Emigrare in Svizzera per trovare un lavoro: fenomeno in crescita

I numeri Nel 2023 circa 68mila persone si sono spostate da mezza Europa. Dopo Germania e Italia, la Svizzera è al terzo posto come Paese di destinazione

Un andirivieni impressionante di persone che dalla propria nazione d’origine si sono spostate in Svizzera per motivi di lavoro grazie alla libera circolazione. Una cifra? Nel 2023 circa 68.000 persone sono immigrate dallo spazio UE/AELS (Unione europea e Associazione europea di libero scambio) diventando parte della popolazione residente permanente. Non poche.

Di esse un quinto, 14.500, proviene dalla Germania, 11.200 (16 %) dalla Francia e 10.500 (15%) dall’Italia. I vicini di casa restano i bacini più pescosi di lavoratori stranieri che scelgono la Svizzera e rappresentano il 53% dell’immigrazione nell’ambito della libera circolazione nel 2023. Dopo questi Paesi, arrivano la Spagna (5.100), i Paesi dell’est europeo Polonia e Romania con un saldo migratorio netto di 4.600 persone ciascuno.

Le distinzioni

Va anche detto che il Ticino e la Svizzera occidentale si distinguono dalla Svizzera tedesca per la presenza di frontalieri. In Ticino, quasi un terzo degli attivi è frontaliere, mentre nella media relativa ai Cantoni occidentali la presenza dei frontalieri è pari al 13%. Inoltre, alla fine del 2023 i frontalieri stranieri attivi in Svizzera erano 392.800, di cui tre quarti distribuiti tra i cinque Cantoni di confine Ginevra (106.400), Ticino (78.700), Vaud (45.100), Basilea città (34.700) e Basilea campagna (24.600).

Questi numeri sono elencati nel “20mo Rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’UE - Ripercussioni della libera circolazione delle persone sul mercato del lavoro e sulle prestazioni sociali della Confederazione” pubblicato il 24 giugno scorso dalla Segreteria di Stato dell’economia SECO della Confederazione.

Approfondimenti

All’interno di questo rapporto ci sono molti approfondimenti significativi che partono tutti dall’assunto che, statistiche alla mano, negli ultimi vent’anni, la Svizzera ha avuto un enorme bisogno di manodopera immigrata per favorire la sua crescita occupazionale, del 2%, e superiore alla media rispetto all’Unione Europea; questo anche a causa del fatto che la Confederazione ha meno possibilità di avere manodopera indigena, visto che la disoccupazione è bassa, 2% (livello più basso dal 2001), e lo è anche la crescita demografica.

La Svizzera, spiega il Rapporto, è stata in grado di attrarre parecchi lavoratori provenienti dall’estero che hanno potuto entrare nei diversi Cantoni grazie alla libera circolazione contribuendo a migliorare lo sviluppo, e il conseguente benessere, della Confederazione. Questo aspetto, che può sembrare banale, ha anche migliorato il sentimento di accettazione dello straniero da parte della popolazione locale.

Gli analisti rimarcano però anche che questa crescita di lavoratori stranieri immigrati, che in Svizzera trovano condizioni favorevoli anche dal punto di vista linguistico, avendo essa più lingue parlate al suo interno, potrebbe diminuire tra non molti anni a causa dell’invecchiamento demografico della società europea e del progresso economico degli Stati dell’Europa orientale e, questo avviene già ora, portare con sé dibattiti sul bilancio complessivo costi-ricavi dell’immigrazione. Ad oggi il Paese vicino di casa dell’Italia continua ad essere un miraggio per molti per gli aspetti su citati, ma anche per la grande attrattiva salariale, di molto più elevata rispetto a quella italiana.

Per tornare ai dati, solo nel 2008 si è registrato un valore più alto nell’ambito della libera circolazione delle persone e a livello europeo circa il 10% dei cittadini UE/AELS, nella fascia d’età attiva migrati all’interno dell’intero spazio europeo dal 2005, si è trasferito in Svizzera. Dopo la Germania e l’Italia, la Svizzera è al terzo posto come Paese di destinazione

Per quanto concerne invece i salari, il Rapporto nell’anno di riferimento 2023 parla di salari nominali aumentati in media dell’1,7% rispetto al 2022. “Se si considera che il rincaro medio annuo continua ad attestarsi su livelli elevati (2,1 %), i salari reali sono diminuiti dello 0,4%. Ciò si traduce – spiega il documento - in una diminuzione del potere d’acquisito per il terzo anno consecutivo. In media, tra il 2011 e il 2023, la crescita dei salari reali è stata dello 0,4% annuo (nominale: 0,7%)”.

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