Gli svizzeri sono malati di caffè: ecco la piattaforma per difendere le coltivazioni sostenibili

La storia Un consumo annuo pro capite di otto chili e un export in crescita. Di qui l’idea di un comitato che si occupi di garantire un approvvigionamento sostenibile e rispettoso dei produttori

Forte di un consumo annuo pro capite superiore agli 8 chili e di un export ben superiori a prodotti come il formaggio, la Svizzera ha deciso di tutelare la bevanda nazionale per antonomasia - il caffè - lanciando la “Piattaforma del caffè sostenibile”. L’iniziativa, unica nel suo genere, è stata tenuta a battesimo dal consigliere federale Guy Parmelin.

L’obiettivo, in base a quanto ha riportato una nota federale diffusa con tutta l’enfasi del caso, è unire le forze per un maggior impatto in questo settore. «La piattaforma gode dell’appoggio dell’industria svizzera del caffè, della Segreteria di Stato dell’economia (la Seco), di organizzazioni non governative e di esponenti della comunità scientifica», si legge.

Il dato inconfutabile di partenza è che la Svizzera è considerata la più grande piazza di compravendita di caffè al mondo, con una percentuale di oltre il 50% del commercio mondiale di caffè. Nel contempo, la Confederazione è anche uno dei maggiori esportatori di caffè torrefatto. Grazie a questa posizione particolare, il Governo, attraverso una precisa scelta politica, ha deciso di rafforzare a 360 gradi il “brand caffè” anche al di fuori dei confini federali. Le sfide sono grandi, da un reddito che garantisca il sostentamento dei coltivatori alla gestione del cambiamento climatico fino al rispetto dei diritti umani.

Le cause di queste sfide sono molteplici e possono essere affrontate soltanto con la collaborazione di tutte le parti in causa. Ecco perché le più importanti associazioni industriali svizzere – nel dettaglio, l’Associazione svizzera dei negozianti di caffè (Swiss Coffee Trade Association Scta), Procafé e Gilda dei torrefattori svizzeri (Gts) – sotto l’egida della comunità d’interessi “Caffè Svizzera” e insieme alla Seco, alle organizzazioni non governative svizzere e ai rappresentanti della comunità scientifica hanno lanciato la “Piattaforma svizzera del caffè sostenibile”. Nella dichiarazione d’intenti, si impegnano «a contribuire concretamente affinché il settore rispetti i diritti umani, protegga il clima e l’ambiente, si approvvigioni in modo sostenibile e migliori così le condizioni di vita dei produttori e delle loro famiglie». Il tutto con l’avallo del Governo.

«Sia la Scta che le nostre aziende associate si battono da anni per una maggiore sostenibilità in tutta la catena del valore del caffè - ha rimarcato Nicolas Tamari, presidente della stessa Scta -. Rimane ancora molto da fare, ma siamo convinti che questa piattaforma sia lo strumento giusto per adempiere alla nostra responsabilità condivisa».

Dal canto suo il consigliere federale Guy Parmelin ha così inquadrato le sfide future: «La nostra cooperazione economica nei Paesi partner come l’Indonesia, il Vietnam o il Perù può ottenere un impatto molto più incisivo grazie alla rinsaldata collaborazione con il settore privato svizzero. La Piattaforma svizzera del caffè sostenibile può dare un importante contributo al rispetto dell’obbligo di diligenza nella catena del valore delle nostre aziende».

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