Due madri, un figlio e un coraggio da... Leone

La storia Il racconto di due donne di Cantù diventate madri, anche per la legge, del figlio di una di loro: «Lo rifaremmo ancora»

Leone si è fatto attendere. Il travaglio è durato 21 ore. «Non voleva proprio saperne di uscire». Dentro il grembo materno, evidentemente, ci stava bene. «Per me è stata una sofferenza fisica... ma rifarei tutto» dice mamma Licia. «Per me è stato emotivamente devastante» sorride mami Jessica.

Mamma. Mami. Già, perché Leone ha due madri. Fino a poche settimane or sono, mamme di fatto. Oggi anche di diritto. Dopo che il Tribunale dei minori ha detto sì all’adozione e sentenziato che Jessica - la madre non biologica - è a tutti gli effetti genitore del figlio della sua compagna, con la quale si è unita civilmente pochi mesi prima la nascita di Leone.

La storia di questa famiglia che i giudici hanno descritto come «stabile» con «buon affiatamento» capace di «complementarietà dei ruoli» e di aver creato «intorno al bambino un clima di sicurezza» per una «crescita armonica» affonda le radici nel 2008. L’anno in cui Licia e Jessica (entrambe canturine, la prima impiegata, la seconda operaia) si sono conosciute.

L’incontro e l’unione

«Abbiamo delle amiche in comune e una sera ci siamo incontrate in un locale. Ci siamo piaciute fin da subito e poco dopo ci siamo fidanzate». Licia è più chiacchierona. Jessica la osserva, ogni tanto interviene e aggiunge una chiosa, una parola, un aggettivo, per impreziosire il racconto. Ad ascoltarle anche la loro legale, Graziella Foti, l’avvocato che ha seguito tutte le fasi della domanda di adozione: «Ricordo - interviene - che Licia un giorno mi ha detto: mi sono innamorata di Jessica non perché è una donna, ma perché lei è la mia persona». E così otto anni dopo sono andate a vivere insieme. E nell’ottobre 2019 si sono sposate. Ma prima...

«Abbiamo sempre parlato di poter avere un figlio: era un desiderio di entrambe. È stato un percorso molto lungo ma sempre condiviso». Come la decisione che la madre biologica fosse Licia: «Siamo andate in una clinica per la fecondazione assistita in Spagna, a Barcellona» raccontano. In Italia, infatti, la legge vieta la fecondazione assistita se la coppia è dello stesso sesso.

Due tentativi. Ma nulla. «La terza volta non volevamo neanche farlo, ma Maria, la dottoressa che ci ha seguite a Barcellona, ci ha detto: “se volete farlo è ora, perché poi dovrete rifare tutti gli esami”. Così abbiamo deciso e alla fine è arrivato Leone». Ogni volta che pronunciano il nome del figlio, i volti di Licia e Jessica si allargano in un sorriso luminoso. «Quando sono rimasta incinta - dice Licia - abbiamo deciso di sposarci. Io avevo paura che Jessica non potesse entrare in sala parto, senza questo passaggio». La celebrazione dell’unione civile è avvenuta nell’ottobre 2019 a Cantù, con una delle due spose con il pancione.

Mamma e “mami” dall’avvocato

In realtà all’ospedale Sant’Anna nessuno avrebbe avuto nulla da ridire sulla presenza di Jessica accanto a Licia, anche senza unione riconosciuta: «Abbiamo trovato sul nostro percorso persone meravigliose» concordano entrambe.

Leone aveva appena compiuto due mesi quando “mamma” e “mami” si rivolgono all’avvocato Foti per formalizzare le pratiche per l’adozione del bimbo da parte di Jessica. Ma siamo agli inizi del 2020 e di lì a poche settimane saremmo finiti tutti in lockdown per il Covid. «Una storia infinita» ridono, ora. L’istanza sarà depositata nel febbraio dell’anno dopo. Un iter lunghissimo dall’esito tutt’altro che scontato, quello della richiesta di adozione in casi particolari.

Prima la visita dei carabinieri. Poi gli incontri con gli assistenti sociali e con lo psicologo. E inevitabilmente si è parlato del fatto che Leone dovrà confrontarsi per il resto della sua vita con amici che avranno quasi tutti una mamma e un papà e non due mamme: «Ne abbiamo parlato, certo. Il nostro pensiero è che se noi viviamo nel quotidiano con leggerezza e nel dialogo, se lui la vive serenamente non può essere un problema per lui. E, qualsiasi complicazione, speriamo che Leone venga a parlarne con noi».

La festa delle mamme

Infine, nel giugno 2023, il confronto con il giudice. Difficile. Teso. A tratti provocatorio. Ma evidentemente al magistrato le due mamme sono piaciute: dopo mesi la sentenza è un riconoscimento umano forte al lavoro fatto da Licia e Jessica.

Ma Leone, in tutto questo?

«Quando aveva due anni ci ha chiesto: “perché voi avete un papà e io no”. Gli abbiamo risposto: : “perché tu hai due mamme”. Lui ci ha guardato e ha detto solo: va bene. Abbiamo fatto un video per spiegargli la sua storia quando sarà più grande. Abbiamo ripreso tutte le fasi cruciali di questo viaggio». Ora Leone va all’asilo. Paura dei commenti dei compagni? «Viviamo in un mondo dove abbiamo tanti diversi generi di famiglie: c’è il bimbo solo con i nonni o solo con la mamma... lui vede tutto questo come se fosse tutto assolutamente naturale. Il pensierino per festa della mamma lui ha voluto farlo al plurale. La maestra non era convinta, ma lui ha insistito. Alla fine l’ha avuta vinta». Sorridono. E come ha reagito il figlio alla notizie dell’adozione? «Era commosso».

«Tanti magari si arrendono, il sorriso di Leone ci ha dato la forza di vivere la nostra storia» concludono. «Una bella storia senza capricci», per dirla con il loro avvocato. La storia di un bimbo con due mamme.

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