Michela, al volante a dispetto del buio

La storia Non vedente dalla nascita, a 31 anni ha provato per la prima volta l’emozione di poter guidare

«Tenere tra le mani il volante di un’autovettura e poter finalmente sentire che stavo andando da sola è stato fantastico, di un’emozione che fatico a descrivere con le parole. Posso solo dire che alla prima guida, regalo dei miei genitori, ne sono seguite altre tre e altre ne seguiranno. È un’esperienza che ti fa sentire viva ed è in grado di darti una scarica di adrenalina».

Michela Barrasso ha una vera e propria passione per le emozioni forti. Una cercatrice di adrenalina si potrebbe definire, sempre pronta a buttarsi a capofitto e di spingersi oltre i propri limiti.

Lo si capisce subito che è un’entusiasta, il tono della sua voce arriva dritto come una ventata di aria fresca in faccia, ti sveglia e ti cattura.

Michela, che ha 36 anni, è cieca dalla nascita. «Non ho mai visto nè la luce nè le ombre» racconta. Da sempre si muove in un buio profondo dove ha imparato a riconoscere i suoi spazi sicuri.

«Un’esperienza che ti fa sentire viva. Ora vorrei fare rafting e soprattutto buttarmi da un aereo con il paracadute»

Ma a lei, lo dice inframmezzando al discorso risate piene di vita, la comfort zone è sempre andata un po’ stretta. «Fin da bambina nel mio cortile mi piaceva girare in bicicletta e ancora di più quando potevo guidare la moto giocattolo di Barbie. Sentire il vento sulle guance, sentire il mio corpo che si muoveva, poter manovrare in autonomia un piccolo mezzo hanno fatto crescere in me la voglia di mettermi al volante di una macchina vera. Era un sogno che custodivo e con l’Autoscuola Pedalando di Como e con il mio istruttore Omar Frigerio ho potuto finalmente realizzarlo».

La prima guida al buio su un’auto attrezzata con i doppi comandi Michela l’ha fatta a 31 anni.

«Ero emozionatissima, non avevo mai guidato prima di allora. Quindi mi sono affidata ad Omar, alla sua voce. Ho dovuto imparare a coordinare i pedali di frizione e acceleratore, a manovrare il cambio, a impugnare il volante seguendo le sue istruzioni. È stato davvero bravissimo, mi ha fatto subito sentire a mio agio. Ma nonostante ciò ero tesa, avevo paura non tanto per me, ma perché mi sentivo responsabile per la persona che mi stava a fianco, pur sapendo che in caso di sbandate prima di andare a sbattere da qualche parte, Omar sarebbe stato pronto a impugnare i comandi. Allora ho proceduto mantenendo una bassa velocità, ma dentro di me ero così felice. Forse è stata l’esperienza più forte che ho vissuto fin ad oggi ecco perché ci ho portato altre amiche e vorrei promuovere la Guida al Buio anche tramite l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di cui sono consigliera per la sezione di Como».

Eppure Michela di sport impegnativi ne pratica. Da sempre scia e proprio questa disciplina le ha insegnato a fidarsi del suo istruttore e a lasciarsi condurre. Ma nemmeno lo sci è abbastanza estremo per i suoi gusti: «Vorrei fare rafting e sopra a ogni cosa buttarmi da un aereo con il paracadute. Il mio compagno non è molto d’accordo ma è un desiderio che prima o poi realizzerò».

Voglia di adrenalina

Di guidare poi non si stancherebbe mai, per ironia della sorte lavora anche al centralino della Motorizzazione di Como: «Per noi ciechi poterci muovere in autonomia è la cosa più importante. Dipendere sempre da qualcuno che ci accompagna nei posti a volte si rivela pesante, ti fa sentire anche in debito. Sogno un mondo in cui vengano sviluppate delle nuove tecnologie da applicare alle automobili, come grandi aziende stanno già iniziando a progettare. In cui potrò salire sulla mia macchina e dire “Portami là”. Spero che non sarà in un futuro troppo lontano».

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