In Svizzera si ritorna alle urne per l’ambiente

Il referendum Un quesito singolare che viene proposto ai cittadini per rilanciare politiche sulla biodiversità: «Paesaggi e siti caratteristici sono sotto pressione», dicono i promotori. La replica: già stiamo investendo molto

Domenica gli elettori svizzeri si recheranno alle urne per un quesito che ai più potrebbe suonare come singolare, ma che in realtà racchiude il senso di molte delle iniziative che l’esecutivo federale porterà avanti in campo ambientale da qui ai prossimi anni.

Quesito - dal titolo “Per il futuro della nostra natura e del nostro paesaggio” (o “iniziativa sulla biodiversità”) - attraverso il quale i proponenti intendono proteggere «le risorse vitali delle generazioni presenti e future».

«In Svizzera la biodiversità, ossia la molteplicità degli organismi viventi e degli habitat naturali, è diminuita. Anche i paesaggi e i siti caratteristici sono sotto pressione», la premessa che ha portato alla raccolta firme - oltre 100 mila - ed alla presentazione del quesito. Dal canto suo la Confederazione si è subito affrettata ad affermare che «annualmente vengono stanziati circa 600 milioni di franchi nella salvaguardia della molteplicità delle specie».

Cammino difficoltoso

L’iniziativa - sostenuta dal Comitato del “Sì” - chiede «più fondi e più superfici protette per la biodiversità», chiedendo uno sforzo anche ai Cantoni per quanto riguarda «la salvaguardia di paesaggi e siti caratteristici».

In realtà, il cammino del quesito popolare appare parecchio difficoltoso, considerato che per il Consiglio federale e il Parlamento questa iniziativa popolare in dote porta pretese giudicate eccessive. «Già oggi biotopi, paesaggi e siti caratteristici pregiati sono protetti e la biodiversità è promossa - si legge nella nota dell’esecutivo federale -. In caso di accettazione dell’iniziativa, il margine di azione in ambiti impor tanti come l’approvvigionamento energetico, l’agricoltura o lo sviluppo degli insediamenti sarebbe eccessivamente limitato».

Secondo i promotori «si stima che l’iniziativa comporterà per la Confederazione e i Cantoni costi annui supplementari di oltre 400 milioni di franchi. La situazione finanziaria della Confederazione è tesa, le maggiori uscite per la biodiversità dovrebbero pertanto essere compensate risparmiando in altri settori di competenza federale».

Nel dettaglio, nei due rami del Parlamento l’iniziativa è stata respinta con 124 voti contrari da parte del Consiglio nazionale e 33 da parte del Consiglio degli Stati, l’equivalente delle nostre Camera e Senato.

Prova ne sia che stando agli ultimi sondaggi targati “Tamedia” il 51% degli intervistati si è detto chiaramente o tendenzialmente contrario (a fronte del 43% nel primo sondaggio) al quesito, mentre il 46% è favorevole o piuttosto favorevole (51% a inizio agosto).

Come si nota le iniziali indicazioni di voto hanno perso forza cammin facendo, tanto che in proiezione il “No” potrebbe conquistare ulteriore terreno. Sempre il sondaggio ha messo in evidenza il fatto che circa il 75% degli intervistati sa già con certezza cosa voterà, con gli indecisi che sono scesi dal 6 al 3%.

In Ticino

In Ticino in particolare i contrari (48%) stanno avendo la meglio sugli elettori che intendono appoggiare l’iniziativa, al momento pari al 47% degli intervistati. Tra i principali sostenitori spiccano inevitabilmente i Verdi ed il Partito Socialista.

Tra i tanti appelli al voto, negli ultimi giorni è arrivato quello del direttore dell’influente “Pro Natura”, Urs Leugger-Eggimar: “La biodiversità è la nostra base di vita. Se non la tuteliamo, pagheremo a caro prezzo le conseguenze non solo a livello economico, ma anche per quanto concerne la nostra salute e il benessere”.

Per contro è arrivato il “no” dell’Udc, soprattutto legato al fatto che “i proponenti vogliono mettere sotto tutela il 30% del territorio svizzero, a discapito dei terreni agricoli, nonostante la Svizzera ne abbia bisogno per la produzione alimentare”.

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