Storie di donne speciali. Auguri, Soroptimist

Associazioni Il club celebra settant’anni di storia. Tra i tanti eventi una conferenza dedicata alle comasche in Pinacoteca

Osservando le carte e le fotografie sparpagliate sul tavolo di fronte a lei, Rosaria Marchesi è consapevole che raccontare le donne di Como è un’impresa che richiede impegno ma in cambio offre scoperte. «L’idea di dedicare una conferenza alle donne che hanno reso grande la città per festeggiare i settant’anni di Soroptimist Como è stata un mio attacco di follia perché quando sono entrata nel club, nel 1993, la prima cosa che mi fecero fare fu proprio un libretto per festeggiare il quarantesimo compleanno del gruppo» racconta ridendo, mentre fa ordine fra le storie e gli spunti raccolti.

«Persone normali con una famiglia e grandi passioni Proprio come noi»

L’occasione della conferenza “Como: donne nella storia”, che si terrà alla Pinacoteca civica giovedì alle 16.30, è appunto il settantesimo compleanno del club comasco, una delle prime anime locali di Soroptimist a essere fondata in Italia nel 1954. L’evento, realizzato da Marchesi, giornalista e autrice che del club fa parte, e Fabio Cani, esperto di ricerca storica, sarà aperto a tutta la cittadinanza.

Venti profili

«Non abbiamo nessuna pretesa di esaurire la storia di queste venti figure che presenteremo e non pretendiamo di aver scoperto tutto quello che c’è da sapere su di loro». Le ricerche di Marchesi, condotte tra web e pubblicazioni cartacee, grazie all’esperienza di Cani nel raccontare la storia grazie all’aiuto delle immagini, saranno l’occasione per scavare nella storia della città. La conferenza condurrà indietro nel tempo, tramite schede corredate da un’ampia bibliografia su queste protagoniste delle vicende della città. Alcune davvero indimenticabili, altre tutte da scoprire, le venti comasche permettono di conoscere da vicino un modo di stare al mondo, in quanto donne, mai semplice ma non per questo irrealizzabile. «Teresa Ciceri e Candida Lena Perpenti sono due nomi che saltano fuori ogni volta che a Como si parla di donne importanti. Non lo furono solo per i risultati che ottennero nella loro vita professionale, ma per la loro scelta coraggiosa di non dedicarsi alle attività tipicamente femminili che forse ci si sarebbe aspettati da loro, bensì alla ricerca scientifica. Va detto, certo, che si tratta in entrambi i casi di persone benestanti».

«Alcune meno note come una curiosa risorgimentale fan di Garibaldi»

Accanto a loro compariranno altri diciotto cittadine che hanno lasciato il segno. «Un’altra donna di cui parleremo è una signora risorgimentale - spiega Marchesi - che aveva la particolarità di essere una fan sfegata di Garibaldi: Luisa De Orchi». A portare la sua storia fino alle amiche di Soroptimist e per loro tramite al pubblico un carteggio con un’altra patriota: di lettera in lettera, Marchesi ha ricostruito la vita di una donna eccezionale, che scelse di non sposarsi e di vivere con la sorella per dedicarsi interamente ai propri interessi che lei stessa amava definire «sopra le righe». Donne ricche e nobili, ma anche donne fuori dal comune, bizzarre, lontane e vicine nel tempo, di quelle che ci ricordano che per quanto esemplari si possa essere, è poi nella normalità che si conduce la vita quotidiana.

«Loro come noi»

«In molti casi si trattò di persone normalissime, certo esemplari per quello che ottennero in vita, ma inserite come noi in un contesto sociale e famigliare, capaci comunque di avere la forza di portare avanti studi e interessi che hanno permesso loro di distinguersi». E se per queste venti donne è stato possibile farlo, diventando oggi «le venti amiche» con cui il Soroptimist club Como ha scelto di festeggiare, l’impegno del gruppo guarda anche alle donne che oggi vivono in condizioni di maggiore fragilità. «Come Soroptimist vorremmo cercare di migliorare la condizione della vita della donna. È stato rotto il soffitto di cristallo, ma le donne che hanno cariche importanti non sono ancora alla pari dei loro colleghi uomini».

Parlare di queste figure, secondo Marchesi, è un modo per continuare a camminare e accogliere lungo la strada anche le giovani che si apprestano a entrare in una società dove il successo professionale per una donna è ancora una conquista difficile. «Ma ci tengo a dire una cosa - conclude Marchesi - non c’è una battaglia contro gli uomini: migliorare la società con una presa di coscienza sempre più forte delle donne, aiutando anche quelle in maggiore situazioni di disagio, vuol dire aiutare l’intera società e anche gli uomini».

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