Quando il lavoro ti salva: «La mia occasione per ripartire»
Il seme della speranza Antonio: «Avevo toccato il fondo in serra mi sono rialzato»
L’occasione per Antonio è arrivata. A 47 anni. Non grazie alla fortuna, non caduta dal cielo, non certo per raccomandazione. Ha chiesto aiuto, certo. E l’aiuto è arrivato, con il corposo progetto di reinserimento nel lavoro curato da Azienda Sociale Comasca e Lariana, ormai concluso su tutto il territorio dopo oltre un anno di supporto agli enti locali. Antonio Bazzara ci ha messo del suo, con una carica interiore enorme, decisiva per andare “oltre” e rifarsi completamente una vita. Solo la determinazione l’ha aiutato a uscire dal tunnel di un passato complicato, reso terribile dall’uso di sostanze stupefacenti. La rinascita è arrivata grazie al lavoro. E allo studio, abbandonato troppo presto per buttarsi – giovanissimo – nelle prime esperienze lavorative.
La situazione di fragilità e disagio era evidente. È stato necessario nel suo caso un programma di reinserimento, con un primo passaggio all’azienda consortile Galliano. Per Antonio, ormai adulto, è stato fondamentale il percorso di formazione alla scuola della Fondazione Minoprio, sfociato in una borsa-lavoro di quattro mesi nella serra di Tetto Fraterno, la struttura di Erba in cui Antonio vive. E lavora, con un contratto diventato a tempo indeterminato.
«Non tutti ci riescono – racconta Antonio - io sono qui da cinque anni. Ho colto una grande occasione per ripartire dopo tanti anni di negatività. Avevo “mollato”, le cause erano varie e decisamente brutte, anche legate a problematiche familiari». Toccato il fondo, Antonio ha rimesso in gioco la sua vita: «È andata benissimo, più di quanto mi aspettassi. È stato decisivo il mio percorso alla scuola di Minoprio, un’esperienza interessante, non solo per gli argomenti trattati, ma perché ha colmato un vuoto: tornare sui banchi di scuola, abbandonati frettolosamente, ha riempito un vuoto. Inoltre, ho conosciuto persone nuove: non succedeva da molti anni, anche se qualcuno a scuola non ha concluso il ciclo di incontri».
Il suo nuovo lavoro lo appassiona: «Realizziamo piante “a chilometro zero”, tagliamo la foglia, invasiamo e facciamo partire dalla radice tutto il ciclo. Le piante che si vedono nelle rotonde sul territorio le “creiamo” noi: ho imparato a gestire 180 tipi di piante diverse. Vendiamo a grossisti e anche al pubblico: giardinieri, vivaisti e tante aziende del Piemonte, di cui 7-8 importanti, sono il cuore della nostra clientela». Ha anche imparato il valore del tempo, con questo lavoro: «Parliamo di una cura che dura un anno, per molte piante. Si parte con una piantina di 10-15 centimetri, in serra si impara ad aspettare. A Minoprio ho imparato anche questo, nelle attività incentrate sul giardinaggio e i fiori generale che mi sono davvero servite: ora so tutte le differenze tra le varie piante».
Il passato per Antonio è alle spalle: «Fortunatamente ho capito che non ce la facevo più, ho chiesto aiuto, e mi è stato dato. Qua sto bene, so che è un lavoro spendibile anche all’esterno, in altri contesti. Ma sto qui, per tante ragioni personali e anche per gratitudine». Con un sogno, ancora da inseguire: «Mi piacerebbe prima o poi riprendere seriamente la scuola, terminare gli studi. Andavo bene, ma mi piacevano anche altre cose e ho abbandonato dopo la scuola dell’obbligo. È stato uno dei miei tanti errori che vorrei cancellare. Ma non guardo indietro e ora voglio consolidare il mio lavoro. Faccio tutto quello che mi serve: non mi insegue nessuno, ho colto l’occasione per rifarmi al volo e non voglio più sbagliare».
Luca Pinotti
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