Dai pitoni fino alla droga: i valichi di confine
sempre a rischio

Svizzera-Italia L’Ufficio federale della Dogana ha tracciato un primo bilancio. I traffici illeciti non conoscono pause, soprattutto nelle zone meno battute

Anche per questo ultimo scampolo di 2024, i valichi di confine tra Italia e Svizzera continueranno ad essere i sorvegliati speciali e non solo per i tentativi - soprattutto da quelli secondari e meno “battuti” - di ingressi illegali da parte di richiedenti asilo spesso indirizzati (e accompagnati) verso la Svizzera da avidi passatori.

Di sicuro l’anno in corso sarà ricordato per i sequestri singolari avvenuti alle dogane ticinesi, ma anche in diversi posti di controllo ubicati all’interno di aeroporti più o meno noti.

Gli episodi

Ma andiamo con ordine, a dimostrazione di quanto il traffico illecito sia sempre una priorità e non accenni a diminuire nonostante l’aumento dei controlli.

La cronaca delle ultime ore ci ha consegnato in particolare un caso unico nel suo genere. Martedì l’Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei Confini ha dato conto di un uomo alla guida di un camion con targhe italiane che trasportava oltre ventimila chili di rifiuti di pneumatici. La merce avrebbe dovuto essere smaltita in Italia. Il conducente tentava di entrare in Italia dal valico del Gaggiolo senza la relativa autorizzazione necessaria per il trasporto transfrontaliero. Il voluminoso carico è rimasto sul territorio federale.

Qualche giorno fa, invece, all’aeroporto di Lugano-Agno sempre gli agenti dell’Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei Confini si sono imbattuti in un aereo in arrivo dagli Stati Uniti che a bordo aveva un carico davvero singolare, vale a dire frutta, verdura e fiori recisi.

Fiori e frutta

Nel dettaglio, gli agenti hanno intercettato una ventina di chili tra mirtilli, lamponi, insalata, fichi freschi e di oltre quattro chili di fiori recisi. La merce, dopo essere stata sequestrata, è stata distrutta in base alle disposizioni dell’Ufficio federale dell’Agricoltura. Il tutto ricordando che dal 1° settembre è vietata l’importazione da tutti i Paesi di determinate piante alloctone invasive tra cui la buddleja, il lauroceraso, la palma di Fortune (palma ticinese) o la paulownia.

A inizio settembre, per contro, aveva destato parecchia curiosità un cittadino di nazionalità senegalese che, a bordo di un autobus, stava entrando in Svizzera dal valico autostradale di Chiasso con due tamburi realizzati in pelle di varano, una specie protetta dalla Convenzione Cites.

A nulla è valso il fatto che l’uomo abbia sostenuto che il varano non fosse di allevamento, bensì selvatico e che era stato cacciato e in seguito venduto. I due tamburi sono stati sequestrati per essere consegnati all’Ufficio federale della Sanità alimentare e di veterinaria.

E che dire del Rolex di notevole pregio (cassa e cinturino in oro, 36 zaffiri arancioni tempestanti la cassa e 8 diamanti all’interno del quadrante in madreperla bianca) intercettato dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli della Sezione Operativa Territoriale di Chiasso e dai militari della Guardia di Finanza in forza al Gruppo Ponte Chiasso a bordo di un treno proveniente da Lugano e diretto a Milano Centrale? Rolex indossato da un cittadino italiano del valore di oltre 300 mila euro.

Da qui la denuncia per contrabbando e il sequestro del prezioso orologio. Il più importante business illegale lungo tutti i valichi di confine, anche quelli più trafficati, restano comunque quello degli stupefacenti, una autentica piaga che non conosce confini.

Di recente, all’aeroporto di Zurigo l’Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei Confini hanno intercettato e sequestrato tre corrieri di droga, sequestrando ben 160 chili di marijuana.

Si è trattato di uno dei maggiori sequestri dell’anno in corso, ricordando che nell’arco dei dodici mesi - nel 2023 - sono stati sequestrati complessivamente circa 250 chili di marijuana, la metà del 2022, oltre a 7 chili di eroina e 9 chili di anfetamine. La via della droga, insomma, continua a rappresentare il business più pericoloso e rilevante.

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