La vittoria più bella? Scoprirsi uno tra i tanti

Insieme Una comunità «inclusiva e sensibile» tra scuola e tempo libero. È lo scopo di un progetto per l’autismo che coinvolge cinque organizzazioni

Il percorso scelto è difficile ma proprio per questo merita di essere intrapreso. Un cammino che punta sull’integrazione non solo a parole ma nei fatti concreti, costruendo una comunità «inclusiva e sensibile» coinvolgendo gli ambiti della quotidianità di un ragazzo, la scuola ovviamente, ma anche le famiglie, lo sport e il tempo libero, con anche uno sguardo ai prossimi campi estivi. È questo il “Progetto Eva - Evoluzione Autismo” che chiede alla società mani tese e braccia aperte in tutti quei contesti dove siano presenti bambini e giovani – la fascia d’interesse arriva fino ai 18 anni, ma in alcuni casi va anche oltre – con una diagnosi di autismo nelle sue infinite sfaccettature.

Stiamo parlando e scrivendo di una rete di supporto che «favorisca la partecipazione piena di tutti» alle attività, che devono per forza includere anche bambini “tipici”, valorizzando le diverse abilità di ognuno. Facciamo però un passo indietro. Il “Progetto Eva: Evoluzione Autismo” ha partecipato a un bando cofinanziato dalla Presidenza del Consiglio (Ministero per le disabilità) e dalla Regione Lombardia e vede operare fianco a fianco cinque organizzazioni del territorio comasco partner del progetto, Azienda Sociale Comasca e Lariana, con Croce Azzurra, “Il Mosaico” Cooperativa sociale, Sociolario e il Centro Progetti Educativi.

Il concetto di fondo di questo percorso, che come dicevamo non è semplice ma è assai stimolante, è quello di «proporre attività inclusive – ci spiega la referente del Progetto, Elisabetta Sbandi di Croce Azzurra – intervenendo in luoghi e contesti per cercare un inserimento con ragazzi neurotipici». Insomma - per fare un esempio - non un corso di nuoto tutto per ragazzi con diagnosi di autismo, ma ragazzi in carico al Progetto Eva con tratti autistici inseriti in corsi di nuoto per neurotipici dopo una opportuna formazione precedente all’inserimento.

Sono tre gli ambiti previsti dal progetto: scuola, sport e la socialità. La scuola è in mano al Centro Progetti Educativi. Sono tantissime le risposte già arrivate in tutte le classi di età, essendo questo il mondo che più sente il forte impatto della crescita continua, anno dopo anno, di ragazzi autistici nelle aule della provincia. «Ragazzi che non devono essere lasciati soli con l’insegnante di sostegno, ma che devono svolgere attività con i compagni ed essere inseriti nel gruppo classe», dice Elisabetta Sbandi. Più complicato il discorso sportivo, in mano alla Croce Azzurra. «L’idea è quella di affiancare un educatore che collabori all’inserimento del ragazzo in un gruppo – dice ancora la referente del Progetto – Abbiamo avuto tanti contatti ma ci siamo trovati di fronte anche a tante chiusure e porte che non si sono mai aperte». Ignoranza forse, paura di accogliere qualcosa che non si conosce, oppure semplicemente la difficoltà di far incontrare le disponibilità delle società sportive con i gusti del ragazzo. «Lo sport più richiesto è il nuoto, ma trovare le piscine non è facile».

Infine c’è il capitolo della socialità con “Il Mosaico” e dei campi estivi coordinato da Sociolario. “Il Mosaico” lavora a 360°, con passeggiate, pizzate, teatro, attività nei maneggi, uscite insieme per cercare di rendere i ragazzi parte della comunità. Sociolario sta invece cercando di aprire i campi estivi anche ai ragazzi con autismo, inseriti in gruppi di ragazzi tipici con cui fare amicizia. «Abbiamo contatti con realtà a Rebbio, Camerlata e Sagnino, in modo da occupare un po’ tutta la città – dice Giorgio Allara – Vogliamo inserire i nostri ragazzi in attività già esistenti, dando però a tutti strumenti che ne agevolino l’integrazione» come ad esempio educatori che non lavorino però “uno a uno”, ma con piccoli gruppi proprio per togliere i riflettori dal capo del ragazzo autistico permettendogli di essere uno tra i tanti. Sarebbe la vittoria più bella.

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