Mettersi in gioco e sapersi divertire lontani dal branco

Adolescenza Il ruolo della scuola oltre lo studio e la funzione centrale delle attività extracurriculari

Molti luoghi comuni vogliono i giovani incapaci di divertirsi lontani dalle feste e dalle discoteche. Nell’ultimo periodo si sente parlare di “Fomo”, acronimo di Fear of Missing Out, intesa come paura di perdere occasioni, che porta all’omologazione pur di non rimanere esclusi. «C’è una parte di corresponsabilità anche del mondo adulto - spiega la psicologa Valentina Cecchi -. Cresciamo con un sistema culturale che sostiene che le occasioni non si perdono, e viene visto quasi come un errore sottrarsi a determinate situazioni. Con l’adolescenza si assiste a una fase di definizione identitaria tale per cui si ricerca un senso di appartenenza in contesti diversi da quelli a cui si è aderito fino a quel momento, passando anche attraverso prove d’errore legate alla predilezione dell’interlocuzione tra pari. Gli adulti hanno il compito di aiutare i ragazzi a riconoscere le situazioni e ad utilizzare gli strumenti come fonte di divertimento senza che sfocino in episodi spiacevoli; è un discorso che vale anche per i social media».

Un ruolo importante

È importante la riflessione scaturita dagli incontri di Agorà, azione che nasce dall’organizzazione “Giovani Sinergie Comasche” con l’obiettivo di creare spazi di confronto tra i giovani e la comunità locale. «Quello che è emerso - racconta Lucia Villani, operatrice dell’impresa sociale Lumilhub - è che non ci sono spazi dedicati ai ragazzi e che sono visti più come un problema che come opportunità». È per questo che la scuola assume ancora un ruolo importante nella canalizzazione delle passioni, tramite l’organizzazione di attività extracurricolari. Gianluca Milani, frequentante l’ultimo anno al liceo Giovio, l’anno scorso ha preso parte al campionato di scacchi che ha visto la squadra sfiorare la qualifica nazionale. Nicole Ferrara e Sofia Lanni, anche loro studentesse del Giovio, suonano nella band d’istituto.

«È un’organizzazione aperta a tutti che nasce in occasione delle autogestioni - spiega Nicole -. Il liceo mi ha dato la possibilità di rendermi conto di che cosa mi piace veramente». «È questione di mettersi in gioco e avere il coraggio di non seguire il branco, ma sviluppare un pensiero proprio», continua Sofia. Le ragazze si esercitano in sale prova messe a disposizione dalla scuola di musica Nerolidio, ambiente a cui è legata anche Lucrezia Spazzoli, che condivide la passione per la musica: «È un mezzo di comunicazione, un mondo tutto mio in cui so di potermi rifugiare ogni volta che ne ho il bisogno».

Anche all’aria aperta

Anche le attività all’aria aperta vengono largamente apprezzate. È il caso di Matteo Poletti, che da un paio d’anni frequenta più assiduamente la montagna per conciliare lo sport alla voglia di avventura: «La corsa in montagna o lo sci alpinismo sono attività che insegnano tanto a livello di disciplina, sono una fonte di crescita ma soprattutto una valvola di sfogo». Mariachiara Peduzzi quest’estate ha trovato ne La Polveriera in Valbasca una fonte di crescita e di serenità: «L’idea di mettere in piedi un posto nel verde è evidente anche nella gestione, si presta attenzione a seguire l’etica del parco. È un posto che consente di prendersi il proprio tempo e di interagire con belle persone». Ciò che emerge è che i ragazzi si divertono a prescindere da quanti sabati passano in discoteca, hanno voglia di mettersi in gioco e se ancora non lo fanno è perché forse hanno bisogno di una tanto predicata occasione in più.

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