“L’Isola che c’è”: un messaggio di pace lungo vent’anni

Villa Guardia Una festa di scoperte, una parentesi di incontri, amicizia e gioia: l’iniziativa che non invecchia mai

Spargere colore su un cartoncino pedalando in sella a una bicicletta, guardare nascere sotto gli occhi di un abile artigiano lampade di carta e cesti di vimini, ascoltare un esperto che spiega il ciclo di vita delle api mentre brulicano in un’arnia coperta da un vetro. Sperimentare l’equilibro del proprio corpo con il parkour e la danza, mangiare una crepe o un panino sdraiati sul prato.

Per bambini e ragazzi, L’Isola che c’è è sempre una festa di scoperte e una parentesi felice di incontri, amicizia e divertimento. Non c’è nulla che risollevi l’animo paragonabile al sorriso di un bambino. Mentre fuori, non troppo lontano, l’infanzia è violata e si muore per guerre insensate, vedere la loro gioia davanti a una danza, a un mimo, ai magici disegni del teatro giapponese, fa sentire ancora più urgente il bisogno di pace. Proprio la pace è il tema portante dell’“Isola che c’è”: in questi vent’anni di edizioni, è stata il filo rosso che ha tenuto insieme tutte le iniziative. Anche quest’anno, dunque, L’Isola - promossa e organizzata dall’Associazione L’isola che c’è-Rete Comasca di Economia Solidale, da Ecofficine Cooperativa Sociale e dal Centro di Servizio per il Volontariato dell’Insubria - è tornata a colorare il Parco comunale di Villa Guardia. Vent’anni lungo i quali si è evoluta e trasformata senza mai perdere di vista la sua anima che parla di sostenibilità sociale ed ecologica. Una sostenibilità resa concreta dalle centinaia di espositori, dal cibo all’artigianato, dalla mobilità alla progettazione educativa. Insieme a lui un gruppo di bambini e ragazzi ipovedenti, che hanno vissuto con entusiasmo l’atmosfera della Fiera, Matteo Lollusa, 15 anni, stagista speciale del Centro di servizio per il volontariato, già lanciato con entusiasmo nell’avventura del reportage giornalistico, ha girato per gli stand facendo domande al pubblico. «È la prima volta che veniamo con i nostri bambini - hanno detto Eleonora e suo marito Sunday - ne abbiamo sentito parlare e volevamo vedere stand e spettacoli, quello che ci ha colpito di più è quello di Diversamente genitori, ci sono piaciuti moltissimo anche i balli, soprattutto la danza classica e il tip tap dei bambini».

Cristina e la sua bambina Gioia, 8 anni, aspettano ogni anno con ansia l’Isola che c’è: «Ci divertiamo sempre, ci piacciono gli spettacoli teatrali, i laboratori del riciclo, della falegnameria, quello della carta riciclata... L’esibizione di danza è stata bellissima, quest’anno i ballerini si sono superati». Silvia è venuta qualche anno fa come volontaria: «Era molto che non tornavo, i prodotti locali sono sempre molti buoni, anche gli stand dell’artigianato mi piacciono tantissimo, ogni volta c’è qualche cosa di nuovo. Mi hanno colpito gli zainetti fatti a mano, fa piacere comprare prodotti realizzati da piccole realtà che operano da zone disagiate. E poi qui ritrovo sempre persone bellissime e tanti amici». Quello che colpisce sempre, dell’atmosfera dell’Isola, è l’eterogeneità del pubblico: famiglie, coppie, giovani e meno giovani. Tutti rilassati a godersi un po’ di spensieratezza. E con le pizziche e le danze salentine non si può fare a meno di lanciarsi in pista. Hip hop, patchanka, folk e reggae hanno fatto ballare fino a sera tardi. In uno spazio tranquillo, all’interno di Villa Balestrini, è stato invece allestito un angolo per le neo-mamme dove esperte hanno fornito consigli sull’allattamento e hanno condotto gruppi di letture condivise con i neonati. Stefano Naro, dell’associazione Origami ha raccontato uno dei momenti emotivamente più coinvolgenti, l’incontro con la fumettista Caterina Costa (in arte Cheit.jpg): «È stato molto interessante, ha parlato di emozioni, un argomento che ha trattato con i disegni del suo ultimo libro “Tutte le cose che non posso dirti”». L’Isola che c’è è da sempre anche un luogo di incontro per condividere progetti, idee, visioni del mondo (le conferenze si possono riascoltare al sito www.ecoinformazioni.com). Una tavola rotonda con rappresentanti di imprese sociali e del terzo settore ha affrontato il tema dello sviluppo di comunità e del ruolo delle associazioni. Molta attenzione ha suscitato l’emergenza abitativa legata allo sviluppo sociale e alla coesione del territorio. Il saggio “Sangue del mio sangue - L’adozione come corpo estraneo nella società”, edito da ETS per la collana “Genitori si diventa”, scritto da Monya Ferritti, è stato il punto di partenza per affrontare la questione adozione nella società contemporanea. Novità di quest’anno è stato lo “Speed date riparativo”: l’associazione Origami ha portato un approfondimento sulla restorative justice, una visione alternativa del concetto di giustizia.

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