Agli anziani servono case comode e giovani con cui abitare

Società La Svizzera vuole portare avanti progetti abitativi intergenerazionali. Uno studio ha messo a fuoco i nuovi modelli di costruzione su cui concentrarsi

Ripensare l’edilizia di quartiere per evitare l’isolamento degli anziani. Forte di questo desiderio, la Svizzera sta portando avanti, anche per abbassare i costi sociali, lo studio di progetti abitativi intergenerazionali, che non significa far convivere casualmente, come spesso avviene, anziani e giovani, piuttosto progettare poli abitativi e di servizi che favoriscano la convivenza intergenerazionale.

Un concetto, che tradotto in parole semplici è la creazione di alloggi dove convivano gruppi di età diverse in edifici adattati alle loro esigenze, con spazi comuni dove ritrovarsi piuttosto che servizi commerciali e di trasporto vicini e comodi, previa una buona dose di consapevolezza da parte degli inquilini che devono sapere di potersi trovare a gestire anche conflitti e attriti di convivenza tra generazioni.

La ricerca

L’argomento è al centro di uno studio, cofinanziato dall’Ufficio federale delle abitazioni, che ha analizzato lo sviluppo di sei progetti su un periodo di lungo tempo sviscerando perplessità, domande, opportunità. Oltre che dall’UFAB, il progetto è stato sostenuto dalle fondazioni Age, Beisheim e Walder e dallo studio Max Pfister Baubüro AG. L’assunto da cui gli specialisti sono partiti è che «l’invecchiamento della popolazione pone la società di fronte a nuove sfide, in particolare nel settore degli alloggi. Molte persone anziane, infatti, vorrebbero restare a vivere nella propria abitazione il più a lungo possibile - spiegano - In quest’ottica le forme abitative condivise, come la convivenza intergenerazionale, rappresentano delle nuove possibilità. L’esperienza pluridecennale maturata sul campo – si legge nello studio - dimostra che i progetti abitativi intergenerazionali possono offrire approcci a 360 gradi e di lungo periodo per promuovere l’assistenza, il senso di comunità e la sostenibilità nel contesto abitativo. Per raggiungere lo scopo c’è bisogno di strategie ben ponderate e di una realizzazione accurata».

Le strategie

Strategie anche economiche come la possibilità di concedere mutui agevolati o di favorire i Comuni che intendono realizzare poli di abitazioni intergenerazionali condivise. Lo studio punta il dito anche sulla responsabilità personale, chiarendo che «la pianificazione e la realizzazione di un progetto abitativo intergenerazionale, basate sul rispetto delle esigenze e generalmente improntate alla massima condivisione, richiedono un maggior grado di partecipazione rispetto ai progetti convenzionali, sia da parte degli enti promotori e dei Comuni (approccio top-down) sia da parte dei committenti (approccio bottom-up). Le pratiche di locazione possono inoltre richiedere più tempo perché oltre ai criteri abituali devono tenere conto anche di aspetti sociali e interpersonali. Nella fase abitativa, la promessa di fornirsi sostegno reciproco, l’impegno verso la comunità e la capacità di far fronte ai conflitti – anche dopo eventuali mediazioni – possono risultare compiti gravosi, senza contare che non tutti desiderano avere rapporti particolarmente stretti con i propri vicini».

Gli obiettivi

I ricercatori di ETH Wohnforum - ETH CASE, della Berner Fachhochschule e di age-research.net hanno avuto ben chiari anche questi aspetti approfondendoli in sei progetti abitativi intergenerazionali diversi per tipologia e dimensione: quattro per persone di tutte le età e due per gli ultracinquantenni. Gli autori dello studio hanno concluso che i progetti abitativi intergenerazionali possono essere un’opportunità buona per chi ha spirito di adattamento, capacità di gestire eventuali conflitti di vicinato e voglia di promuovere il senso di comunità e possono scongiurare l’isolamento sociale, promuovere il benessere psicofisico e rimandare o evitare il trasferimento in casa di riposo agli anziani.

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