La guerra choc negli occhi dei bimbi: volontari in Ucraina per restituire loro i sogni

Il progetto Medici ed educatori comaschi in Ucraina, obiettivo: aiutare i piccoli ospiti di un orfanotrofio

Quattro “spedizioni” di volontariato, quattro storie di guerra vista coi propri occhi, a Magal, una cittadina situata lì dove l’Ucraina confina con la Romania e dove il conflitto si allunga come una malattia dai lunghi tentacoli, che infetta e distrugge ciò che trova lungo il proprio percorso. Su Magal per il momento le bombe non cadono, ma alle finestre delle case ci sono i sacchi e nei sotterranei i bunker, dover rifugiarsi. La guerra, quella degli scontri armati e della morte, ancora non è arrivata, ma ha mandato avanti i suoi testimoni.

Il piano

Nel caso di Magal si tratta di 52 ragazzi e bambini, arrivati dalle zone interne del Paese, dove il conflitto è in corso, per cercare rifugio. Non si sa con esattezza chi siano, se i loro genitori siano impegnati a combattere o se siano fuggiti dall’Ucraina lasciandoseli alle spalle: di loro si sa solo che sono tutti minorenni e in condizioni di disabilità o di grave shock, a causa dell’incontro in prima persona con la guerra. Il “progetto Chernivtsi – Magal Orphanage” è rivolto proprio a loro.

Insieme a medici, infermieri ed educatori, sono diversi i volontari comaschi che durante l’estate sono partiti Dopo i primi tre viaggi compiuti per rifornire l’orfanotrofio di Magal e i suoi piccoli ospiti di beni di prima necessità, sono stati quattro i gruppi che hanno raggiunto l’Ucraina per aiutare il personale, ormai ridotto all’osso dalla carenza dei finanziamenti statali e dall’aumento del numero di bambini. L’obiettivo era quello di coinvolgere i piccoli in attività ludiche e di ristrutturare l’edificio in cui si trovano, non adatto ad accoglierli al meglio. Il gruppo trasversale di volontari che è partito dal nostro territorio nel corso dell’estate, portando con sé le proprie capacità e attitudini, tutte diverse, è stato supportato dalle parrocchie di Rebbio e Maccio, insieme all’associazione “Progetto Vita” di Baranzate.

«Siamo partiti con la consapevolezza che non dovevamo avere un’idea del progetto studiata nei minimi dettagli prima di arrivare sul posto, ma che ci era chiesto di raccogliere i bisogni di chi avremmo incontrato lì e così abbiamo fatto», spiega Laura Sanpietro, responsabile dell’area servizi del Consorzio Impegno Sociale, di Cassina Rizzardi.

Supporto personale

L’esigenza fondamentale, come racconta Marco Corbella, giovane medico che ha preso parte all’ultima delle quattro “spedizioni” di volontari, è quella di supportare il personale rimasto nella struttura, insufficiente a rispondere ai bisogni di tutti e 52 i ragazzi e bambini ospitati: «Stiamo parlando di un personale molto ridotto: il direttore dell’orfanotrofio, un’infermiera e una neuropsichiatra e tre o quattro persone di buona volontà che svolgono un po’ il ruolo di sorveglianti ma che non sono formati per ricoprire questo ruolo».

C’è ancora molto lavoro da fare perché questo sia possibile: di qui è nata l’idea di organizzare turni sempre più costanti di volontari disposti a raggiungere l’orfanotrofio di Magal. Se ne discuterà questa sera alle 20.30 alla parrocchia di Rebbio, per organizzare il futuro di questo e di altri progetti che negli ultimi mesi sono stati lanciati sul territorio comasco per non abbandonare l’Ucraina. Per maggiori informazioni sul progetto e per eventuali donazioni è possibile contattare il numero 3459053658.

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