Dal terrore bellico ai monti comaschi, i giovani ucraini in cerca di serenità

Ponna Giovanissimi da Zaporizhzhya alla Val d’Intelvi. I volontari: «Questi ragazzi sono scoraggiati, hanno paura del futuro»

I fiori gialli fanno capolino tra l’erba verde, fuori dal finestrino dell’auto. Sui sedili posteriori invece è tutto un vociferare di ragazzini entusiasti per le avventure vissute in montagna, ora che finalmente il sole è tornato a splendere sulla Val d’Intelvi e l’estate è iniziata. Talmente entusiasti, che è quasi difficile sentire la voce di Luca Chiesa, volontario di 32 anni impegnato dal 2022 nel sostegno all’Ucraina dal territorio comasco: «Non si parla molto della guerra con loro: questa è una settimana di vacanza e ci teniamo a non rendere la situazione che questi ragazzi hanno a casa ancora più pesante affrontando quel genere di discorsi».

Dal Dnipro al Lario

I ragazzi, le cui voci piene di energia quasi sovrastano il rumore dell’auto in movimento, sono parte di una classe di dodicenni originari di Zaporizhzhya, città del sud est dell’Ucraina che per tutti oggi è sinonimo di pericolo nucleare. A Zaporizhzhya, sulle rive del fiume Dnipro, si trova la centrale nucleare più grande d’Europa, così vicina alla linea del fronte che quest’ultima passa esattamente tra la centrale e la città. Ma per i ragazzi in vacanza a Ponna, Zaporizhzhya è semplicemente sinonimo di casa. È il luogo dove vivono e dove, missili permettendo, vanno a scuola. «A organizzare la vacanza è stata una delle madri che hanno poi accompagnato i ragazzi qui in Italia - spiega infatti Luca - Lei, con i due figli ha intenzione di trasferirsi qui. È scappata dall’Ucraina subito all’inizio della guerra e si è rifugiata in Romania. Suo figlio seguiva le lezioni a distanza e ora, con la vacanza in Val d’Intelvi, si è riunito con i compagni».

Gite e passeggiate in montagna hanno permesso agli studenti di Zaporizhzhya, 18 in totale, e alle cinque donne che li hanno accompagnati, tra madri e docenti, di prendere un periodo di pausa dalla difficile situazione che si trovano a vivere in Ucraina, dal 24 febbraio 2022. Questo non è il primo gruppo di ucraini ospitato a Ponna per l’estate, per iniziativa della parrocchia di Rebbio, altri due provenienti invece da Kiev hanno soggiornato in Val d’Intelvi nelle scorse settimane. «I padri di molti di questi ragazzi sono in guerra oppure sono morti - continua Luca - Alcune persone che abbiamo ospitato a Ponna vengono dai campi profughi in Romania , dove si sono rifugiati per fuggire dall’Ucraina. Quello che cerchiamo di fare, insieme agli altri volontari, è distrarli e farli divertire con ferrate e varie attività di montagna».

Il gruppo di studenti di cui Luca racconta è ripartito per l’Ucraina venerdì 28 giugno, senza grandi speranze per il futuro della propria famiglia o del proprio Paese: «Sono scoraggiati: non hanno idea di come evolverà la guerra. Una delle donne che abbiamo ospitato quest’anno era già stata negli scorsi anni in Val D’Intelvi e quest’estate ci ha raccontato che il fratello è morto. Il gruppo prima di quello composto da studenti era formato da ragazzi più grandi, studenti universitari di 19 anni circa, con loro siamo riusciti a conversare più approfonditamente su questi temi e ci hanno detto di essere molto scoraggiati quando pensano al loro futuro».

La serenità della montagna

Ecco perché l’esperienza nella casa parrocchiale di Ponna, rimessa a posto dai volontari per poter ospitare i giovani e giovanissimi ucraini, è un momento importante non solo per rafforzare il legame tra il territorio comasco e la popolazione ucraina, ma anche per donare loro qualche giorno di svago e bellezza, in questi anni di sofferenza: «Per alcuni dei nostri ospiti l’esperienza a Ponna è stata anche la prima esperienza in un paesaggio montano di questo tipo e il loro stupore ci ha riempiti di gioia - conclude Luca - Noi volontari siamo contenti di essere riusciti a trasmettere loro un po’ di serenità mostrandogli le bellezze del nostro territorio».

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