La giustizia più “giusta”, quella che ripara, è anche una questione sociale
L’iniziativa Un modo nuovo di ricomporre le “fratture”. Ma anche un modo per intercettare e prevenire i conflitti
La settimana della giustizia riparativa vedrà tra i suoi principali attori il Csv - Centro di Servizio per il Volontariato di Como.
Il suo ruolo, nell’ambito della giustizia riparativa è assolutamente centrale nella rete di organizzazioni che partecipano a questo “nuovo” modo di composizione delle fratture che i reati provocano nelle comunità.
Finanziato da Regione
La “rete” è ampia e profonda. Oltre a Csv, partecipano partner come l’Ascl - Azienda sociale comasca Lariana – in qualità di capofila -, cooperative come il Gabbiano, oltre all’Asci – Azienda Sociale Comuni Insieme.
«Da dieci anni – spiega Alessandra Bellandi di Csv - questa organizzazione promuove percorsi nell’ambito della giustizia riparativa, tramite un’equipe di educatori, assistenti sociali e psicologi con una formazione specifica sul tema e alcune di queste figure sono anche mediatori, grazie al corso sostenuto all’Università dell’Insubria. Il sistema viene finanziato soprattutto da Regione Lombardia».
Importante, anzi imprescindibile, la collaborazione con i servizi legati all’amministrazione della: nella rete allargata c’è anche l’Uepe, l’Ufficio di esecuzione penale esterna di Como, Lecco e Sondrio, che ha il ruolo di attivare i percorsi alternativi al carcere. E nella rete allargata ci sono infine anche altri servizi territoriali come Sert, Cps e servizi sociali di base con cui il Csv collabora quando ci sono problematiche specifiche come l’abuso di sostanze, in caso di soggetti psichiatrici o in carico ai servizi.
Infine, fa notare Bellandi, «anche il Tribunale ordinario di Como è di fatto inserito in questa organizzazione: nelle sentenze di messa alla prova, infatti, possono essere inseriti percorsi riparativi di gruppo o individuali. Ed è giusto considerare, in generale, tutta l’avvocatura e gli operatori giuridici e la Camera penale, che partecipa al tavolo della giustizia riparativa».
Anche il carcere è coinvolto: «Da fine novembre, fino a gennaio, organizzeremo un laboratorio autobiografico rivolto a un gruppo di detenuti del Bassone. La giustizia riparativa entra in carcere anche così, oltre che a supporto degli operatori e della polizia penitenziaria con attività di formazione».
Una questione sociale
Ma la giustizia riparativa è anche una questione sociale: «Va considerata anche la comunità in quanto tale, che collabora nel progetto con i “corpi intermedi”, vale a dire gruppi di cittadini formati sul tema della giustizia riparativa, al momento presenti a Rebbio e a Rovellasca: nei loro territori intercettano conflittualità sociali coinvolgendo i protagonisti, attraverso un approccio riparativo».
C’è poi la grande novità, nata un anno fa, del tavolo sulla giustizia riparativa: «Un contesto partecipato, a cui può partecipare qualunque cittadino, formato normalmente da persone direttamente coinvolte nella tematica, che al momento è composto da 25-30 unità. È nato con l’obiettivo specifico di occuparsi della promozione e della produzione di cultura sul tema della giustizia riparativa», chiude Alessandra Bellandi.
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