Nelle case dei nonni, per salvarne le storie

Il blog Martina Panza vive a Como e incontra persone dagli 80 anni in su, per ascoltarle e scriverne la vita su un sito

Si pensa a loro, ai nonni, quando si cercano consigli, ma anche quando si vuole provare a vedere un mondo diverso da quello che ogni giorno affrontiamo. I loro occhi sono macchine del tempo che, a volte scricchiolando un po’, si mettono in moto per riportare alla luce storie come perle preziose. Lo fanno grazie alla capacità, tipica di chi giunge alla fine della vita, di vedere da molto più vicino ciò che è stato, rispetto a ciò che è.

«Vecchiaia? Una parola bellissima, piena di dignità»

Una magia, che Martina Panza prova a catturare con le parole. Non li chiama nonni, però, ma “vecchi”. Proprio così, con un termine che suscita indignazione e persino qualche paura. «Vecchio invece è una parola meravigliosa - si giustifica - C’è una nobiltà nella vecchiaia, una dignità incredibile. Anzi bisogna raccontare storie di vecchiaia, perché altrimenti vanno perse. Spesso sono i figli o i nipoti a segnalarmi un parente vecchio da intervistare e sono sempre loro a dirmi che le storie raccolte in questi incontri sono inedite, mai sentite prima». “Nelle case dei vecchi” è un progetto che per Martina nasce molto da vicino, da un rapporto speciale con la nonna che vive lontana, in Sud Italia. «Mi è sempre piaciuto ascoltarla parlare come mi è sempre piaciuto scrivere. Ho semplicemente messo insieme le due cose». Nasce così un blog che raccoglie le storie di Gianna, Antonietta, Tonino, Giovanni, Lucia, Arcangelo, Giovannina, Filomena e Michele e tanti altri che Martina ha incontrato nelle loro case, un po’ qui, a Como e dintorni, e un po’ vicino a casa di nonna,in Irpinia.

«Lì è più semplice, per certi versi, perché chi ha 80 anni non sta chiuso in casa, ma nei cortili. Ci si conosce di più, molti vecchi li ho incontrati perché amici di mia nonna. Poi leggono le loro storie sul blog e lo raccontano ad altri coetanei, o a figli e nipoti che mi contattano per chiedermi se ho voglia di scrivere la storia di qualcun altro. Anche a Como funziona un po’ così, anche perché spesso queste persone così in là con l’età pensano di non aver nulla da dire. E invece...»

Storie di quotidianità che nascono l’incredibile

E invece ci sono storie incredibili che si celano nella quotidianità di chi ha attraversato le guerre, la povertà, le malattie dei cari, le fatiche di un mondo che sembra già essere esistito solo sulle pagine dei romanzi o dei libri di storia. «Non cerco storie particolari o persone speciali. Mi interessano tutti i vecchi che incontro, perchè, e ormai ne ho incontrati diversi, ciascuno ha qualcosa di prezioso e insospettabile da raccontare».

Asccoltarsi davanti a un caffè

Come Marida, che Martina ha incontrato a Erba, e che nella sua casa custodisce tantissime immagini dell’Africa, dove il padre andava «per spirito di avventura con un gruppo di persone di Sondrio», per rubare le parole che Martina usa sul blog raccontando questa storia. «Marida è nata in Africa e mi ha riferito tantissimi dettagli sulle avventure che ha fatto in giro nel mondo - racconta a voce Martina - ma non vuole farsi fotografare, ecco perché sul blog, a differenza che nelle altre storie, ci sono soprattutto foto della sua casa e non di lei». Ecco, le case sono un altro elemento fondamentale di questo progetto, come suggerisce il nome stesso. «Entro nelle loro case sempre con grande rispetto, sanno che sono lì per registrare la loro voce, che poi trascrivo, e sanno che quanto mi mostreranno e racconteranno finirà su un sito. Ci tengo a precisare da subito questo. Ma il fatto che mi invitino a casa loro, che mi offrano il caffè, che mi raccontino la loro vita muovendosi in questi spazi a loro così famigliari, è un valore aggiunto. Una casa dice moltissimo di chi la abita». C’è un limite di età, nelle persone cui Martina si interessa, ed è molto netto: dagli 80 anni in su. C’è anche una ragione, naturalmente. «Sono convinta che superata una certa età cambi qualcosa dentro le persone. Me ne accorgo incontrandole: il loro sguardo sulle cose del mondo è diverso, più profondo e penetrante. Si preoccupano molto meno, pensano molto di più, si perdono nei ricordi. Ascoltarli è un po’ come vedere attraverso questi occhi che hanno osservato una vita intera passare e che sono pronti a raccoglierne i frutti, perché si sentono vicini alla fine». Un insegnamento implicito, nelle parole sincere di chi si limita a ripercorrere col filo della memoria ciò che di grande o piccolo è accaduto, è quello di non aver paura della morte e tantomeno della vita. Sul blog di Martina, che scrive per hobby e incontra ottantenni e novantenni per curiosità, un mistero impenetrabile si fa strada. Quello dell’amore per la vita che sappiamo trasmetterci, a volte, semplicemente, ascoltandoci l’un l’altro davanti a un caffè, prima che finisca. Se si avessero storie di vecchiaia, l’indirizzo email di Martina è [email protected] (www.nellecasedeivecchi.it).

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