Va in scena l’abuso: non chiudete gli occhi

Il palco come la vita Il racconto delicato e simbolico di un sogno ricorrente. Così il TeatroGruppo Popolare prova a rompere l’omertà su un tema difficile

Sale sul palcoscenico il tema degli abusi sui minori, ma non l’osceno. Si svolge il racconto delicato e simbolico di un sogno ricorrente che riaffiora nella vittima e fa tornare a bruciare le cicatrici che forse non sono mai guarite del tutto.Il TeatroGruppo Popolare di Como si fa cassa di risonanza del bisogno di rompere l’omertà sulle violenze sui giovani e sui bambini che spesso rimangono chiuse nelle case, per vergogna, senza essere denunciate.

Il linguaggio teatrale diventa così la chiave per soffermarsi sui segnali di disagio che arrivano dagli adolescenti, per occuparsi di affettività sana e dell’importanza della ricerca d’aiuto tra gli adulti e tra i coetanei.

Un trauma eterno?

“A occhi aperti” è uno spettacolo, ideato da Olga Bini, con la regia di Valeria Fornoni, il cui debutto è stato il 6 aprile alla Piccola Accademia a Como. Fa parte del progetto “A come… Anoressia, Abuso minorile, Aiuto”, realizzato grazie al contributo della Fondazione provinciale della Comunità Comasca onlus.

«Vorremo spingere tutti (ragazzi e adulti) a tenere gli occhi ben aperti sui segnali che le vittime di tali violenze manifestano spesso non verbalmente – racconta Olga Bini, ideatrice e attrice – I segnali di un abuso, se non colti in tempo, si trasformano nella maggior parte dei casi in patologie importanti - dipendenze da cibo, alcol, sostanze stupefacenti, relazioni affettive insane, etc. I traumi, se non curati attraverso un percorso specifico, trasformano la vittima in carnefice nelle svariate modalità attraverso cui tale rapporto può essere agito e non le permettono di andare avanti con la propria vita». Le lacerazioni di un trauma, se non affrontate, riemergeranno sempre.

«Nel settore dello spettacolo la violenza sui minori è un tema che è poco trattato – continua Bini -. Durante il lockdown le fragilità dei ragazzi sono emerse, esplose, ma mentre si parlava di violenza domestica poca attenzione è stata riservata secondo me agli abusi sui minori. Da qui è nata l’idea di un testo che mettesse insieme le immagini di diverse storie vere d’abuso che ho ascoltato e che spesso sono rimaste nel silenzio, nascoste dalla vergogna personale e familiare». Lo spettacolo ha come protagonista Elly, una donna di 45 anni che, dopo vent’anni, fa ritorno nella terra della sua infanzia, l’Islanda, isola vulcanica che è appoggiata sulla “cicatrice del mondo”. Qui ritrova Ollie, un amico. I due iniziano ripercorrono gli anni trascorsi lontani, tornano a parlare anche della loro infanzia. Sarà in quel momento che Elly si metterà completamente a nudo, raccontando del suo passato difficile fatto di insicurezze e abusi. Un confronto che diventerà catartico e che le consentirà di passare oltre.

Esperti e psicologi

Elly ha subito una abuso dal nonno, lo stesso abuso che la donna svela essere anche stato subito dalla madre quando era bambina e che non mette la madre nelle condizioni di relazionarsi appropriatamente con la figlia.

Il progetto, in cui rientra lo spettacolo, è frutto di incontri con psicologi ed esperti nel settore dell’abuso minorile. «La ricerca è stata lunga. Ne è nato un testo che vuole toccare la tematica, mettendo in risalto le aree della solitudine, del non ascolto, del non essere creduto che il minore abusato attraversa, oltre che delle disfunzionalità affettive e relazionali della vittima e della famiglia, in questo lavoro insita nel segreto, nel “non detto”». Prossimamente lo spettacolo sarà in scena venerdì 17 maggio allo Snodo di Erba, alle 21.

© RIPRODUZIONE RISERVATA