La giustizia riparativa spiegata bene dai ragazzi: «Buttare la chiave? Alziamo un po’ lo sguardo»

MyMap Video divulgativo realizzato da 12 adolescenti ospiti del centro per minori della Fondazione Somaschi. «Il reo non è un alieno. Ricostruire i legami nella società»

«Buttate via la chiave». Chi bazzica sui siti di informazione o, più semplicemente, sui social, non è nuovo a espressioni come questa, in relazione a chi commette crimini, più o meno uguali. I ragazzi del centro diurno della Comunità Annunciata, in viale Varese, a Como, ha scelto questo e altri luoghi comuni per spiegare in un video, pubblicato sul canale YouTube della Fondazione Somaschi Onlus, i concetti di vendetta e di giustizia.

Guarda qui il primo video del progetto MyMap

«Per curare le ferite provocate dal reato serve il coraggio di alzare lo sguardo»

Dall’antichità ai supereroi

«La vendetta è una prima e fondamentale forma di giustizia - spiega Alessandro (nome di fantasia), quattordicenne frequentatore del centro diurno coinvolto come attore nel video “Giusta giustizia”- Quando pensiamo a Batman e ad altri super eroi, pensiamo a dei vendicatori e in effetti la giustizia inizia proprio con la regolamentazione della vendetta, come si scopre studiando il codice di Hammurabi». Quello, per intendersi, che comandava l’occhio per occhio e il dente per dente.

Ma cosa ci fa un quattordicenne in un video che parla di vendetta e giustizia? La risposta sta nel contenitore del progetto “Giusta giustizia”, realizzato da dodici adolescenti del centro diurno “So-stare” dell’Annunciata, insieme ai loro educatori, ovvero MyMap. La quarta edizione del progetto, è un’iniziativa promossa nel quadro della politica di coesione 2021-2027 ed in particolare del programma regionale cofinanziato dal Fondo sociale europeo plus e propone interventi di sostegno psico-educativo, ri-orientamento formativo e lavorativo, sostegno alla famiglia, attività di volontariato, interventi di giustizia riparativa e gruppi sulla legalità.

Prima del filmato un incontro con un ex carcerato ed esperti di giustizia

«Con i ragazzi del centro diurno - spiega Jonathan Tupputi, educatore -avevamo già sperimentato il format di realizzazione di contenuti video divulgativi su temi importanti, a partire dalle trappole del web, e abbiamo voluto riprovarci parlando questa volta di giustizia riparativa e messa alla prova». Sono due infatti le puntate prodotte dai dodici adolescenti, con l’aiuto di Andrea Rossini, come video maker, e con il sostegno di Andrea Aliverti per Asci, Mauro Oricchio e Chiara Serra, per il Csv Insubria.

«La realizzazione del video è stata possibile grazie a un percorso di formazione che abbiamo intrapreso con i ragazzi - continua Tupputi - per aiutarli a comprendere meglio cosa voglia dire il concetto di giustizia». Durante questo percorso gli adolescenti che frequentano il centro diurno di viale Varese, o perché si trovano in contesti a rischio o perché devono affrontare sulla propria pelle percorsi di messa alla prova dopo essere incappati in qualche guaio con la giustizia, hanno infatti incontrato storie diverse. «Abbiamo fatto incontri con l’associazione Face to Face (presente anche nel video già online su YouTube), per comprendere cosa sia la giustizia riparativa, ma anche con un ex carcerato che ha raccontato loro i suoi 14 anni in prigione ed esperti di messa alla prova. Poi, però, la palla è passata ai ragazzi». E loro hanno saputo giocarsela bene.

«Siamo tutti esseri umani»

«Abbiamo fatto un bel viaggio, parlando di giustizia - dice il protagonista del video realizzato al centro diurno - Ma adesso vi pongo una domanda: parlando di qualche crimine, o dei relativi criminali, vi è mai capitato di sentire o dire la frase “buttate via la chiave”? Forse l’idea di vendetta è ancora radicata nella nostra cultura e vediamo chi commette reati come un alieno, un mostro. La giustizia riparativa ci ricorda che siamo tutti esseri umani e per curare le ferite che un reato provoca, bisogna avere il coraggio di alzare lo sguardo».

Parole e immagini concise per spiegare ai loro coetanei, che, forse con la giustizia hanno a che fare solo a distanza, a differenza loro, che ricostruire i legami rotti da un crimine è possibile. Un po’ come quando si gioca con il geomag e infatti il giocattolo con palline e bastoncini magnetici compare anche nel video. E cos’è allora, questa giustizia riparativa e perché è così importante? La risposta è tutta da ascoltare nel video su YouTube. Lo si trova con il titolo “Giusta giustizia - Dal codice di Hammurabi alla giustizia riparativa”.

Ragazzi a tu per tu con la legalità

«Prima delle riprese abbiamo incontrato molti esperti del settore, tra questi anche un ex carcerato. Mi ha colpito perché parlandoci mi ha indicato e ha detto: sono stato in carcere tanti anni quanti sono quelli che hai tu». Ovvero 14. Così Alessandro (nome di fantasia), protagonista nel ruolo di youtuber del video “Giusta giustizia - Da Hammurabi alla giustizia riparativa” online da lunedì sul canale YouTube di Fondazione Somaschi ripercorre l’esperienza vissuta.

«Essere il protagonista del video è stato più semplice di quanto pensassi. L’aspetto che mi è piaciuto di più di tutta l’esperienza è stato poter incontrare persone che si occupano nella loro vita proprio di questi temi - continua Alessandro - Farlo mi ha permesso di capire quanto ancora siamo legati a un concetto di giustizia molto vendicativo, che non è però quello giusto». E infatti, come hanno potuto sperimentare i ragazzi grazie alla produzione dei due video di “Giusta giustizia” (il secondo è già terminato, ma uscirà prossimamente) la giustizia è fatta di legami umani ed emozioni. Come spiegano nel video i ragazzi del centro diurno “So-stare”, organizzato in viale Varese dalla comunità Annunciata.

«Quando combini qualcosa di grave i rapporti con la comunità che hai intorno si spezzano - spiega Emanuele, anche lui ospite del centro che nel video veste i panni del “dottor Corbelli”, incaricato di mostrare le conseguenze di un reato sulla società utilizzando i bastoncini e le palline magnetiche del Geomag - Per ricostruire quel rapporto occorre avere il coraggio di incontrare le persone a cui si è fatto un danno». Un concetto spiegato a fondo nel video grazie anche all’intervento dell’associazione Face to face, progetto di promozione della giustizia riparativa tra i giovani. La possibilità di ricucire i propri errori a partire dall’incontro con l’altro è stato fondamentale anche per altri due adolescenti, ospiti del centro, che di guai con la giustizia sanno qualcosa.

«Da quando abbiamo fatto questo percorso con gli esperti e gli educatori, mi chiedo sempre come si sta nei panni dell’altro. Anche se l’altro è qualcuno a cui ho fatto male, soprattutto se è qualcuno a cui ho fatto male», raccontano Mario e Zack, (anche in questo caso sono stati scelti nomi di fantasia per tutelare l’identità dei due minori), di 17 e 15 anni. «Devi saper chiedere scusa - aggiungono - Solo così puoi iniziare a sentirti davvero libero. Siamo contenti di aver fatto questo percorso perché ci ha aiutato a capire gli errori che abbiamo fatto in passato. Ora sappiamo che non vale la pena buttare via la propria vita per desideri di vendetta».

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