Diogene / Como città
Martedì 13 Settembre 2022
Terzo settore, la riforma non decolla: «I governi hanno fatto poco»
Cambiare Gli adempimenti burocratici rappresentano per molti un peso maggiore rispetto alle opportunità offerte. Bobba, “padre” della legge: «Nuovi compiti e responsabilità, ma con poche forze in campo a livello ministeriale»
Riforma del terzo settore. Se mettiamo sul piatto il peso degli adempimenti burocratici e la fiducia per le nuove opportunità, la bilancia pende dalla parte dei primi. Così è, al momento, nella percezione delle organizzazioni del terzo settore. A prevalere sono le difficoltà di adeguarsi alle normative, mentre vengono colte solo in parte le potenzialità, tante, che la riforma può offrire. Così sintetizza, riportando i risultati di un’indagine a campione, l’onorevole Luigi Bobba – già sottosegretario al Welfare e promotore della Legge di riforma del terzo settore - chiamato a fare chiarezza nell’incontro che si è tenuto all’Enaip di Como il 9 settembre. “Riforma del terzo settore: a che punto siamo?” il titolo della conferenza organizzata nell’ambito del progetto FacilitAzioni di cui è capofila Auser e che vede in campo, quali partner, Acli Como, Enaip, Arci Ecoinformazioni e Lila Como.
Bobba si è speso in prima persona per il riordino, giuridico e civilistico, di una galassia che comprende onlus, imprese sociali, organizzazioni per il volontariato e associazioni di promozione sociale. Dunque, a che punto siamo? Come sono messe le organizzazioni rispetto alla riforma?
«Gli enti hanno risposto in modo proattivo – è ottimista Bobba - capisco le perplessità sulla fatica del fare rete, il mondo del terzo settore è fatto da tante piccole realtà, i due terzi hanno meno di 5mila euro di bilancio e sono composte da meno di 20 volontari, dice l’Istat, ebbene non violentiamo questa natura ma mettiamo in campo soggetti che facciano da catalizzatori, ecco allora il senso dei due grandi aggregatori su cui la riforma ha scommesso: le Reti e i Centri di servizio per il volontariato».
«Dobbiamo parlare di diritto del terzo settore non solo come complesso delle norme, ma come insieme di comportamenti e scelte che le organizzazioni generano»
«Per dare piena attuazione alle norme - riconosce Bobba - c’è ancora qualche passaggio da fare. La legge ha dato nuovi compiti e responsabilità ma con poche forze in campo a livello ministeriale». Una riforma che segna una svolta culturale, un aspetto da avere ben chiaro: non è un nuovo “vestito” normativo, ma un cambiamento di visione il cui obiettivo è semplificare e razionalizzare, oltre che rendere trasparente l’attività delle organizzazioni del non profit. Una semplificazione che può favorire l’accesso alle risorse economiche e che crea maggiore fiducia nell’operato delle associazioni.
«Dobbiamo parlare di diritto del terzo settore – ha detto Bobba rivolgendosi alla platea delle associazioni presenti - non solo come complesso delle norme, ma come insieme di comportamenti e scelte che le organizzazioni generano, quelle come le vostre che hanno storia, capacità, risorse, è un apporto fondamentale in termini di responsabilità. Occorre poi che, a livello di amministrazione pubblica, si esca dalla logica del mercato e degli appalti nel segno della co-progettazione».
«I vari governi che si sono succeduti hanno fatto poco, con il ministro Orlando c’è stato un passo avanti nell’adempimento burocratico, al momento mancano quattro decreti»
«Da cinque anni non ho più responsabilità istituzionali, ma attraverso la fondazione Terzjus, di cui sono presidente, accompagno e promuovo i cambiamenti della riforma che ho contribuito a varare – ha raccontato Bobba - I vari governi che si sono succeduti hanno fatto poco, con il ministro Orlando c’è stato un passo avanti nell’adempimento burocratico, al momento mancano quattro decreti».
«Lavoriamo perché il registro unico sia pienamente in funzione, le norme fiscali entrino nel nostro ordinamento, il servizio civile sia veramente universale, ci sia una nuova nascita di imprese sociali non solo cooperative: questi erano gli obiettivi politici e culturali della riforma, la prospettiva è che il mondo del terzo settore possa ampliare la sua capacità di mobilitare energie volontarie per dare una dimensione più robusta all’economia sociale».
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