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Martedì 04 Marzo 2025
Sofja e la fuga senza preavviso: «Ucraina in guerra, Como è casa»
Accoglienza Aveva 16 anni quando ha lasciato la sua città, Zaporizhzhia, per arrivare qui. In tre anni ha affrontato il liceo scientifico con successo. E ora si prepara alla maturità

Sofja Zhurenko non aveva mai preso così tanti treni in un giorno. Lo ha fatto nel marzo del 2022 per coprire l’immensa distanza che separa Zaporizhzhia, città ucraina tra le più importanti nel sud est del Paese e culla della sua infanzia, da una piccola città lacustre, dove si è trovata, all’improvviso, a dover ricostruire la propria vita.
Chilometri di paura
«Cinque treni diversi - racconta la giovane ucraina, oggi studentessa, ripensando a quel giorno di tre anni fa - Da allora ho vissuto qui, a Como, passando dall’ospitalità di tre famiglie diverse». Sofja a Como è arrivata con sua mamma Yana e il fratellino piccolo, Matviy, che oggi ha 11 anni e allora ne aveva appena 9. «Lui adesso è in Ucraina - racconta Sofja - Insieme a mia mamma è andato lì tre mesi fa. Mia mamma ha pensato di lasciarlo con i parenti, perché qui aveva bisogno di lavorare... non è semplice». Ed è difficile immaginare cosa voglia dire uscire dalla porta di casa e guardare l’uscio, chiedendosi quando mai si farà ritorno. La rete che ha accolto il “tuffo” di Sofja e della sua famiglia in un nuovo Paese, più sicuro di quello in cui è nata, è la stessa che nei primi mesi di guerra del 2022 ha
Da tre anni a questa parte, da quando Sofja ha varcato quell’uscio, la sua città è stata tra le maggiormente coinvolte nella guerra iniziata con l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, il 24 febbraio di ormai tre anni fa. Zaporizhzhia Non solo perché, come tante città orientali dell’Ucraina, ha sofferto pesantemente degli attacchi dei droni e dei missili russi, ma anche perché ospita una centrale nucleare che in più occasioni è stata presa di mira dal fuoco russo, provocando preoccupazioni in diverse parti d’Europa, anche se i rischi legati alla centrale sono estremamentie limitati, secondo gli esperti. Sofja, però, a Zaporizhzhia e alla guerra cerca di non pensare troppo. Dal momento del suo arrivo in provincia di Como la sfida per lei è stata di tutt’altra natura. Sballottata senza preavviso da un mondo a un altro, la giovane ucraina ha dovuto fare i conti con una nuova casa, una nuova famiglia e una nuova lingua in cui immergersi.
«Non è stato facile - conferma, facendo un bilancio dei tre anni passati - Ma l’aiuto e il sostegno di compagni e professori è stato importantissimo e ha reso tutto quanto più bello». I compagni e i docenti di cui parla sono quelli del liceo Volta, in centro città. «A iscrivermi lì è stata Carmen Rasera, la prima persona che ha ospitato me, mia mamma e mio fratello, quando siamo arrivati qui e che nella scuola ha insegnato». Italiano, latino e greco sono diventati i nuovi compagni di avventura per Sofja, lingue da assorbire e culture nuove da conoscere, dentro e fuori i libri. «Ho iniziato al liceo classico - racconta - e devo dire che il latino mi piaceva, ma con il greco facevo fatica... Già lì però la mia materia preferita è diventata l’italiano e lo è ancora».
«In questa città sono felice»
Nel frattempo Sofja non solo ha imparato a parlare la lingua dei suoi compagni, dei suoi professori e delle persone che quotidianamente vivono al suo fianco, ma è anche riuscita ad affrontare tre anni di scuola superiore, passando all’indirizzo di liceo scientifico, arrivando ora a doversi preparare all’esame di maturità. «Ci sono un po’ di questioni da affrontare con il Provveditorato di Como - spiega la ragazza, facendo riferimento al suo percorso scolastico fuori dall’ordinario, perché iniziato in Ucraina quando ancora i suoi coetanei frequentavano la scuola media - Ma io mi sto preparando. Devo ringraziare tutti i miei amici, che mi hanno aiutata».
In Ucraina, in questi tre anni, Sofja è tornata solo una volta: «La mia città mi manca - confessa -. Ma a Como sono felice, ogni tanto quando esco da scuola mi piace andare in Duomo e stare lì un po’, in silenzio».
E tra studio in vista del futuro e costruzione di nuove radici, Sofja ha tutta una serie di nuove sfide a cui far fronte, con la caparbietà dimostrata da tre anni a questa parte. «Sto aspettando la conferma del nuovo permesso di soggiorno dalla Questura, per poter iniziare un lavoro nel weekend che possa aiutarmi a dare una mano a mia mamma. Non sarà facile bilanciare studio e lavoro, ma ci credo e spero di avere l’opportunità iniziare presto».
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