«L’ultimo viaggio di papà: un “Mantello” d’amore»

La storia Luigi, la malattia e il sostegno degli specialisti di cure palliative. I figli: «Professionisti straordinari». Ora un concerto di raccolta fondi

«Papà è l’emblema di una vita vissuta con passione e dedizione. Per noi era anche il “tuttofare”, così ci piaceva definirlo affettuosamente quando si adoperava per aggiustare le cose; si occupava di noi, della casa, del giardino e tra i vari impegni, riusciva anche a ritagliarsi il momento per dedicarsi alla musica, la principale passione della sua vita. Papà era l’anima pratica e creativa della famiglia».

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La musica

Sono le parole che Angelo e Francesco hanno scelto per ricordare il padre Luigi Forestieri, classe 1953, di Lurago d’Erba, che durante l’ultimo tratto della sua vita è stato accompagnato in un percorso di cure palliative anche dai volontari dell’associazione “Il Mantello” di Mariano Comense.

«La musica era ciò che di più ha accompagnato la sua vita, fin da giovanissimo, infatti, scriveva e suonava testi che esprimevano tutta la sua passione e i suoi sentimenti, anche l’amore verso nostra madre Elena. Era anche un membro attivo e appassionato dell’Orchestra a Plettro Flora di Como. La sua devozione all’orchestra era tale che, nonostante le esigenze di una famiglia, trovava sempre il modo di partecipare alle prove settimanali; ricordo che a volte portava uno di noi. Se dovessimo scegliere un’immagine per simboleggiarlo come padre e marito, sceglieremmo quella di una serata in famiglia, con lui seduto, magari a capotavola che suona la chitarra, immerso nella musica, mentre noi lo circondiamo, avvolti in un “abbraccio di note”. Effettivamente è andata proprio così la sera che lo abbiamo salutato per l’ultima volta…».

La malattia è arrivata in un momento di già grande fragilità emotiva per la famiglia Forestieri. «Però lui in questo caso è stato fantastico - racconta Angelo -. Mi piace usare questi superlativi quando parlo di lui, ha affrontato questo capitolo con un coraggio tale e una forza d’animo che mi commuovono ancora oggi e ha lottato fino alla fine. Anche in questo è stato un maestro. Il suo percorso “nella” malattia è stato, infatti, un’espressione del suo spirito. L’ha accolta, affrontata e gestita. Un momento per esplorare sé stessi, forse, il proprio mondo interiore e l’approccio alla vita, ma anche una sorta di percorso di crescita spirituale e personale. Forse la sua grande fede e il suo approccio alla vita gli hanno permesso di vedere la malattia come parte di un più ampio viaggio dell’anima, un’opportunità per approfondire la comprensione di sé e del proprio posto nell’universo. Ha vissuto gli ultimi momenti rimasti con piena consapevolezza e gratitudine». In tutto questo l’incontro – chiave con l’associazione Il Mantello. «Non conoscevo l’associazione ma sapevo che esisteva un servizio a domicilio per le cure palliative. Inizialmente pensavo fosse un servizio facente capo all’ospedale fornito da infermieri specializzati dell’ospedale in cui papà era ricoverato. Mi sbagliavo, quando papà è stato dimesso ed è tornato a casa, un medico e un’infermiera dell’associazione Mantello hanno conosciuto papà e si sono subito resi disponibili – dice Francesco - Il primo vero e determinante aiuto è stato far capire alla famiglia la gravità della situazione, fornendo indicazioni molto importanti circa le modalità di somministrazione delle cure e le principali modalità di intervento in caso papà stesse male durante la loro assenza. Sono stati consigli fondamentali per alleviare le giornate di papà. Inoltre, il personale sanitario de Il Mantello è stato fin da subito un supporto morale concreto: le parole nei confronti di nostro padre non le scorderemo mai».

Solidarietà

Da qui l’idea di un concerto di raccolta fondi per sostenere l’associazione. «È molto importante far conoscere le cure palliative. Per la nostra esperienza possiamo confermare che investire in questo settore è fondamentale, è una filosofia di cura che pone la persona e la sua qualità di vita al centro, nei momenti più delicati dell’esistenza, come il fine vita. È fondamentale che la persona possa vivere gli ultimi giorni di vita a casa, circondato dalla famiglia. Nel nostro caso il dolore di quei giorni è stato profondo; tuttavia, con il supporto costante ed esperto, si riesce anche a godere fino all’ultimo di quegli ultimi attimi preziosi che non si dimenticheranno mai».

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