In Romania, a immortalare tradizioni

Il viaggio Un’insegnante comasca ha scelto una meta estiva inusuale per scattare fotografie all’insegna della gentilezza

Da un camper diretto in Romania, Federica Bentivegna, giovane docente comasca, scatta fotografie e racconta di tradizioni del popolo rumeno. Di retaggio in retaggio, il filo conduttore dei suoi scatti è la gentilezza. E “fotografie gentili” è il modo in cui Bentivegna stessa riassume il suo modo di pensare e scattare le fotografie.

«Questo nome mi legherà sempre a un mio alunno, un ragazzo con la sindrome di down di nome Alessandro che ha un posto speciale nel mio cuore - racconta - Io amo la gentilezza, una cosa alla portata di tutti, gratuita e disinteressata, che non può che fare del bene sia per chi la pratica che per chi la riceve».

- Il profilo Instagram di Federica Bentivegna raccoglie molti dei suoi scatti oltre ai racconti dei suoi viaggi in Romania: si raggiunge cliccando qui.

E la gentilezza nel suo caso sta tutta nell’approccio con cui entra nelle storie che immortala con l’obiettivo, scoprendo nell’attimo del flash un fugace contatto con le vite di chi si ferma di fronte a lei per il tempo di una foto. Sono tre gli ingredienti essenziali di questa storia.

Il primo: la passione per la fotografia che spinge Bentivegna a farsi collezionista di attimi. Una passione nata prendendo dai “grandi” l’ispirazione a impugnare la macchina fotografica: da Doisneau a McCurry, passando per Maier e Bresson. La prof viaggiatrice, nelle sue avventure lontano dalla città, usa una Nikon («scelta bonariamente soltanto perché McCurry utilizzava proprio quel marchio. E chi ero io per non fare altrettanto?» precisa).

Il secondo: le persone, soggetto prediletto della fotografia di Bentivegna. Per la comasca, il ritratto fotografico è un modo di narrare un passato che passa di mano in mano e si rigenera.

Il terzo: la Romania. Con le sue regioni poco note al turismo di massa- le più amate dalla prof comasca, nonché quelle che per prime l’hanno ispirata a partire, sono Maramures e Bucovina - e il suo popolo che nella tradizione si rispecchia e si racconta alle nuove generazioni, la Romania ha conquistato la “fotografa gentile” di Como: «Quando ho visto le immagini di questi posti, non potevo credere che in Europa, e non così distante da casa, ci fossero ancora luoghi così ancorati alle tradizioni, dove le persone indossano abiti tipici e sono legate ai valori della terra. Ecco perché ho deciso di andare a scoprirli e vederli direttamente coi miei occhi».

Per tre volte, l’ultima qualche giorno fa, Bentivegna ha viaggiato avanti e indietro superando linee di confine, in cerca di sguardi da immortalare in fotografie che riassumono storie personali, processi culturali e tappe storiche della Romania, quella più rurale e misteriosa.

«Mi piacerebbe poter visitare il Paese durante ciascuna festività religiosa e non - spiega - Prenderei nuovamente parte alla “danza degli orsi”, una tradizione che si ripete ogni capodanno a Comanesti, cittadina della Romania nordorientale: qui centinaia di persone sono solite vestirsi da orsi, con costumi realizzati con vere pellicce e le teste degli animali attaccate, cantare e ballare come rito propiziatorio per tenere lontano il male». Abiti e musiche, ma soprattutto occhi che si incrociano e in cui le storie si conservano, non come retaggi malandati di un tempo ormai finito, ma come semi di un futuro da preservare e di cui prendersi cura. Semi-pupille che Bentivegna immortala e condivide poi sul proprio profilo Instagram, sognando un giorno di poterli esibire in una mostra, per raccontare a più persone possibile la bellezza di queste usanze.

«La tradizione rappresenta il fascino dell’esperienza tramandata, la dedizione e le abitudini confortanti a cui tornare. Fotografare le tradizioni mi permette di poterne preservare la memoria e farle conoscere, seppur nel mio piccolo, attraverso i miei canali social».

Non solo, per la prof comasca le foto diventano anche legami, come nel caso di Marieta, una ragazza rumena originaria del villaggio di Botiza: «Avevo visto una sua fotografia su una pagina social che parlava di questi villaggi nel cuore del Maramures e così, senza pensarci troppo, arrivata sul posto le ho scritto chiedendole di poterle fare dei ritratti fotografici. Lei ha accettato, con mia grande sorpresa, e si è presentata in abiti tradizionali apposta per me. La nostra amicizia è poi continuata e durante le festività natalizia mi ha accolta a casa sua, facendomi cucinare dei prodotti tipici della zona da sua mamma. Tra qualche giorno ci rivedremo».

In queste ore, la comasca, che al suo ritorno racconterà ai suoi studenti la ricchezza di ogni diversità incontrata durante il viaggio, ha raggiunto la Dobrogea, regione della Romania dove con le sue fotografie “gentili” sta immortalando usi e costumi di alcune minoranze etniche, prima che si perdano nelle pieghe della storia.

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