La fiaba d’Oriente che fa sognare i bambini

Lo spettacolo A Como va in scena Tanabata, una storia che è anche una festa pensata per avvicinare i più piccoli al Giappone

Fuori dalla biblioteca “Paolo Borsellino” di Como c’è un raduno chiassoso e colorato. Decine e decine di bambine e bambini delle scuole elementari delle vie Perti, XX Settembre, Viganò e Brambilla aspettano di entrare. Ridono, saltellano, si salutano. Qualcuno più timido tiene stretta la mano al suo compagno, qualcun altro corre intorno incapace di stare fermo. Finché, al richiamo di giovani donne vestite con un elegantissimo kimono, scende il silenzio. È ora di entrare nel salone, lo spettacolo sta per cominciare. “C’era una volta…” scandisce la narratrice, poi rullano i tamburi, e non è una metafora, perché i taiko suonati da Chiara rimbombano davvero forte, scatenando una serie di ohhh che fanno saltare sulle sedie e aguzzare gli occhi verso il palco. È iniziato “Tanabata”, un magico racconto del Giappone di duemila anni fa. Ha per protagonista una principessa tessitrice di nome Orihime, figlia del Re del Cielo, abile a interpretare con la sua arte i desideri di chi ha bisogno di un abito, e Hikoboshi, un principe pastore. Tanabata è anche il nome di una festa giapponese durante la quale si scrivono i propri desideri su strisce di carta colorate, i tanzaku, che vengono appese ai rami di un bambù. E alla fine del racconto, i bambini porteranno sul palco i loro alberi pieni di desideri. “Essere forti come draghi”, “Essere amiche come l’airone simbolo della fedeltà”, “Stare di più con la mamma” e anche un disarmante “Andare al mare con mia cugina”.

A realizzare questo magico scenario sono state le associazioni Miciscirube e Luminanda nell’ambito del progetto di educazione alla pace e alla solidarietà “Gemini”. Un percorso triennale coordinato dall’operatrice di Csv Insubria Laura Fagetti (che è anche animatrice dei laboratori con i bambini), realizzato con il Comune di Como e il Coordinamento comasco per la pace. Lo scorso 14 novembre quasi trecento bambini hanno assistito a “Tanabata”, un’immersione nella cultura giapponese che ha reso più che mai concreto il ponte tra Como e Tokamachi (nel 2025 si festeggerà il 50° anniversario del gemellaggio).

Akiko Izawa, Sakae Nakatani e Michio Jodai dell’associazione Miciscirube hanno guidato le classi quarte e quinte nello “shodo”, l’arte calligrafica giapponese. «I bambini hanno scritto “Como”, “Tokamachi” e “amicizia” usando gli ideogrammi e tre diversi alfabeti – racconta Akiko Izawa – scrivere in verticale con il pennello per loro è stato molto divertente». Akiko ha accompagnato lo spettacolo pizzicando le corde del koto, l’arpa giapponese che suona da quando era piccola. Anche gli yukata, i kimono indossati durante lo spettacolo, hanno una storia magica da raccontare: «Sono stati disegnati dagli studenti di quinta del Setificio “Paolo Carcano” di Como e poi stampati e confezionati a Tokamachi durante la pandemia» ricorda Akiko.

«Tanabata è una storia che insegna a dare il proprio massimo nell’essere parte dell’ingranaggio dell’universo - ricorda Anna Buttarelli di Luminanda che ha narrato la fiaba - ognuno deve compiere il suo dovere, così da non interrompere un equilibrio. Il percorso di calligrafia, un’arte con regole precise e rigide ma che richiede poesia, attenzione e bellezza, ha fatto entrare i bambini, le bambine e noi operatrici in un’altra dimensione esperienziale».

La musica è stata un elemento fondamentale e trascinante. I suoni dei taiko, delle campane e dei chanchiki hanno sottolineato le paure, i sospiri, le gioie di Orihime e Hikoboshi. «Con Luminanda ho trovato una sintonia forte e immediata – racconta Chiara Codetta che da anni studia e suona i taiko tra Giappone, Europa e Stati Uniti – c’è stato uno scambio di gioco, di voci e di ritmo con i bambini. Salendo sul palco sono diventati parte della storia, è stato un momento davvero prezioso».

«Siamo rimasti incantati dalla voce melodiosa e dal linguaggio espressivo di Anna Buttarelli - racconta Angela Cugliari insegnante della scuola primaria di via Perti - I piccoli di prima sono stati letteralmente catturati dalla musica e hanno avuto l’occasione di sperimentare come lo stare insieme in solidarietà sia bello e possibile. Ringrazio Laura Fagetti che con la sua dolcezza, il sorriso e la capacità di accogliere, ci ha fatto volare dentro un mondo diverso».

«Un misto di entusiasmo e trepidazione quando dovevano imparare a scrivere gli ideogrammi – sottolinea Anita Giardullo insegnante nella quinta di via XX Settembre – i ragazzi sono affascinati dal Giappone e lo spettacolo è piaciuto moltissimo, è stato bello vederli così emozionati con la voglia di cimentarsi. Abbiamo portato in aula gli alberi con appesi i desideri delle due classi mescolati insieme in segno di reciprocità e amicizia».

«Abbiamo scelto di non mediare il racconto ma di portare i bambini a incontrare direttamente il Giappone attraverso uno strumento, una voce, una persona – spiega Laura Fagetti – un’autenticità che ha colpito in profondità ognuno di noi. Aiutare il mondo della scuola a entrare in relazione con l’altro in modo gentile per vederlo non come nemico ma come qualcuno da conoscere e che ha qualcosa da condividere è il senso del progetto Gemini».

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