In carcere riparare è possibile, anche con ago e filo

Filodritto Il servizio è aperto a tutti i cittadin: così si costruisce un ponte tra carcere e territorio

Aggiustare ciò che si è rotto, consumato, per dargli una nuova vita. Riparare, invece di buttare. E allora la capacità di rammendare un abito non è più fine a se stessa, ma diventa un modo per ricucire le ferite dell’anima, riflettere sugli errori passati e ricominciare da zero. Un modo per creare un legame con la comunità esterna che apprezzerà l’impegno, la costanza e la determinazione di chi è nel carcere.

L’idea

Questo l’obiettivo di Filodritto, un servizio di visible mending al pubblico nato da un’idea della sartoria sociale CouLture Migrante e dalle mani degli uomini e delle donne che vivono nel carcere del Bassone. Il “visible mending” riguarda le tecniche di riparazione di un tessuto danneggiato che curano, oltre all’aspetto funzionale, anche quello estetico. I partecipanti saranno guidati e formati da professionisti del settore della sartoria e del design, per offrire un servizio di riparazione di capi di abbigliamento aperto al pubblico. L’iniziativa è ideata e gestita da CouLture Migrante e rientra nel progetto LINK-ed-IN – Tessere legami per favorire inclusione, realizzato nell’ambito delle iniziative promosse nel quadro della Politica di Coesione 2021-2027 e in particolare del Programma Regionale cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo Plus.

Il servizio è partito e qualcuno ha già aderito, ma come funziona? Tutti i cittadini possono aderire, compilando il form online presente sul sito filodritto.it. È possibile selezionare il tipo di rammendo che si preferisce e la modalità di consegna: se, quindi, spedire il capo, oppure portarlo in uno dei sei punti di raccolta dislocati sul territorio. Ecco l’elenco: La Libreria del Ragionier Bianchi di Como, la Libreria di via Volta a Erba, la Bottega il Ponte di Cantù, la Bottega Piano Terra di Menaggio, la biblioteca di Lurate Caccivio, infine la Bottega il Sandalo di Saronno. Il capo arriverà quindi al Bassone dove sarà trattato con professionalità, quindi restituito al proprietario con le stesse modalità con cui era stato inviato. Il servizio è gratuito, ma sono gradite offerte a sostegno dell’iniziativa.

«Filodritto è un progetto che ho accolto con grande favore, perché implica un recupero di autostima e di consapevolezza di poter ancora contribuire in qualche maniera al benessere della comunità esterna - spiega Fabrizio Rinaldi, direttore del Bassone – inoltre tesse relazioni e legami e il carcere ne ha bisogno per inserirsi nella rete del territorio. Permette a chi è qui di sentirsi utile».

La visione

«Crediamo che Filodritto rappresenti molte occasioni – aggiunge anche Martino Villani, direttore del Csv Insubria – Como e Varese - per la Casa Circondariale e i suoi abitanti quella di essere sempre più parte della città e della comunità territoriale, assumendo un ruolo attivo e creativo; per i cittadini che invieranno i propri capi da rammendare quella di riconoscere, al di là della posizione giuridica, persone in formazione e impegnate nel proprio reinserimento lavorativo fin dalla detenzione; per le nostre organizzazioni quella di rinsaldare la relazione con i servizi della Giustizia e contribuire ad arricchire la rete territoriale per il reinserimento sociale delle persone». Un’attività che permette la libera espressione della propria creatività attraverso un lavoro manuale e che può rappresentare un’importante opportunità una volta usciti dal carcere.

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