«La mia vendetta? Aiutare gli altri»

La storia “Ibu” Dia è il protagonista del libro “Volevo diventare grande subito”: tragica odissea di un immigrato

04:12

Ibrahima Rana Dia - ma per tutti, oggi, lui si chiama Ibu - ha 27 anni e viene dalla Guinea. È curioso come la rapida coniugazione di un verbo all’indicativo presente - cinque lettere in tutto - possa far da scorciatoia a un’odissea lunga dieci anni (dal 2006 al 2016), costellata di pericoli, paure, parentesi disperate e perfino di tragedie.

“Venire” dalla Guinea, e dunque dall’Africa subsahariana, significa per Ibu venire da lontano e non solo in senso spaziale, ovvero geografico. Significa provenire da un mondo remoto perché completamente diverso, nel quale la vita e la morte, anche per un bambino, hanno un peso e un volume differente rispetto alle proporzioni che di solito assumono nel nostro Paese.

Il 2016 fu un anno di intenso traffico sulle rotte clandestine del Mediterraneo. Solo quell’anno e solo dalla Guinea arrivarono in Italia circa tredicimila persone. Nulla distingue Ibu da loro, nulla lo rende particolarmente speciale, se non il fatto che ha accettato di rivivere la sua storia dettaglio per dettaglio, avvenimento per avvenimento, raccontandola a chi scrive perché potesse diventare un libro: “Volevo diventare grande subito”, da pochi giorni in libreria grazie all’editore Dominioni, che lo ha scelto come secondo titolo della sua nuova collana “Docu”, dedicata a storie vere.

Decisione

La decisione di Ibu - aprirsi e raccontare - non è stata facile per lui, ma per noi costituisce un grande regalo, un’opportunità della quale, per prima cosa, è opportuno rendersi conto. Save The Children ha deciso di intitolare “Nascosti in piena vista” una pubblicazione che raccoglie “testimonianze di minori migranti”. Perché così vivono gli immigrati, e non solo i minori: in piena vista ma nascosti, perché il nostro sguardo non li interroga e non si incuriosisce. Nel migliore dei casi è uno sguardo di accettazione; nel peggiore, di fastidio. Gli immigrati diventano soggetto del dibattito pubblico solo quando li si prende in blocco, generalizzando, allora c’è interesse perché si può fare di loro un osso del contendere politico. Altrimenti, non hanno voce. Addirittura, mancano di un corpo. Ibu poteva diventare anche lui un “nascosto in piena vista” se non avesse deciso di parlare. E nel parlare ha rivelato una storia che, come scrive Nello Scavo nella prefazione al libro, è la storia del nostro tempo. Come Ibu l’ha vissuta, il coraggio che ha trovato in se stesso per superarla - partendo dalla Guinea per ritrovarsi a scavare nelle miniere d’oro, a fare il lustrascarpe, ad attraversare il deserto nel cassone di un pick-up e a finire, in Libia, a lavorare come schiavo e nelle grinfie di una gang criminale -, è una lezione per tutti noi, l’occasione per capire come mai il mondo è oggi quello che è e le soluzioni che cerchiamo - e che spesso pretendiamo di conoscere - non si trovano dietro slogan e programmi di comodo.

L’odissea di Ibu incomincia con una tragedia. Nel 2006 i suoi genitori vengono uccisi della forze speciali della polizia durante una manifestazione di protesta a Conakry, capitale della Guinea. Lui ha 9 anni e rimane orfano, insieme a una sorellina di 4. Da lì incomincia il viaggio, ma anche il confronto con il mondo, con l’umanità che lo ha trattato così crudelmente, cancellando la sua infanzia con tanta brutalità, mentre lui sì sognava di “diventare grande subito”, ma mediante altre esperienze, attraverso quella vita responsabile e sicura che vedeva praticare dagli adulti e che di colpo gli si rivela come un’illusione.

Desiderio

Un’ingiustizia che sulle prime lo riempie di odio, di desiderio di vendetta, gli fa sognare di poter imbracciare un mitra, di seminare morte. Oggi che, con regolare permesso di soggiorno, Ibu vive in Italia, dice che la sua “vendetta è diventata aiutare gli altri”. Ed è una conclusione alla quale arriva attraverso un percorso intellettuale tanto straordinario quanto ragionevole. Ascoltarlo certo non ci fa male e, anzi, potrebbe aiutare qualcun altro come lui a star lontano dalla strada dell’odio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA