La sfida di diventare grandi (da soli)

Incontri Al Gallio la presentazione di “Sii te stesso a modo mio”, dello psicologo milanese Matteo Lancini. Un atto di accusa contro genitori e adulti che hanno sempre meno strumenti per sentire e capire i figli

Sembra provocatorio, ma in realtà fa sul serio il professor Matteo Lancini quando dice «sii te stesso, a modo mio», che è poi anche il titolo del suo ultimo libro edito Raffaello Cortina Editore che ha come sottotitolo “Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta”.

«È semplicistico credere che il web sia la causa di tutti i mali»

Lancini è stato a Como una settimana fa e ha presentato il suo nuovo lavoro, 121 pagine scritte in modo semplice e chiaro da uno dei massimi esperti di adolescenza. Psicologo e psicoterapeuta, il professore è anche presidente della fondazione Minotauro di Milano, docente al Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca e alla Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano. Insomma, un esperto autorevole che ora si sta impegnando anche a Como anche come supervisore di un osservatorio-centro studi sull’età evolutiva creato da Attivamente con il supporto del Rotary Club Como Baradello.

Grazie alla sua esperienza e alle sue pubblicazioni, Lancini si è guadagnato un ruolo di rilievo nel panorama della psicologia dell’adolescenza. I suoi libri, tra cui “L’età tradita” e “Sii te stesso a modo mio”, offrono interessanti riflessioni sulle sfide e le opportunità dell’età evolutiva ed è proprio di questo che ha parlato con una brillante conferenza a Como, all’auditorium del Collegio Gallio davanti a alla sala gremita.

«Diciamo ai ragazzi di essere se stessi, ma secondo le nostre regole»

Lancini ha lanciato strali alla società contemporanea, in cui i giovani adolescenti sembrano i più ascoltati di sempre, ma in realtà sono in balia di genitori ed adulti presi dalle loro fragilità e insicurezze, che hanno sempre meno strumenti per sentire e capire questi ragazzi.

Terreno di confronto e scontro tra generazioni, gli strumenti digitali, ma non solo. «Negli ultimi anni la griglia di lettura che ha sempre individuato i ragazzi come cuccioli d’oro, dei bambini sempre molto amati e al centro dell’attenzione, comportamento che ben indentifica il narcisismo e che ha dato il via alle fragilità odierne, è superata da quello che ora definiamo società “post narcisistica”, dove l’idea è che sia la fragilità adulta a governare il sistema di crescita di bambini. Oggi gli adulti sovrintendono la mente dei ragazzi e dei bambini per l’esigenza di sentirsi bravi genitori o insegnanti» dice.

«Fingiamo di dire ai nostri ragazzi di essere se stessi, ma secondo le nostre regole. Stiamo ancora una volta cercando di metterci sempre al centro, invece non stiamo ascoltando i bambini e gli adolescenti che hanno bisogno di costruirsi un presente e un futuro dal vista umano, relazionale e anche professionale». Il professore non manca di strappare dei sorrisi alla platea, ma è tutt’altro che tenero. «Le madri sono le vere spacciatrici di telefonini e contenuti digitali per i minori di 12 anni, mentre i papà sono assenti ed è la scuola a instillare eccessi di competitività nei bambini che però poi vengono accusati di essere troppo aggressivi. Il vero sentimento che identifica l’era contemporanea è l’ansia – dice Lancini, che sottolinea: - Siamo di fronte a una società in cui gli adulti non rispettano le regole; in tutti gli ambiti ci sentiamo autorizzati e liberi di agire a piacimento. Dai ragazzi, però pretendiamo serietà e rispetto e i giovani vengono sempre meno ascoltati. E’ paradossale che in alcuni ambiti fondamentali, come la scuola, sia vietato Internet: non stiamo preparando i ragazzi al mondo reale, a partire dal lavoro e passando dalla socialità».

«È semplicistico credere che internet sia la causa di tutti i mali: dobbiamo capire che non si tratta di un oggetto, ma un vero e proprio ambiente e che ormai il reale e virtuale si sono intrecciati e non si possono più sciogliere. Ai ragazzi non va vietato, siamo noi adulti a doverci interessare a come viene da loro utilizzato e con quali scopi. Se dovessi vietare il web a qualcuno lo proibirei ai genitori e agli insegnanti e chiuderei tutti i gruppi whapp tra genitori e scuola».

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