«Le mie guerre alle porte d’Europa»

Personaggi Ucraina, Israele, Medioriente e Armenia sono gli scenari di crisi più importanti del Mediterraneo. L’inviato Nello Scavo: «Conflitti vicini a noi, che hanno in comune la costante violazione dei diritti umani»

Ucraina, Israele, Medioriente e Armenia sono alcuni degli scenari di crisi più importanti nel bacino del Mediterraneo. Anche se apparentemente lontani, tra questi conflitti in atto esistono dei punti di contatto nevralgici. Papa Francesco parla di «una terza guerra mondiale frammentata».

Nello Scavo, giornalista comasco, inviato di guerra per il quotidiano “Avvenire”, ricostruisce in modo chiaro queste connessioni e ne mette in primo piano i protagonisti.

Un fatto di cronaca su tutti ridà questa dimensione di un unico grande sistema che ha messo mano alle armi in vari luoghi, ma con un denominatore comune: mantenere i propri interessi di potere. «I capi di Hamas si erano recati a Mosca a settembre del 2023 – racconta Scavo - e ben tre volte prima, per degli incontri con la leadership politica russa. Non sappiamo se fossero in previsione al 7 ottobre, ma questo dimostra che ci sono stati dei contatti tra i due poteri e che ci sono tuttora. In Ucraina inoltre è coinvolto anche l’Iran. Mentre parliamo ci sono nuovi attacchi con i droni russi, forniti dall’Iran che è anche un Paese cardine della guerra in Israele, perché è il grande sponsor di Hezbollah».

Quando raggiungiamo Nello Scavo si trova appunto in Ucraina: «Sono arrivato a Kiev questa sera, dopo essere stato prima in Moldavia e poi a Odessa per un reportage. Domani mattina parto per Charkiv per seguire il fronte nord e andare sulle trincee dove si sta combattendo questa nuova fase della guerra».

Negli ultimi mesi, oltre all’Ucraina, il conflitto di cui si è occupato di più è stato quello in Medioriente. Senza dimenticare la guerra dell’Azerbaigian, durata un giorno il 19 settembre del 2023, per espugnare l’enclave della minoranza cristano-armena e le conseguenti ricadute del conflitto. «In Ucraina un altro ruolo importante è stato quello della Turchia che sappiamo essere stato il mediatore per il corridoio del grano nel Mar Nero. Quindi questo ci dà l’idea di come queste guerre siano molto collegate fra di loro, nonostante si svolgano in maniera molto diversa».

Una cosa in comune questi conflitti però ce l’hanno anche nelle modalità di svolgimento. «Sono molto vicini all’Europa, uno è una guerra europea. In comune hanno la costante violazione dei diritti umani e fondamentali con il risultato che per la prima volta la Corte Penale Internazionale de L’Aia ha emesso nel caso di Putin un mandato di cattura e nel caso di Netanyahu una richiesta di arresto che dovrà essere convalidata dal tribunale. Nel Mediterraneo assistiamo all’erosione dei diritti umani che è iniziata in Libia con la complicità dei governi europei».

Un giornalista deve sforzarsi di arrivare su uno scenario di guerra senza idee preconfezionate e da una prospettiva predefinita. «È cambiato il modo di raccontare queste guerre – sottolinea Nello Scavo - soprattutto per la difficoltà nel farlo. In Israele c’è la grande frustrazione di non riuscire a ottenere i permessi per entrare a Gaza che non è un confine poroso, c’è di fatto una muraglia di acciaio invalicabile. I giornalisti hanno permessi limitati, di qualche ora, per poche centinaia di metri. Quello che ci arriva, arriva dai colleghi di Gaza, che sono sul posto, un centinaio di loro sono stati uccisi e questa non è una casualità. È cambiato anche il modo con cui le opinioni pubbliche guardano queste guerre e ci può essere una responsabilità anche nostra. Ciò che sta accadendo in Ucraina rischia di passare in secondo piano, anche per il livello di numeri di morti, perché a Gaza sta accadendo qualcosa di peggio. Purtroppo c’è la tendenza a un’assuefazione collettiva a rassegnarci che ci fa ritenere che esistono diritti umani di serie A e diritti umani di serie C».

© RIPRODUZIONE RISERVATA