Mentre si parla di “overtourism”, il Ticino
ha perso il 4% degli arrivi

I numeri Quasi una teoria dei vasi comunicanti tra il Comasco e il Cantone. Calo percentuale ancora più pesante per quanto riguarda gli hotel a 3 stelle

L’overtourism in riva al Lario e in una larga parte di territorio comasco forse spiega anche - in una sorta di teoria dei vasi comunicanti - con il calo di turisti registrato dal Ticino ad agosto il mese clou delle vacanze estive.

In base ai numeri diffusi dall’Ufficio federale di Statistica - particolarmente attesi dopo il segno “meno” registrato dal vicino Cantone nell’estate 2022 - è emerso che il Ticino ha lasciato sul campo un altro 4% quanto a pernottamenti, percentuale che è salita addirittura al 6,4% per quanto concerne gli hotel a 3 stelle.

Le considerazioni

Il dato che nelle dinamiche di confine maggiormente balza all’occhio riguarda il 9% di ospiti tedeschi ed il meno 2,4% di turisti italiani registrato ad agosto. E’ chiaro che il franco forte ha giocato un ruolo determinante rispetto a queste percentuali. Dunque soprattutto i turisti tedeschi potrebbero concretamente aver deciso di allungare il percorso e recarsi sul nostro lago o comunque nella vicina Italia, rendendo così ancor più rotondo il dato dei pernottamenti, con le camere praticamente esauriti nella quasi totalità delle strutture con largo anticipo rispetto al calendario agostano.

A livello generale, nel mese di agosto il settore alberghiero svizzero ha registrato 4,6 milioni di pernottamenti, pari a un aumento del 2,4% (+109.400 pernottamenti) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I visitatori stranieri hanno generato 2 milioni e mezzo di pernottamenti (+9,4%, pari a +215.600). Per quanto concerne gli ospiti svizzeri sono stati rilevati 2,1 milioni di pernottamenti (-4,8%, pari a meno 106200). Un altro dato, quello sul calo degli ospiti svizzeri, che gioca a favore del nostro territorio e lo dimostrano - ad esempio - le tantissime auto con targhe rossocrociate transitate ad agosto lungo la Statale Regina del lago di Como, a cominciare da quelle con targhe dei Cantoni a nord del Gottardo.

Da Berna

Nel contempo, l’Ufficio di Statistica che fa capo a Berna ha rimarcato come da gennaio ad agosto, il settore alberghiero svizzero abbia registrato 28,8 milioni di pernottamenti, pari a un aumento del 10,2% (+2,7 milioni di pernottamenti) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I visitatori stranieri hanno generato 14,4 milioni di pernottamenti (+24,9%, pari a +2,9 milioni di pernottamenti).

Per gli ospiti svizzeri sono stati rilevati 14,4 milioni di pernottamenti (-1,4%, pari a ben 206 mila pernottamenti in meno).

Quella che è stata scattata dall’Ufficio federale di Statistica è dunque un’istantanea in chiaroscuro, con un’altra sottolineatura legata sempre al Ticino ovvero il calo anche di ospiti svizzeri. Calo che si è attestato ad un meno 4,1%. Ormai da due anni il vicino Cantone paga lo scotto da un lato di due stagioni da record - quella ridotta del 2020 e quella del 2021 - e dall’altro la riapertura totale delle frontiere nel post pandemia, che di fatto ha reso meno competitiva la proposta ticinese, con il franco forte sempre parte integrante della vicenda. Moneta che, di conseguenza, induce i turisti a calcolare con molta attenzione e qualche parsimonia la propria voglia di vacanza.

Gli albergatori del vicino Cantone, che hanno ben presente questo problema, già si sono interrogati sul da farsi, con l’ex presidente di HotellerieSuisse Ticino Lorenzo Pianezzi - oggi in corsa per un seggio in Consiglio nazionale, la Camera “bassa” del Parlamento svizzero - che al nostro giornale ha confermato la piena volontà come ente turistico del Luganese di «travasare il turismo popoloso di Como su Lugano e sul Ticino». E questo in virtù del fatto che «a Como l’occupazione sull’anno delle strutture ricettive è pari all’83%. Noi in Ticino, quando va bene, arriviamo ad un’occupazione annuale del 60-70%. Purtroppo non oltrepassiamo questa soglia perché durante il periodo che va da novembre a marzo l’occupazione media è del 30-40%».

Da qui la scelta strategica di far dialogare le due realtà di confine attraverso servizi di trasporto “esclusivi”, in grado di far arrivare celermente in Ticino “turisti che hanno già visitato Como”. Una strada a doppio senso, dicono gli svizzeri, che potrebbe rivelarsi preziosa per tutti.

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