Progetto Betlemme, 400 volontari per dare un tetto alle persone bisognose

Senza fissa dimora Cresce la rete di assistenza che coinvolge ormai una dozzina di parrocchie cittadine. Un’accoglienza diffusa sostenuta dai sacerdoti e dagli oratori ma anche da tanti comaschi generosi

Quest’inverno quasi 400 volontari hanno aperto le porte delle parrocchie della città di Como, ma anche di Grandate, per ospitare persone bisognose.

Il progetto Betlemme quest’anno si è ingrandito ancora, le parrocchie coinvolte sono ormai dodici, una rete davvero invidiabile di cittadini si è data da fare da dicembre fino quasi all’inizio di maggio per dare un tetto a una quarantina di persone in difficoltà.

Un’accoglienza diffusa sostenuta dai sacerdoti e dagli oratori a cui hanno preso parte non solo parrocchiani, ma comaschi generosi, a volte anche molto distanti dalla chiesa.

«Quest’anno il progetto Betlemme è partito anche a Grandate – racconta Michele Luppi, storica figura della Caritas diocesana – La parrocchia ha messo a disposizione gli ex appartamenti delle suore accanto all’oratorio. Abbiamo ospitate Mario e Roberto, un signore di ottant’anni e uno vicino ai sessanta. C’è stata una bella partecipazione, una quarantina di volontari anche giovani hanno dato una mano».

«Siamo andati avanti fino quasi a maggio visto il freddo e la pioggia – dice don Roberto Pandolfi – abbiamo cercato di coccolare questi ospiti. Coinvolgere così tanti volontari è stato un bel segnale. Hanno partecipato persone anche al di là della consueta vita parrocchiale».

Nuova linfa

Di questi tempi tante associazioni che operano nel terzo settore faticano a trovare nuova linfa ed energia, le persone che prestano il loro tempo sono sempre meno. Riuscire in così tante parrocchie e a movimentare così tanti comaschi è un risultato importante.

A Grandate dalle otto del mattino alle otto di sera la comunità si è attivata, il responsabile del gruppo Massimo Sampietro ha preso per mano anche le classi del catechismo che hanno raccolto generi alimentari e prodotti per l’igiene a servizio dei senza fissa dimora. L’impegno nei centri parrocchiali non è enorme, il piacere è anche quello di radunare la comunità e vivere di nuovo momenti insieme.

In città tante parrocchie hanno risposto all’appello, tutto senza contare la rete di volontari che si è mobilitata per l’emergenza freddo nei locali della palazzina carabinieri di via Borgovico.

San Fedele

Per esempio, nel centro storico la comunità di San Fedele ha ospitato nell’oratorio di Sant’Eusebio Najua, una tunisina di 60 anni e Mahamed, un marocchino di 38 anni, insieme a loro 29 volontari.

Juma invece è arrivato all’oratorio di Tavernerio dalla Sierra Leone, ha tre figli laggiù che non vede ormai da diversi anni, quel che riesce a guadagnare lo spedisce alla famiglia.

«Tra Albate e Muggiò siamo una quarantina di volontari – dice Aldina Arizza, una delle volontarie referenti del gruppo ed ex dirigente scolastica – anche 45, poi molto dipende dalle disponibilità, dai turni per sostituire i più presenti. Però in tre anni ormai abbiamo costruito un gruppo forte e nutrito. Quest’inverno abbiamo ospitato Sandro detto Mac, un signore italiano senza fissa dimora di 62 anni, Helmi un giovane tunisino di 26 anni, ma anche due ragazzi somali e un 55enne, Toni. Stare insieme a queste persone ci ha permesso di crescere, di imparare qualcosa». Si impara da una videochiamata alla famiglia distante mezzo mondo, dal segreto di una ferita mai svelato e dall’addio dal dormitorio senza dare spiegazioni e ringraziamenti.

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