Quei nomi letti nelle piazze: l’abbraccio e il monito di Libera

L’appuntamento Richiamare l’elenco delle vittime del crimine organizzato è anche un modo per rilanciare un impegno sentito anche nel Comasco

Tenere viva la memoria, per contrastare la criminalità, ma anche per stare vicino alle famiglie delle vittime innocenti delle mafie.

È questo il principale obiettivo di Libera, associazione di promozione sociale presente in tutto il territorio nazionale dal 1996 e, dal 2011, anche nella nostra provincia. Ai suoi volontari di deve l’ideazione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, nata prima ancora che lo Stato la istituzionalizzasse, proprio per non dimenticare neanche una delle persone uccise dalla criminalità organizzata. Tutti gli anni, il 21 marzo, Libera scende nelle piazze per leggere uno a uno i nomi degli innocenti a cui la vita è stata tolta improvvisamente, senza alcuna colpa.

Un toccante elenco che suona come un abbraccio alle loro famiglie e un monito per tutte le altre persone, ma che è solo la punta dell’iceberg di una serie di attività che Libera svolge tutto l’anno. «Siamo dell’idea che la lotta alle mafie si possa fare solamente in maniera trasversale – afferma Stefano Tosetti, responsabile del presidio di Como – Quello della criminalità organizzata è un sistema che approfitta dei buchi neri della società per crescere e rinforzarsi. Intercettarli serve a contrastarli, quasi quanto l’attività delle forze dell’ordine. Qui al nord, la mafia cresce grazie allo spaccio di droga, alla corruzione e inserendosi nelle pieghe del tessuto sociale, laddove il sistema presenta qualche falla. Oggi, troppo spesso, se ne parla ancora poco. Il nostro compito è quello di tenere alta l’attenzione». Per questo motivo, Libera, la cui struttura portante è formata da una rete di associazioni del territorio sensibili al tema, tiene costantemente incontri nelle scuole e iniziative culturali nei Comuni della provincia, con l’obiettivo di stimolare il dibattito su tematiche di cui si tende a discutere solo in seguito a fatti di cronaca eclatanti. Inoltre, a livello nazionale, tutti gli anni vengono organizzati campi di una settimana che si svolgono su beni confiscati.

«Si alternano momenti di lavoro per la manutenzione del bene ad attività di formazione – spiega Tosetti – Vengono spiegati la storia del terreno o dell’edificio, anche quella criminale, e il percorso di riutilizzo a scopo sociale. Spesso vengono fatti anche incontri con le famiglie delle vittime a cui il bene è intitolato». I beni confiscati e i presidi, infatti, portano il nome degli innocenti caduti per mano delle mafie. Quello di Cantù, l’altro presidio comasco costituitosi nel 2014, è dedicato, ad esempio, a Gianluca Congiusta e Lollò Cartisano. Il primo era un 31enne calabrese, freddato mentre era al volante della sua auto nel 2005, per motivi ancora da chiarire, mentre il secondo è noto per essere stato l’ultima vittima di sequestro a scopo estorsivo da parte della ‘ndrangheta. Nonostante il pagamento del riscatto, non venne mai liberato e fu ucciso, nel ’93, a 57 anni.

Sono proprio i loro nomi, le loro vicende, a guidare l’attività del gruppo canturino, che sabato 11 marzo ha organizzato una pizzoccherata di avvicinamento all’evento del 21 marzo. «È un tradizionale momento di riflessione – spiega il referente Matteo Mascheroni – Raccontare storie di vittorie e di sconfitte legate alla mafia è uno dei modi per combatterla. Essa agisce nella zona d’ombra e su questo ha costruito un fortino. Con le nostre parole abbiamo il dovere di impedire che si infiltri laddove c’è silenzio».

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