studentesse di liberare la voce

Spegnere una voce è eliminare l’identità personale, il concreto tentativo di zittire le opinioni, le competenze, la forza di una donna. Spegnere più voci in pubblico è contrastare la possibilità delle donne di far valere i propri diritti come gruppo, di farsi cassa di risonanza l’una dell’altra, di chiedere giustizia e di farlo sentire al mondo fuori dalle mura di casa dove sono confinate. Nasce proprio dalla riflessione di una donna afghana, iscritta alla scuola di italiano per donne e mamme straniere di via Grandi a Como, l’idea di realizzare un laboratorio di canto e musica all’interno delle proposte che il sodalizio offre. «Nelle nostre lezioni – racconta Gilda Dangelo, una delle fondatrici e docenti della scuola – come metodo di insegnamento abbiamo scelto quello delle storie di vita. Invitiamo le donne a utilizzare la lingua italiana per parlare di sé, portare una testimonianza del proprio vissuto, in mondo che la lingua diventi lingua viva e allo stesso tempo faccia spazio per creare una relazione. In questo contesto le donne si aprono ed è lì che abbiamo sentito la forte esigenza, da parte loro, di trovare nuove modalità di esprimersi. Abbiamo, tra le diverse voci, ascoltato il racconto di questa donna afghana che ci ha parlato dei divieti che vigono nel suo Paese d’origine. Ci è sembrato che la musica permettesse alle nostre studentesse di liberare la propria voce, andando al di là del padroneggiare perfettamente la nostra lingua. La musica libera e unisce».

Un ponte

La lingua italiana che diventa canto è un ponte per riappropriarsi dell’autonomia e sentirsi parte attiva di una comunità. Infatti l’insegnamento della lingua non riguarda solo l’aspetto funzionale, è molto di più, è il dar voce alle donne. È l’opportunità per loro, che arrivano da Paesi diversi e spesso vivono in una condizione di isolamento sociale, di dare vita alle parole e calarsi nel presente, avendo appreso gli strumenti per interagire. La parola diviene quindi trampolino per la vita, quell’acceleratore indispensabile per rompere la solitudine di chi spesso giunge in Italia per un ricongiungimento familiare e ha un’enorme difficoltà nel tessere relazioni umane e professionali che vadano oltre le proprie mura di casa. La scuola per donne e mamme straniere è nata nell’ottica di abbattere il muro dell’isolamento e liberare la voce di queste donne.

Il laboratorio musicale aperto alle donne della città è un’occasione per far risuonare ancora di più questa voce; è stato chiamato “Voci sconfinate”. Si tiene il mercoledì dalle 9.30 alle 11 in via Grandi a Como, presso il centro civico. Sarà condotto da Mariateresa Lietti, diplomata in violino e che ha all’attivo numerose collaborazioni con formazioni cameristiche e orchestrali. Lietti fa parte dell’Orchestra Sinfonica del Lario e dal 2010 si occupa di musica e inclusione, seguendo alunni con disabilità, partecipando a convegni e tenendo corsi di formazione per conto di conservatori e associazioni. Per partecipare al progetto è possibile chiamare i numeri 335 528 4918 – 349 188 6926 oppure scrivere all’indirizzo mail: [email protected].

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